La vittoria è sempre gioco di squadra

La vittoria è sempre gioco di squadra

In ogni ambito, il successo è retto sempre dalla capacità di fare squadra. Nello sport, nella politica, nel lavoro. L’azione non è mai individuale, anche quando appare tale, anche quando i meriti sembrano di uno soltanto.
Ed è proprio questo il bello.
Giocare da soli. Vincere da soli. Non dà vera soddisfazione.

In questi giorni si sono disputate a Torino le ATP finals, che ci hanno tenuto con il fiato sospeso fino alla fine. Il tennis è uno sport individuale, eppure alla fine di tutti i match, il nostro campione non ha mai parlato al singolare.

La passione è un fatto di condivisione.

Vivere il gruppo vuol dire saper dialogare, saper guardare l’altro, cercare il contatto.
In tutti questi anni di lavoro, Meritocrazia ha voluto riportare all’attenzione di tutti il valore del Noi. Ma è difficile convincere della necessità di superare l’egoità spiccata di questo tempo.

È facile predicare altruismo e umiltà a parole. Molto più difficile praticare il confronto.
La voglia di conquistare il palcoscenico è fortissima in molti.
Proprio al teatro mi ha fatto pensare questa costatazione.

Nel 1500, il teatro era vissuto come momento di svago, di promozione dell’arte e della cultura. Però era anche oggetto di forte contrapposizione.
Cervantes, da drammaturgo, reputava il teatro uno specchio di assurdità.
Lo stesso Bacon criticava il teatro perché non impostato sul concetto di verità. L’amore, diceva, è sempre materia di commedia, così come la passione, fin quando si tramuta in tragedia. Un passaggio bellissimo sul senso della vita, che porta sensazioni positive e negative, a fasi alterne.
Stare insieme vuol dire saper accettare i compromessi, vivere secondo regole in grado di assicurare a tutti una parte del benessere comune. Soltanto così è possibile dar valore anche alle individualità.
Il gruppo non mortifica l’individualità dei singoli, ma la esalta e serve a darle valore. Alternando momenti difficili a momenti nei quali si possono raccogliere i frutti del sacrificio condiviso.

Dalla costituzione, Meritocrazia ha attraversato momenti di esaltazione delle proprie forze e periodi più complicati, di disaffezione. È impresa dura convincere della bellezza dell’altruismo chi preferisce la propria riflessa in uno specchio.
Eppure, nonostante le difficoltà, abbiamo sempre tenuto la barra dritta e non abbiamo cambiato rotta, consapevoli dell’altezza delle nostre ambizioni.
Quando uno spettacolo teatrale, per tornare all’immagine iniziale, non piace, il pubblico si convince che qualcosa non va nella trama, o semplicemente gli attori non sufficientemente bravi. Non è necessariamente vero.
Così nei gruppi di lavoro. Quando il singolo non si sente funzionale al progetto, si convince da subito che la guida non sia quella giusta o che siano gli altri ad avere un atteggiamento sbagliato. Si perde spesso di vista la verità dei fatti.
Questo accade soprattutto quando tutti sono parimenti liberi di esprimersi, secondo personalità, potenzialità, conoscenze, interessi. Perché è in quella libertà che si annidano i motivi di scontro. Ma è in quella libertà che germoglia il seme della democrazia.
Per avere voce, serve restare uniti. Con l’umiltà di fare un passo indietro quando serve, per farne tanti in avanti tutti insieme.



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