I dislivelli della storia

I dislivelli della storia

La Storia raccoglie un’infinità di accadimenti. Negativi, come le guerre; ma anche positivi, come importanti innovazioni e scelte adeguate nel campo politico e della ristrutturazione sociale. Per certo, ogni risultato è sempre stato possibile grazie alla costanza di chi sceglie di non arrendersi, ed evita cedimenti.

L’attività di quella parte dello Stato che lavora bene va riconosciuta.
Invece, oggi, quando si criticano le decisioni, lo si fa sempre per sminuire l’impegno di chi le ha assunte. Ogni riflessione critica è sempre contro qualcosa. Probabilmente ciò è dovuto a una dilagante sfiducia, che si autoalimenta nell’odio della contestazione.
Poco spazio è riservato alle opere ben compiute.
Fa più notizia il malfunzionamento di un treno, della sua puntualità.
La notizia mirata a distruggere crea, nella Storia, un dislivello tra ciò che è e ciò che appare.
Di fronte a questo, un modo per invertire la rotta è farsi latori di messaggi di ottimismo. Meritocrazia vuole dare evidenza a quell’Italia che non si arrende, a quell’Italia che tutti vogliamo vivere e raccontare.

Lo storicismo di Dilthey si interseca con le teorie di Weber e Croce. Il mondo è il prodotto dell’agire umano, ma anche ciò che dà senso a tutte le opere.
Tutto, intorno a noi, è storicamente divenuto. Dalla distribuzione degli alberi in un parco, alla pianificazione della rete stradale, ai piani urbanistici, a una sentenza del giudice.

Questo dico soltanto per far comprendere quanto sia importante contribuire, con i piccoli gesti di ogni giorno, alla costruzione della Storia, dedicando un tempo che va misurato in qualità, non in quantità.
Il contributo più importante sta nell’azione individuale, ma finalizzata non al proprio benessere personale, quanto al risanamento del tessuto sociale ed economico. Questo è l’unico impegno che può portare il vero cambiamento. E dare grande soddisfazione.
Siamo spesso vinti invece dalla pigrizia, e non agiamo.
Siamo spesso vinti invece dal desiderio di autoaffermazione, e agiamo solo per noi stessi.
Dobbiamo reagire, e agire. Tutti insieme, perché solo insieme possiamo riuscire.
I risultati raccolti da Meritocrazia negli ultimi cinque anni sono stati possibili solo grazie al gioco di squadra; è stato questo a rendere possibile l’interlocuzione che oggi abbiamo con le Istituzioni.
Ce l’abbiamo fatta nuotando controcorrente; scegliendo una comunicazione difficile nel tempo degli influencer, della mancanza di voglia di leggere. Sarebbe stato più semplice un po’ di anni fa, quando c’erano poche notizie e pochi partiti.
Ma ci abbiano creduto. Non abbiamo mollato mai, nemmeno di un centimetro.
Perché la Storia non è qualcosa di astratto, di separato dalla vita comune. I costumi sociali, l’ordine delle cose, le modalità di comunicazione sono il portato del lento fluire del tempo, e delle azioni. Il mondo, com’è oggi, è il frutto del modo di vivere delle tante generazioni che si sono succedute. La Storia è divenire. È un flusso che non può essere interrotto. È continuità.

Non ci sia limite alla volontà di costruire qualcosa di importante. Non ci sia limite all’ambizione. Non ci siano limiti alle possibilità di conseguire i migliori risultati. Essere parte della Storia vuol dire anche credere nelle proprie potenzialità, dando opera alle idee, e cogliendo le sfide, senza timori e con consapevolezza.



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