‘Magnum miraculum est homo’

‘Magnum miraculum est homo’

Nessuna relazione, di nessun tipo, lavorativa, familiare, d’amicizia, è mai davvero libera dal sospetto. Il continuo agone competitivo logora e alimenta il timore che altri si vogliano avvantaggiare del proprio sacrificio per raggiungere personali ambizioni. E ci si convince che alcuni successi non dipendano dal merito, ma dal privilegio e dalla sopraffazione.
Questo sentimento finisce per distrarre dagli obiettivi importanti. Rende insicuri e disincentiva l’impegno.

Siamo entrati da poco in Primavera, metafora della rinascita. E il pensiero va al risveglio rinascimentale, che tanto lustro ha portato alla storia d’Italia grazie al contributo della creatività di artisti che hanno lasciato traccia indelebile del loro impegno.
«Magnum miraculum est homo», si diceva. Proprio sull’Uomo si puntò per riemergere dal buio del medioevo, dalla fase di conflitto continuo che tanto ricorda la deriva della modernità. Allora come oggi il tarlo del sospetto s’ingigantiva dell’animo umano e portava a guerre sanguinose. È stato il sospetto della Russia, del resto e tra l’altro, che alcuni territori ucraini fossero annessi alla Nato a innescare quello che è ormai da più di un anno.

Il sospetto disgrega, divide.

Così capita che qualcuno decida se partecipare o no a progetti come quello di Meritocrazia Italia sulla base del sospetto che i fini siano diversi da quelli dichiarati. In base a questa valutazione di sentimento, si sceglie se avere tempo oppure no da dedicare a piani comuni, per dedicarsi all’altro.
La forza eversiva del Rinascimento si deve al desiderio di creare un’onda differente, di tornare ai valori più puri, alle origini dell’Uomo, perché dall’Uomo nascono le idee e dall’Uomo partono iniziative e azione.

Oggi l’Uomo sembra aver perso la consapevolezza del suo potere e sceglie di lasciarsi guidare, di affidarsi alla tecnologia, in un processo di globale omologazione. In un nuovo medioevo di appiattimento creativo, di annichilimento della curiosità e della capacità di visione.
Per questo ha ancora più valore il coraggio di chi osa nella reazione e pretende di riappropriarsi del controllo della propria felicità.
Non ci accorgiamo che il rischio maggiore è sempre nel credere che il dominio del nostro volere possa essere affidato ad altri. Viviamo d’impulsi e non sappiamo dove vogliamo andare e quali siano i nostri scopi, quelli per cui vale la pena sacrificare le nostre energie.
Per questo perdiamo anche il senso del valore del formante storico, culturale, ambientale del nostro Paese, e non ce ne prendiamo cura. Quando invece dovremmo portare rispetto a quanto abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto, cercando di perfezionare l’esistente, puntando alla vera equità, che è anche diversità di pensiero e ideologia.
Prendendone atto, viene meno anche il pericolo del sospetto e si crea spazio per un nuovo Rinascimento.

Riscopriamo l’Uomo, per trovare la forza di affrontare i problemi e far leva sulla diversità delle idee per risolverli, e finalmente restituire lustro al Paese. Gli italiani furono i primi, tra tutti i popoli europei, a dimostrare determinazione e voglia di ripartire e invertire la rotta quando tutto sembrava volgere al peggio.
Non sottovalutiamo la forza eversiva del pensiero libero. Non sottovalutiamo il potere della cittadinanza attiva. Ogni volta che perdiamo fiducia nel nostro potenziale, scegliamo di cedere alle tenebre di un nuovo medioevo. E di fallire. Un passo indietro nella crescita della Civiltà.
Non dismettiamo la responsabilità di essere davvero liberi.



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