Alla riconquista del ‘bel Paese’

Alla riconquista del ‘bel Paese’

L’Italia è per tutti il ‘bel Paese’.

Questa espressione era usata già da Dante Alighieri nel XXXIII canto dell’Inferno e da Petrarca nel suo Canzoniere. Entrambi credevano in una Italia fondata sui cinque valori latini: fides, pietas, majestas, virtus e gravitas. Fides intesa come fiducia, pietas come protezione e rispetto, majestas come dignità dello Stato rappresentante del popolo, virtus come conoscenza di ciò che è bene e ciò che è male, messa al servizio della collettività, gravitas come rispetto della tradizione, serietà, dignità, autocontrollo.
Alla fine, l’espressione ‘bel Paese’ racchiude null’altro che la consapevolezza di vivere in un Paese ‘bello’ sotto tutti i punti di vista.

Nel periodo estivo, la voglia di vacanze e riposo porta spesso a scoprire angoli inesplorati e a conoscere meglio il Paese. I più scelgono il mare.
Fino al 1800 la vacanza era riservata ai ricchi aristocratici e consisteva in un viaggio verso i Paesi del mediterraneo; dalla seconda guerra mondiale, con il boom economico, si è dato il via al turismo di massa. Da qui, l’industria turistica.
Oggi l’Italia è al quarto posto al mondo per il turismo, da sempre meta ambita per le impareggiabili bellezze culturali, paesaggistiche, per il clima, per l’ospitalità, per la buona cucina, per il Made in Italy. È ancora importante punto di riferimento per il turismo internazionale, prima per numero dei siti Unesco (a pari merito con la Cina) e con una quota di stranieri superiore a quella che visita Francia e Germania.
Il 2020, l’anno dell’emergenza pandemica e delle restrizioni, ha colpito l’industria del turismo con ricadute sul fatturato. Il 2021 ha riacceso la voglia di viaggiare e l’Italia è tornata a essere la vera protagonista del turismo con un incremento del 75%. Anche il 2022 ha registrato numeri migliori.

Ma si può fare meglio.

Per riguadagnare posizioni è necessario aumentare la qualità dei servizi nell’ottica della crescita.
Se, infatti, da una parte i dati inorgogliscono, dall’altra devono far riflettere, perché l’italiano medio preferisce altre mete all’Italia a causa dei costi eccessivi di vitto, alloggio e servizi vari, soprattutto a seguito degli aumenti di quest’anno (non soltanto per le vacanze ma soprattutto per utenze domestiche mensili). Quest’estate molte famiglie e moltissimi giovani hanno scelto l’Albania, la Grecia e la Spagna, proprio per via dei prezzi di ombrelloni, lettini, sdraio, ristorazione e trasferimenti. Altrove andare al mare costa meno e i servizi di trasferimento sono meglio organizzati e puntuali.

Eppure l’Italia, con i suoi talenti, il suo patrimonio e i suoi territori, è davvero in grado di parlare al mondo. Ma servono giusti investimenti per utilizzare al meglio le risorse a disposizione e per far fare al Paese un balzo decisivo in avanti.

Serve ripartire dalla bellezza per ridare la carica all’economia; e ripartire dalla bellezza significa prima di tutto elaborare proposte progettuali concrete, che mettano al centro le tante meraviglie, opportunità di sviluppo economico e sociale dei territori, tutelando in primis il turismo nazionale.

Platone sosteneva che «la bellezza può dare all’uomo una salutare scossa per farlo uscire da se stesso, dalla paura e dalla depressione, per risvegliarlo e fargli aprire gli occhi del cuore e della mente e farlo volare in alto per ricominciare a vivere». Se facessimo nostro questo pensiero, saremmo in grado di riconquistare la consapevolezza di essere ancora un ‘bel Paese’ fondato sulla fiducia, sul rispetto, sulla dignità, messe al servizio delle collettività, e riusciremmo a dedicare la massima cura per farlo diventare ancora più bello e attrattivo, non solo per il turismo internazionale ma soprattutto per quello nazionale.

Il turismo può rappresentare il fattore vincente per la crescita del Paese. Una risorsa che si può valorizzare soltanto grazie alla sinergia tra tutte le componenti del tessuto economico, sociale e territoriale, con il coinvolgimento e partecipazione delle Istituzioni locali, regionali e nazionali. Si deve investire sulla valorizzazione dell’uomo e di tutte le componenti necessarie per realizzare una collettività consapevole, capace di reagire alle sfide dei tempi e pronta a investire in Cultura. Che alimenti la lungimiranza.



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