
Dall’entità all’identità
Ognuno di noi, nel proprio percorso di vita, è un’entità.
L’entità individua il soggetto non soltanto nella sua fisicità, ma anche nella spiritualità che la accompagna.
È una base comune.
Se, però, vogliamo davvero lasciare una traccia di noi, dobbiamo passare dall’essere solo entità a dare valore alla nostra identità. Un modo può essere condividere idee originali, e impegnarsi per darvi concretezza; oppure si può collaborare alla realizzazione di un’idea altrui, meglio se socialmente utile.
Questo consentirebbe all’umanità di fare dei passi in avanti decisivi. La crescita comune è possibile soltanto grazie alla volontà di molti, o anche solo di alcuni, di migliorare la vita di tutti.
Mi è già capitato di osservare in altre occasioni che più passa il tempo, più aumentano gli strumenti a disposizione della conoscenza, che agevolano lo studio e le ricerche, e più l’uomo arretra, diventa fragile, si isola e chiude tutta la sua azione attorno a poche ambizioni individuali. Senza visione. Senza altruismo.
Così saremo condannati a restare entità. Mortificate, invece, le identità.
Le entità non sono in grado di realizzare obiettivi alti, di portare un qualche beneficio alla collettività.
Non sono capaci di essere come l’aurora boreale, che, grazie ai suoi colori, riporta bellezza in territori inospitali e attrae migliaia di turisti ogni anno, comunicando anche il senso della potenza della natura.
Questo fenomeno insegna quanto sia importante essere identitari e non confondersi come entità tra le entità.
Vale ricordarlo in un momento di totale omologazione.
Vogliamo essere come tutti gli altri. Cerchiamo di parlare tutti allo stesso modo e facciamo tutti le stesse cose, per essere accettati. Perseguiamo solo obiettivi di maggiore guadagno e di evidenza pubblica. Curiamo nei dettagli il nostro aspetto e correggiamo difetti estetici e, alla fine, ci assomigliamo anche un po’ fisicamente, inseguendo canoni di bellezza standardizzati.
Così facendo, perdiamo del tutto le nostre particolarità. Quelle imperfezioni che fanno la vera bellezza e che venivano subito colte ed esaltate nelle grandi opere artistiche del passato. Forse nell’oggi della perfezione Michelangelo o Leonardo sarebbero molto meno ispirati.
Dobbiamo trovare l’energia giusta per fare la differenza, grazie alle nostre unicità, alle nostre identità.
Nell’identità c’è la traccia dell’io più vero. Nell’identità ci sono i cognomi, le tradizioni, le inclinazioni, i modelli.
Pensate quanto può essere bello affermare le proprie particolarità nella lotta per non far spegnere la fiammella delle passioni. A quanto sia bello portare avanti il valore di chi, ad esempio della propria famiglia, ha primeggiato in qualcosa.
Pensate anche a che tipo di impronta possono lasciare i tanti che cercano con ansia di rendersi ineccepibili agli occhi dei più, che si annullano in prototipi dati, fisici e comportamentali.
Da entità si può andare incontro solo a fragilità, insoddisfazione e depressione.
Il nostro progetto ambisce a dare una forte spinta culturale. Per questo chiedo a tutti di vivere sempre Meritocrazia con la massimo intensità. Siamo un gruppo di persone comuni che si sta affermando sul panorama nazionale perché sa resistere alle lusinghe e ha le idee chiare rispetto a quello che vorrebbe per questo Paese.
Alla fine i risultati saranno grandi, e ne godremo non solo come individui ma come vera comunità.
Non inseguiamo la perfezione nell’edonismo, ma cerchiamo di costruire la perfezione di una società in cui nessuno resti indietro. Con l’ascolto, il dialogo e la condivisione.