Il tempo dà sempre ragione al coraggio
Stupisce quanto, a conti fatti, sia difficile mantenere coerenza con il percorso intrapreso e restare fermi nei propri propositi, senza lasciarsi distrarre o scoraggiare. Accade spesso che anche gli obiettivi più ambizioni anneghino in quel fare polemico che impedisce di vedere il bello e di cogliere il buono.
Paesi Bassi. 1953. È a tutti nota la storia della vita di Vincent van Gogh, pittore travagliato da una prepotente introspezione psicologica, tinta di nostalgica solitudine e anaffettiva tristezza. Come tantissimi altri artisti che hanno avuto poi un grande riconoscimento dopo la propria morte, anche van Gogh si mostrava riluttante alla socialità, alla relazione con l’altro. Il suo migliore e unico amico era il fratello. Insieme a lui ebbe modo di viaggiare e di conoscere impressionisti come Paul Gauguin, dai quali, consapevolmente oppure no, tanto apprese. Con colori puri e pennellate a piccoli tocchi, a prevalenza di blu e giallo, van Gogh portò una rivoluzione nello stile della pittura del tempo. ‘La camera di Vincent ad Arles’ è un capolavoro di intensità, e, con colori accesi, riesce comunque a rendere il senso del riposo nascosto nell’immagine. Purtroppo il pessimo carattere dell’uomo non gli portò subito il riconoscimento che meritava. Celebre l’episodio dell’automutilazione dell’orecchio probabilmente a seguito di una lite proprio con Gauguin.
Attorno alla figura di Van Gogh c’era tantissima polemica. Un forte scetticismo portava a tenerlo a distanza. Non si sa neppure davvero come sia morto. Le versioni sono tante. L’unica certezza è il messaggio lasciano al suo capezzale: «Per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita, e vi ho perduto metà della mia ragione».
Chi ha un dono, di talento, difficilmente viene subito apprezzato e compreso.
Così i progetti grandi, quelli ambiziosi, non vengono subito compresi. Più facile che si crei attorno un’aura di scetticismo.
L’umanità però ha dimostrato, nella Storia, che il tempo restituisce sempre merito al coraggio. La razionalità di molti ha rallentato il fare eversivo del movimento rinascimentale, ma questo non ha impedito a chi all’epoca scelse di crederci di portare grandezza all’arte e di diffondere un inedito formante culturale.
È complicato iniziare a dipingere un capolavoro. Ed è ancora più complicato farne cogliere agli altri la bellezza, perché possano goderne. Ma si può fare.
Meritocrazia ha obiettivi alti. A questi obiettivi alti tante persone comuni dedicano le proprie energie, ogni giorno, senza chiedere nulla in cambio. Senza sperare di ottenere privilegi o benefici personali diversi dal continuo arricchimento e dalla crescita individuale che porta con sé il libero confronto. Lavorano, sottraendo tempo al proprio quotidiano e ai propri affetti, per dare espressione alle idee e condividere proposte utili a tutti.
Chi ha davvero passione non cede al disfattismo. Neppure nel tempo della conclamata polemica, di quella polemica che si specchia nella depressione sociale e che non consente di gioire di piccole e grandi soddisfazioni.
Restiamo convinti che tutti i progetti che puntano alla costruzione e alla cooperazione valgano il tempo e il sacrificio di ciascuno. Il cambiamento impone ottimismo e fiducia e postula la voglia di gioco di squadra, oltre ogni impulso divisivo.
Il tempo ci darà ragione. Ma il presente dà già prova della forza della costanza.