Il mondo sotto assedio. Per cosa poi?

Il mondo sotto assedio. Per cosa poi?

Da un posto non troppo distante da noi, si sente l’eco del frastuono di bombe e sparatorie.
Alla guerra, alle immagini di sterminio e distruzione abbiamo fatto l’abitudine e quasi non ci facciamo più caso. Perso lo stupore iniziale, toccano poco ormai le corde della nostra sensibilità.
Eppure il problema si ingigantisce di giorno in giorno. Si aprono nuovi fronti, e aumenta il numero delle vittime.

E per cosa, poi?

La morale, della quale ci facciamo tutti portatori, ci spinge a indignarci senza reagire. A vestire i panni delle persone ‘perbene’ condannando la guerra, ma a parole, dal conforto del nostro divano. Nei fatti, nulla si muove. Nessun moto di reazione operosa.
Anzi, ci capita di prendere parte, da spettatori, a favore dell’uno o dell’altro. Perché, inconsapevolmente, ci lasciamo convincere che davvero, alla base di tutto, vi siano contrapposte posizioni ideologiche.

La verità è che ogni vita persa è immolata sull’altare dell’interesse economico di alcuni.

L’autore di un libro sull’epoca rinascimentale sostiene che, nel 1602, il mondo si rovesciò e per lungo tempo regnò il caos più totale. Fu proprio in quel periodo che fu rivisto l’intero impianto astronomico e che furono ripensate tutte le convinzioni sulla struttura dei cieli. Ambroise Paré avviò la sua indagine sul mostruoso, indice della malizia dei mutamenti straordinari dell’epoca.
Tutto andava al rovescio. La virtù era perseguitata e il vizio esaltato. La verità era muta e la menzogna trilingue. I giovani avvizzivano e i vecchi ringalluzzivano. Le bestie facevano l’uomo e l’uomo faceva la bestia. Le giovani piangevano e i vecchi ridevano. I leoni belavano e i cervi andavano a caccia. Le galline strillavano e i galli tacevano. Coloro che avrebbero dovuto fare i capi, in forza della loro sapienza, del loro sapere, giacevano a terra spezzati, dimenticati, umiliati. E invece i più ignoranti e inetti, senza sapere e senza esperienza, erano ai posti di comando.
Più o meno con queste parole è descritto un passaggio di vita riferito al 1602.
Quanto tempo e quanta storia sono trascorsi da allora ad oggi. Eppure questa descrizione è ancora molto attuale. Nulla sembra essere cambiato.

Pare un destino amaro quello umano. A parlare di etica, di moralità. A indignarsi per il peccato altrui, senza coscienza dei propri.
Da sempre gestiamo così la nostra esistenza. Forti di un finto perbenismo. Ma debolmente avvinti da un finto benessere, che ci induce a sprecare, a buttar via il più di quanto acquistato, a consumare compulsivamente e velocemente. Senza rispetto per l’ambiente, senza rispetto per noi stessi.

È davvero un mondo al contrario.
Per riportare ordine e riprendere equilibrio serve Cultura. La Cultura è l’unica strada.

Si racconta del tempo in cui alla Corte francese si accusavano gli uomini che obbedivano alle donne. E di quello in cui, nelle strade di Londra, si deprecavano gli uomini che indossavano gli orecchini, le donne i farsetti. E poi è accaduto che le donne sono diventate uomini e gli uomini si sono trasformati in mostri.
Realtà che viviamo ancora oggi.
Abbandoniamo la morale e apriamo gli occhi alla realtà.
L’Umanità è cresciuta grazie al dialogo, ed è incredibile che, a fronte dell’incredibile evoluzione tecnologica, che abbatte ogni barriera spaziale e temporale, siamo così divisi e così distanti. E temiamo il confronto libero.

Troviamo il tempo per indignarci davvero. Troviamo il tempo per dire, ma anche per fare. Non lasciamo che l’uomo distrugga se stesso.
Nell’epoca del pessimismo cosmico, non dimentichiamo i successi resi possibili dalla nostra genialità.
Nella difficoltà, dimostriamo di poter essere diversi e di essere capaci di rialzarci, di vincere le partite che meritano di essere giocate.
I cittadini si riapproprino di forza, consapevolezza e potere.



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