La magia, contro l’ipocrisia
L’aspetto magico o spirituale ha avuto un ruolo importante nella storia delle civiltà.
In tutte le epoche, l’uomo ha sempre ricercato qualcosa che andasse oltre la freddezza della realtà e ha sempre dato un certo peso al soprannaturale.
I concetti di fato o di destino hanno condizionato il pensiero nei secoli, tanto da indurre a particolari credenze o scaramanzie.
Anche questo ha contribuito a garantire la sopravvivenza. L’uomo non può prescindere dalla propria componente spirituale.
La magia è in ogni gesto che non si possa ridurre alla mera materialità. Quando si realizza qualcosa che è diverso da tutto quanto noto, si semina sempre per il futuro. Si lascia una traccia a favore delle successive generazioni.
Ma scrivere il manuale della magia non è cosa facile. Oggi è più complicato di ieri.
Uno scrittore brasiliano, Jorge Amado, racconta della vita nelle favelas, con tutte le sue contraddizioni, e rende benissimo la complessità dell’animo umano. L’uomo può essere insieme il più temibile dei predatori e il più perfetto dei missionari.
Ritornando alla nostra realtà, nel corso del nostro ultimo Congresso abbiamo assistito alla costruzione di un sapere tutt’altro che teorico. Sul tavolo c’erano proposte concrete.
Quelle proposte vivono di magia, perché derivano dallo sforzo altruistico di persone nella vita impegnate anche in tanto altro, tra lavoro e famiglia. Non è ordinario che tanti uomini e donne si ritrovino insieme, operosamente uniti dal desiderio di lavorare al cambiamento per il bene di tutti.
Diceva Leopardi, circa duecento anni fa, che l’italiano è buono e cattivo in uno, egoista ma anche solidale. È prima di tutto individualista, concentrato su quello che lo interessa direttamente e mosso solo dal suo diretto interesse.
Come affermava Churchill, la vittoria non è mai definitiva, e la sconfitta non è mai fatale.
Fare politica in Italia è culturalmente molto complicato. Bisogna saper penetrare nelle pieghe degli strati sociali, per conoscere i bisogni e catturare gli interessi.
Mi è sembrato pertinente rispetto a queste riflessioni un articolo di giornale secondo il quale il più grande errore della sinistra è contestare fascismo, neofascismo e neonazismo della destra attuale, perché così facendo punta alla distruzione e dimentica di lavorare a un pensiero politico forte che possa essere una valida alternativa alle opposizioni.
Mi sono chiesto allora qualche possa essere l’elemento in grado di unire tutti gli strati culturali di un Paese.
Una risposta. Il Merito. La Meritocrazia.
È un concetto nel quale tutti si devono imbattere, in ogni ambito della vita. Nella formazione, nella sanità, nelle proprie ambizioni, qualunque esse siano.
La Meritocrazia serve sempre. È la chiave che aprirà tutte le porte e darà allo Stato la migliore organizzazione possibile.
Nel corso dei vari Congressi nazionali Meritocrazia Italia ha invocato il miglior Governo, poi il ‘buon Governo’, da ultimo il ‘Governo del Merito’, e, nel farlo, è cresciuta molto. Ora si confronta con le Istituzioni senza soggezione, ma anzi con la consapevolezza di poter dare un contributo di valore.
L’ultimo Congresso è stato davvero magico, perché ha descritto alla perfezione la nostra aspirazione.
Dobbiamo continuare a farci parte integrante di questo progetto senza mollare mai, neanche di un centimetro, e dimostrare a chi ancora non se n’è accorto che questa è la strada giusta.
Come in tutti i percorsi lunghi, può succedere che qualcuno abbandoni il viaggio e per certo si uniranno sempre nuove risorse, ma è significativo che anche chi lascia poi continua a seguire assiduamente le nostre attività dall’esterno. E forse anche questa è magia.
Noi creiamo collegamenti, e avremo sempre più persone affezionate che detrattori.
