La vera libertà vive nei doveri

La vera libertà vive nei doveri

Tra i termini più inflazionati di oggi è quello di ‘libertà’, civica, sociale, politica.

Ma che cosa si intende davvero per libertà?

Nell’accezione più comune, è assenza di vincoli, restrizioni e costrizioni. Per questo invochiamo la libertà dagli altri, e non ci rendiamo conto dei limiti che noi stessi poniamo a quello che possiamo fare e a quello che possiamo essere.

Secondo l’idea di Seneca, si è davvero liberi nella scelta di rinunciare alla vita. Tennyson, dal suo, racchiude il concetto nell’essenza dell’uomo Ulisse, che, con il suo lungo viaggio, asseconda la voglia di riappropriarsi di qualcosa che gli spetta e di ritornare alla propria vita in Patria. Hegel riferisce il concetto di libertà alla possibilità del pensiero umano di ramificarsi in modi diversi grazie alla conoscenza, di sé, degli altri, del mondo circostante.

È il concetto di libertà alla base del disegno costituzionale. Per la libertà sono state combattute lunghe battaglie.

La parola ‘libertà’ ricorre ovunque. L’Uomo ricorda continuamente a se stesso di essere libero, perché ha bisogno di sentirsi tale in ogni scelta, piccola o grande che sia. Poi però si leggono i giornali, ed emerge una verità diversa, tra modelli sociali imposti e incontrollato avanzare tecnologico.
Ci si sente liberi senza esserlo davvero. Forse è sbagliato l’insegnamento che abbiamo ricevuto, secondo il quale la libertà è nella pienezza dei diritti. La libertà vive anche nei doveri. È negli obblighi, di assistenza e cura dell’altro, di formazione, è nelle responsabilità il più alto momento di espressione della libertà. L’impegno e il sacrificio consentono di sapere, di sviluppare un pensiero critico, di essere consapevoli e scoprire le proprie attitudini, e quindi di avere maggiori opportunità, più alternative.

La libertà allora si trova sempre dinanzi a un crocevia, mai all’imbocco di una strada a senso unico.

Invece la società moderna offre la contraddizione di un ‘desiderio guidato’. Ogni parola digitata, ogni discorso captato da un device connesso alla rete si trasforma in bombardamento commerciale; e timide affermazioni diventano bisogni impellenti, necessità indotte.

È una finta libertà quella fatta di sogni subdolamente pilotati; quella fatta solo di cose pretese e non anche di cose dovute.

Soprattutto in questo Meritocrazia sceglie la verità, anche se più scomoda, anche se costringe ad abbandonare il conforto delle convinzioni e la serenità di una libertà vissuta nell’isolamento. Si rifugge sempre di più la condivisione e il confronto con l’altro e si vive la semplicità dell’ignavia come una grande conquista. Ma questo non aiuta a crescere, formarsi in modo adeguato, e contribuire così alla costruzione di nuovi equilibri sociali.

In un circolo virtuoso, la vera libertà porta all’equità sociale, e l’equità sociale porta nuova, vera, libertà.

Alla fine, l’unica guerra che vale davvero la pena combattere è quella per la liberazione degli spazi occupati dal nichilismo, dal disfattismo, dalla diffidenza, che chiudono le strade della speranza, soffocano la libertà, di scegliere e di essere. Una guerra da combattere con l’arma della Cultura, con l’affermazione di un nuovo umanesimo, oltre ogni mera logica di profitto economico e contro ogni omologazione.
Questo è il proposito di Meritocrazia. Riconquistare la libertà, per tutti. Da qui, il sogno di una società davvero meritocratica ed equa.



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