Oltre la zona di conforto, per superare se stessi

Oltre la zona di conforto, per superare se stessi

Per il messaggio di oggi, voglio partire dalla storia di un musicista che, volendo spingere le proprie capacità fino a prestazioni eccezionali, racconta, riprendendo le sue parole, che «in quella fase, ti trovi in tale stato di estasi che ti senti quasi come se non esistessi. L’ho sperimentato diverse volte di persona. La mia mano sembra non avere legami con me, io non ho nulla a che fare con ciò che mi sta accanto. Me ne sto semplicemente seduto a guardare, in uno stato di timore reverenziale e di meraviglia. E tutto questo scorre poi via dileguandosi». Parla di una sensazione di onnipotenza, di eccezionalità, di competenza straordinaria, che fa di un’opera, un atto, un’opera d’arte.

Parole meravigliose, ma che pesano come un macigno.
Può valere per tutti. Per un atleta, un medico, uno studioso, un insegnante.

Leggevo di uno psicologo della City University, che spiegava quale follia si riesca a compiere nel superare se stessi, per sentirsi ‘cascata’. Con questa espressione voleva descrivere quel carico di emozione che, nell’attività quotidiana, consente di fare il salto di qualità.
Questa sensazione si avverte soprattutto svolgendo quelle attività che hanno a che fare con il sociale, perché sono quelle che impongono di accantonare il proprio ego e di uscire dalla stretta sfera dei propri interessi, per scoprirne di nuovi. Un modo per abbandonare la noia e l’ansia, combattere la depressione dilagante in una società avvinta dal grigiore delle insoddisfazioni.

La ripetizione costante di un certo atteggiamento e la chiusura nelle morse del lavoro alimenta a poco a poco uno stress che dilania e rallenta, fino a fermarlo, il flusso emozionale. Ritrovare i colori dei sentimenti, invece, aiuta a migliorarsi, anche nella routine del quotidiano.

Il progetto di Meritocrazia Italia nasce proprio su questi presupposti.
Stando insieme scopriamo di poter essere diversi da come siamo. Ci ritroviamo propensi a scrivere nuove pagine del nostro presente, per trarne immediato ristoro.
Non serve troppo. Non serve confrontarsi con persone fuori dall’ordinario, basta vivere un po’ della normalità altrui. Questo crea una concentrazione di forza che riaccende le passioni e spegne tante preoccupazioni. E diventiamo più veloci nel pensiero, meglio capaci di cogliere profili della realtà prima nascosti dalla nostra miopia e più disposti ad allontanarci dallo specchio che cattura le nostre attenzioni.
In un gruppo di persone animate da questa disponibilità non può non crearsi quella sintonia che fa restare positivi e affrontare le difficoltà, comuni e individuali, con il sorriso.

Non è pura teoria. È il giusto approccio culturale da adottare per sviluppare un’intelligenza che sappia catalizzare e valorizzare le nostre vere abilità. Ognuno di noi può avere un particolare talento, può saper suonare, ballare, scrivere, parlare. Ma nessun talento è davvero messo a frutto se esercitato in isolamento. La qualità cresce nel confronto.
Vogliamo una rivoluzione culturale che parta dai buoni sentimenti. Un modello sano di battaglia, nella quale a contrapporsi non sono i singoli o le singole fazioni tra loro, ma l’insieme di tutti contro quello che rende infelice la comunità di oggi. Per questo chiedo sempre di evitare i dissapori interni, o le sotto-alleanze. Facciamoci esempio di coesione sociale e iniziamo a riprodurre nel nostro quella società equa e solidale che vogliamo realizzare per tutti.
Guidare un gruppo di persone desiderose di fattivo cambiamento non è semplice, ma quello che muove ogni scelta è sempre il bene comune, la necessità di non perdere la rotta e di incedere con costanza, un passo alla volta, verso l’obiettivo.

Questo progetto assorbe. Bisogna dedicare tutto se stessi per fare davvero la propria parte e recuperare quella motivazione che si è persa nel disfattismo e nell’indifferenza.
Quando riusciremo tutti a trovare il nostro flusso emozionale, forse potremo sentirci come quel pianista, trarremo soddisfazione e faremo il capolavoro. Avremo vinto quando avremo dissipato la noia, aprendo le porte di quelle stanze nelle quali spesso chiudiamo la nostra personalità e troviamo tanto conforto.



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