La natura insegna

La natura insegna

Il Sahara, si sa, è un deserto dell’Africa settentrionale, di vastissima estensione.
Ha ispirato racconti suggestivi, guadagnando un ruolo di spicco nella tradizione culturale contemporanea. Alimenta la curiosità per l’ignoto e concilia la meditazione, e la riconciliazione di corpo e spirito.
In un tempo di assoluto caos, nel quale le città crescono disordinatamente e i piccoli borghi subiscono il progressivo abbandono, il deserto sembra rappresentare una realtà parallela e fantastica, nel senso di solitudine e pace che lo ammanta.
Circa tre milioni di anni fa, il territorio oggi occupato dal Sahara era abitato ed era fertile. Qualcuno prevede che tra quindicimila anni lo sarà nuovamente. È il ciclo della vita.
Il mondo è pieno di meravigliose contraddizioni. Il deserto da un lato e la fioritura dei ciliegi che in queste settimane colora il Giappone dall’altro. Il giallo accecante da un lato e il rosa delicato dall’altro. L’aridità da un lato e la vita che rinasce dall’altro.
Lo stesso mondo ospita persone che vivono nel desiderio di fare qualcosa di buono per sé e per gli altri, e persone concentrate sulla propria esistenza, convinte di essere il centro del tutto.
In politica i piani si confondono. Si dà mostra di agire per gli altri, e poi si mette in evidenza soltanto sé stessi.
Fa molto pensare il modo in cui, questa settimana, si sono tenuti i confronti tra il Presidente del Consiglio e i leader delle opposizioni. È stato davvero spiacevole prendere atto dell’assoluta assenza di spirito propositivo. Solo attacchi. Solo rimpalli di responsabilità, sui temi più vari. La questione più calda non è stata la pace, ma la corsa agli armamenti; e questo armarsi per difendersi da non si sa chi e non si sa cosa spaventa molto. Fa capire che ci governa forse sta perdendo di vista la missione vera.
Per questo è fondamentale la crescita culturale, il confronto. Serve prendere coscienza del fatto che siamo ormai vinti da una certa superficialità, e ci accontentiamo del futile, cerchiamo la ricchezza, indifferenti al fatto che c’è anche chi non ha nulla. Ci giriamo dall’altra parte, perché è più semplice così.
Disattendiamo, insomma, i migliori insegnamenti della natura.
La natura insegna l’integrazione. Anche nel deserto ci sono forme di vita. Anche nel deserto si possono trovare delle oasi che rinfrancano chiunque stia soffrendo il caldo e la sete. Anche nel deserto c’è mostra di solidarietà.
Il modo naturale di vivere è nel fare qualcosa per gli altri. È innaturale, invece, cercare soltanto la propria affermazione ed esaltare soltanto le proprie qualità, vere o presunte.
Vorrei che dall’osservazione della natura tutti traessimo la forza di essere diversi, di non volare sulla superficie delle cose, di essere propositivi sempre.
Ciascuno di noi può dare qualcosa di buono. Facendo squadra possiamo realizzare risultati grandissimi.
Non è una battaglia per l’affermazione del nostro logo. È una battaglia per l’affermazione delle nostre difficoltà, delle sofferenze dei più deboli, del sacrificio di chi ci ha preceduto.
Un famoso poeta italiano scriveva del valore simbolico della transumanza, dello spostamento fisico delle greggi, necessario per dare continuità alla vita. Noi vogliamo essere artefici della transumanza del merito, dell’equità sociale, portando il ciliegio fiorito nel deserto, nella certezza che anche la terra più brulla può dare vita a un fiore.
La natura insegna che anche persone comuni come noi possono rendere migliore il mondo che le circonda.



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