Cosa vuol dire essere eroi?
Ci sono tanti modi per essere eroi, e tanti modi per passare alla storia.
Non servono necessariamente imprese eclatanti. Alle volte bastano gesti semplici.
Capita a tutti di giudicare le scelte di vita altrui, senza percepire la fragilità che ne è alla base. Capita di accanirsi contro qualcuno solo perché non si riesce a comprendere la ragione di una scelta.
Eppure, almeno nel dichiarato, tutti dicono di cercare, di volere la pace. Anzi, dalla notte dei tempi la missione dei popoli è proprio quella di conservare gli equilibri. A dispetto di tutto ciò, le guerre non sono mai mancate.
Non è un caso che il rapporto tra l’uomo e la guerra sia stato al centro del pensiero filosofico di molti. E che in molti abbiano inteso il conflitto come uno strumento di riordino sociale, un mezzo per arrivare alla pace.
Einstein diceva di non sapere come mai si sarebbe combattuta la terza guerra mondiale, ma sapeva per certo come si sarebbe combattuta la quarta: con le clave e con le pietre.
È facile pronosticare cosa possa accadere quando l’uomo affida l’eroismo ai libri di storia o pensa di non essere all’altezza di gesti importanti. Vince la voglia di sopraffazione.
Lo racconta bene uno scrittore inglese che riuscì ad avere accesso ad alcuni documenti segreti della seconda guerra mondiale. Quello che era nelle intenzioni pare essere molto peggio di quello che poi accadde davvero. In una specie di delirio di onnipotenza, che sempre genera brama di vendetta, si pensava di sganciare anche altre bombe atomiche, in Russia e in Cina.
Ma non c’è nulla di più lontano dall’eroismo dell’odio e dell’incapacità di tenere coesa la società.
Non sono ragionamenti lontani dal nostro interesse, dalla nostra quotidianità.
Si avverte forte la voglia di tanti di sminuire o mettere in cattiva luce l’altro e di emergere, primeggiare. Chi si sente contestato e sbeffeggiato finirà presto per contestare e sbeffeggiare altri. In un circolo vizioso che si autoalimenta. Non dimentichiamo che la nostra democrazia è in balia proprio di questo, i leader sono scelti in base alle emozioni, soprattutto alla rabbia, del momento. Maggiore è la volontà distruttiva, maggiore possibilità c’è che si creino divisioni e conflitti.
Allora cosa vuol dire essere eroi?
Si è eroi quando si superano le barriere delle proprie granitiche certezze, quando si guarda oltre il proprio orticello, quando si trova il tempo per fare qualcosa di buono, quando si fa attenta selezione delle parole per non offendere. Quando, insomma, si aggiunge una goccia all’oceano della rivoluzione culturale.
E cosa può fare un cittadino comune per arginare le grandi guerre?
Tantissimo.
Può contribuire alla diffusione di idee nuove, per fare riflettere e magari desistere da comportamenti non sani. Con la cultura si prevengono violenze, indifferenza, egoismo.
Il sasso lanciato nello stagno non si perde inutilmente nell’acqua, ma crea da subito delle onde, un movimento che lascia percepire la vitalità di una natura apparentemente immobile.
Nell’eroismo c’è l’azione. Anzi, non c’è eroismo senza azione.
In realtà, non c’è eroismo senza altruismo. Non c’è nulla di eroico nell’individualismo e nell’indifferenza.
È questo il momento di dimostrare che tutti possiamo essere eroi. Se tutti riuscissimo davvero a esserlo, non ci sarebbero più guerre, né quelle mondiali né quelle, meno rumorose, che si consumano nel piccolo dei rapporti sociali. Non ci sarebbe più l’odio, né la voglia di apparire a tutti i costi.
Dobbiamo tutti dare qualcosa in più per il bene comune, con umiltà e garbo. Sempre contro nessuno.
Meritocrazia mette questo impegno da sette anni e ne raccoglie i frutti. I nostri post sui social riscuotono gradimento, e comunque (possono piacere oppure no, ma) non suscitano mai odio o aggressione.
Chi semina buoni sentimenti raccoglie buoni sentimenti. Grandissima è la forza dell’esempio, di quello fatto di opere e non solo di parole.
