
Il rovescio della medaglia
La nebbia non suscita da subito sentimenti positivi. Impedisce la vista, crea disagio e compromette la sicurezza delle strade.
Eppure ha tantissime utilità, gioca un ruolo importante nell’ecosistema. Raccoglie le polveri sottili, purifica l’aria, rinfresca la vegetazione, porta acqua in una maniera dolce, gradevole e non irruenta come le alluvioni. La nebbia è preziosa, come lo sono tanti altri elementi molto sottovalutati, che però, in natura, si incastrano perfettamente e rendono il mondo meglio vivibile anche per l’uomo. Consideriamo fastidiose le zanzare, che invece sono parte della catena alimentare, sono degli impollinatori e puliscono l’ambiente acquatico filtrando materia organica e batteri.
Tutto nella natura è perfezione. Ogni elemento si armonizza nel quadro generale. Non ci sono componenti positive e negative, tutte hanno un ruolo preciso.
Riportando questo discorso alla politica, se ne ricavano alcune riflessioni sul modo di prendere le decisioni.
Si dovrebbe sempre agire senza il condizionamento dei sondaggi. Ci sono scelte che nell’immediato scontentano, ma che, nel lungo periodo, portano benefici concreti e cambiano in meglio la vita di tutti. Ma non si ha il coraggio di prenderle perché si teme il riscontro negativo su media e social. Non si ha la forza di conservare visione, si viaggia sull’emergenza e si adottano misure riparatorie e mai non strutturali.
È proprio il contrario di quello che la natura consegna come primo insegnamento.
Facendo soltanto ciò che accontenta subito i cittadini, senza pensare al futuro, si fanno degli errori irrimediabili.
Amiamo il sole, ma pensiamo a quelle regioni d’Europa in cui splende alto per periodi lunghissimi dell’anno. Siccità e desertificazione sono conseguenze negative che assumono dimensioni ormai allarmanti. La pioggia non piace ma è essenziale.
Il buio è importante tanto quanto la luce. La nebbia tanto quanto il sole. Il freddo tanto quanto il caldo.
La politica questo non lo comprende. Soddisfa i bisogni del momento e finisce per creare il deserto del futuro.
Ai cittadini non servono persone capaci solo di sorrisi, veri o finti. Servono persone capaci di serietà, onestà e rigore, capaci di dire la verità.
Mi ha impressionato il contenuto della lettera scritta da una dipendente di Giorgio Armani, diventata, in poco tempo dell’assunzione, la sua prima assistente. Racconta di un aneddoto simpatico di quando si sono conosciuti, e lui la appellava “Cazzo, Donatella!”. Lei rispondeva a tono, pur senza essere irrispettosa, e, per questo, otteneva il suo apprezzamento e la sua fiducia. Lo stilista è descritto come una persona molto esigente e poco incline a complimenti o inutili esaltazioni, duro anche con se stesso.
Sono queste le persone che finiscono per cambiare il mondo, quelle che offrono la versione migliore di sé, affrontando senza imbarazzo le proprie debolezze e senza paura di sentirsi dire di avere un brutto carattere.
Non è da ammirare solo chi accarezza con dolcezza. La severità e il rigore non sono sempre difetti da correggere. Sono qualità sottovalutate, come la nebbia. Perché si guarda più all’impatto sul momento che al contributo che si dà alla crescita degli altri, che si può apprezzare solo dopo tempo.
Stando in Meritocrazia capita spesso di confrontarsi con i propri limiti e di scoprirsi a superarli, compiendo passi che non si sarebbe riusciti a fare da soli. Ci si migliora con il sacrificio, forzando gli elementi di chiusura della personalità, e si impara anche a soffrire nella crescita, per ottenere emozioni che si possono godere appieno forse non immediatamente ma con l’attesa.
Auguro a Meritocrazia Italia di non essere mai sole perenne, di essere come la natura, regalando emozioni anche non immediatamente positive, ma che alla lunga possano trovare eco nel sistema politico del Paese.