
Fedeli ai buoni propositi
Tra le varie letture, questa settimana, mi ha molto colpito la storia della famiglia Benetton, specie alla luce del contributo dato alla creazione di nuovi modelli di economia.
Fu un’intuizione incredibile quella dei maglioni colorati. In poco tempo contagiò il mercato mondiale, senza neppure l’aiuto della tecnologia. Una famiglia di imprenditori di Treviso riuscì a far circolare il proprio brand grazie al desiderio di portare i colori in una società grigia.
Non fu semplice. Ovviamente ci vollero anni.
Fu necessario vincere il primo scetticismo, e l’indifferenza dell’industria del fashion di maggiore prestigio, quella di Milano, Parigi e New York.
Il marchio Benetton era il marchio della borghesia e si potenziò facendosi portavoce di messaggi di inclusione, di lotta all’emarginazione, di solidarietà e uguaglianza.
Purtroppo più tardi quella missione sembrò essere messa da parte. La cronaca riferisce di faide familiari per il controllo dell’azienda, di relazioni poco trasparenti con le Istituzioni, della gestione poco scrupolosa di Autostrade.
Il nome dei Benetton è accostato anche alla tragedia del crollo del ponte di Genova, che costò la vita a quarantasei persone.
Può capitare facilmente di tradire i propri sogni per inseguire il profitto. Può capitare che la fame di ricchezza e potere porti a fare scelte poco responsabili, a discapito di chi già conduce una vita umile e combatte tutti i giorni per la sopravvivenza, e il lusso non sa cosa sia.
Restare coerenti con i propri buoni propositi è fondamentale.
Non parlo agli altri. Mi rivolgo a noi, al nostro movimento. Non dobbiamo dimenticare che siamo squadra, che siamo parte di una realtà comune.
Abbiamo molta visibilità, ed è frequente che qualcuno di noi, normale cittadino come tutti e bravo professionista, diventi noto e assuma un certo ruolo nelle Istituzioni. Questo non deve distrarre dall’obiettivo. Non deve far dimenticare che è importante continuare a lavorare con sacrificio come parte di un gruppo. Per dare valore al logo e far circolare quelle idee di merito ed equità sociale e quel desiderio di fare la nostra parte che ci rendono differenti da tutti coloro che invece si voltano dall’altra parte, indifferenti al disagio.
Dobbiamo restare coerenti con la finalità sociale, e non personale, che ci muove.
Soprattutto chi ricopre posizioni di prima dirigenza deve essere in grado di coinvolgere altri cittadini nella battaglia per il benessere comune.
Soltanto se a remare saremo tutti, tutti avremo meritato la soddisfazione di tagliare il traguardo e avremo dato la risposta giusta alla chiamata di responsabilità.
Sarà come camminare nella piccola Firenze.
Nel Rinascimento, Firenze contava non più di ventimila abitanti, ma, tra questi, si potevano incontrare Michelangelo, Leonardo, Botticelli. Geni assoluti insieme in un piccolo punto di mondo. In un centro piccolissimo, un tripudio di cultura, arte e bellezza. Non so se fossero consapevoli che avrebbero conquistato il mondo, ma per certo sapevano di essere differenti, di seguire un’impostazione diversa dagli schemi del tempo. Secondo la loro forma, nel loro modo, hanno cercato di dare la loro visione della realtà, coerenti sempre con loro stessi. Nessuna intelligenza artificiale potrà mai piegare la loro forza.
Loro partivano da un piccolo centro. Noi siamo partiti da una piccola intuizione e stiamo diventando una realtà sempre più grande. Vogliamo crescere ancora, ma dipende da noi.
Dipende da noi conservare coerenza. Nella vita a premiare sono solo i sacrifici veri, non le parole vuote o le promesse non mantenute.Ma