NELLA NUOVA SOCIALITÀ, IL TRIONFO DELLA SOLITUDINE – 31 OTTOBRE 2021

NELLA NUOVA SOCIALITÀ, IL TRIONFO DELLA SOLITUDINE – 31 OTTOBRE 2021

Viviamo un momento di massima tensione alla socialità.
L’ossessiva ricerca del gradimento dell’altro e l’irrefrenabile voglia di condividere trovano la migliore espressione nel mondo virtuale dei social, che raccolgono desideri, aspirazioni, ambizioni di seguito, di ascolto, di visibilità ed esasperano emozioni e sentimenti, positivi e negativi. C’è dentro tutto.
Un nuovo modo di relazione, per il quale non serve fisicità, non servono gli sguardi, e che contamina anche le dinamiche lavorative e i rapporti sociali, finanche quelli familiari.
Un inconsapevole bisogno di consenso porta a costruire artificiose identità e a far bella mostra delle parti più riservate della propria esistenza.

Paradossalmente, il trionfo della solitudine.

L’abitudine alla distanza rende inadeguati al contatto umano e alla concretezza. La popolarità in Rete sancisce il valore dei singoli nella comunità.
Le amicizie virtuali non sempre corrispondono alle amicizie nel mondo reale. Non sempre al largo seguito sui social corrisponde una vita sociale attiva fuori dalla Rete.
Le dinamiche sono più o meno le stesse: anche sui social i rapporti vanno coltivati; occorre reciprocità, seguirsi e gradirsi a vicenda, per non perdere la relazione. Ma più forte è il senso della competizione. E, nella corsa al like, si resta soli nella folla.
Nella pretesa socialità, vince l’individualismo. Vincono l’invidia e il desiderio di prevalere in visibilità. La negazione della solidarietà sociale, essenziale per la realizzazione del benessere collettivo. La negazione del confronto delle idee e della cooperazione costruttiva.

Questo nuovo senso dell’abbandono riporta alla mente il teatro camilliano. Infinite relazioni possibili che l’Uomo non sa valorizzare e tende a distruggere.
Nell’Orlando furioso, Ludovico Ariosto meravigliosamente raccontava del labirinto della vita, da attraversare sognando, di un intreccio di strade tutte uguali tra le quali è difficile orientarsi per trovare la via d’uscita. Storie di scontri e battaglie; sullo sfondo sempre il bisogno di incontro e riequilibrio.
La capacità d’orientamento sembra essere oggi del tutto smarrita. Da sempre abile a trovare scappatoie dal reale, oggi l’Uomo non riesce a sviluppare la forza di liberarsi dalle catene del virtuale e trovare l’uscita dal labirinto dell’artificiosità.
Ariosto parla di trame, dell’azione di pupi e burattinai, ma è sempre proiettato alla ricerca di una soluzione. Alla ricerca di un senso all’esistenza.
Quanto mai attuale la paura dell’occulto intuita e descritta da Benedetto Croce.
Ancora si coglie il senso dell’Orlando furioso.

«Signor, far mi convien come fa il buono
sonator sopra il suo instrumento arguto,
che spesso muta corda, e varia suono,
ricercando ora il grave, ora l’acuto.
Mentre a dir di Rinaldo attento sono,
d’Angelica gentil m’è sovvenuto,
di che lasciai ch’era da lui fuggita,
e ch’avea riscontrato uno eremita».
«Ma prima che le corde rallentate
al canto disugual rendano il suono,
fia meglio differirlo a un’altra volta,
acciò men sia noioso a chi l’ascolta».

La bellezza della vita è nei sentimenti, nei suoni, nelle rappresentazioni. È teatro della realtà. E nel teatro non v’è solo gestualità, v’è soprattutto trama e valorizzazione delle personalità.
Per il vero cambiamento serve la ragione. Serve che a trionfare sull’irruenza dell’emotività e sulla rabbia della prevaricazione sia la Cultura.



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