LA FELICITA’ DI UN POPOLO – 30 AGOSTO 2020

LA FELICITA’ DI UN POPOLO – 30 AGOSTO 2020

Il senso di responsabilità che completa il concetto di cittadinanza attiva non è innato o sempre spontaneo. Talora necessita di sollecitazioni.

L’azione sociale deve essere stimolata dalla creazione di opportunità di intervento fattivo e consapevole, specie a beneficio dei giovani. L’interesse politico e le competenze sociali dipendono anche dal contesto di formazione, dalle condizioni socio-economiche di partenza e dalla qualità delle relazioni in famiglia. L’impostazione culturale degli adulti fa da presupposto civico e contribuisce a determinare la misura in cui un adolescente sarà in grado di diventare un buon cittadino in futuro. Purtroppo il livello di benessere economico della famiglia di provenienza è un fattore determinante, perché al maggiore agio corrisponde, di solito, una maggiore partecipazione alle formazioni sociali e alle associazioni di categoria, anche di tipo giovanile.

Un inaccettabile paradosso. Perché, per converso, questo vuol dire che, proprio dove il disagio è maggiormente avvertito, il rapporto tra chi soffre e chi dovrebbe dar risposta alla sofferenza è meno saldo.

Occorre prenderne atto e partire dal dato reale per correggere la stortura.

Aprire gli occhi al vero significa costatare che, a fronte di un conclamato disastro climatico fatto, tra l’altro, di scioglimento di ghiacciai, immissioni nocive ed esaurimento delle risorse idriche, la preoccupazione prima resta quella di ‘stampare moneta’. Non sono i bisogni reali a guidare l’azione politica, ma l’esigenza di soddisfare l’interesse di alcuni e di conservare il livello di benessere del quale godono pochi privilegiati. E il divario sociale è sempre più avvertito.

I diritti civili, riconosciuti nominalmente, non sono sempre dotati della dovuta effettività.

Il sistema di amministrazione della giustizia è un esempio tra molti. A costi elevatissimi per l’accesso alla difesa non corrisponde il rispetto dei parametri del giusto processo. La distinzione tra giustizia amministrativa, civile, delle imprese, tributaria, del lavoro, dell’esecuzione genera confusione, non è servente alla miglior tutela dei diritti del cittadino e apre a facili deresponsabilizzazioni e rimpalli di competenze.

È che le ragioni dell’economia hanno preso il sopravvento sui bisogni esistenziali. E crescono le contraddizioni.

La felicità del viaggiatore si perde dietro lo scioglimento di nevi e ghiacciai e la deriva paesaggistica diffusa.

La ricchezza materiale dei singoli non sopperisce all’invivibilità delle città.

Fare un tuffo in un mare di plastica dal proprio yacht non dà benessere.

La massiccia produzione ortofrutticola del Paese non fa onore al settore se gli ortaggi sono insapori e non salutari.

La conquista delle libertà fondamentali e dei valori fondanti l’identità nazionale non dà sicurezza o soddisfazione, ma mortifica quando Carta costituzionale e Carta europea dei diritti dell’Uomo restano lettera morta.

La felicità di un Popolo non si misura in base al livello di ricchezza raggiunto. Per millenni, l’Uomo ha costruito il proprio viver bene sugli elementi naturali e sulle risorse della terra, del mare e dell’aria, tanto più utili quanto più spontanee e libere da manomissioni e interferenze.

Meritocrazia Italia guarda al vero e propone un cambiamento fatto di senso civico e cittadinanza attiva, di desiderio di costruzione.

Meritocrazia promuove l’interlocuzione con le Istituzioni, nella consapevolezza che trovare risposte è importante, ma saper leggere i problemi e avere il coraggio di proporre lo è molto di più.



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