Per la vera pace, no alla corsa agli armamenti

Per la vera pace, no alla corsa agli armamenti

Guardando alla competizione elettorale in corso, per la composizione del nuovo Parlamento europeo, è facile accorgersi di quanto poco pesino i reali bisogni dei cittadini, di quanto scarsamente gli elettori siano considerati o vengano coinvolti nel confronto.

Si avverte, purtroppo, una latente ipocrisia di fondo.

Si corre alla conquista di un posto istituzionale, come se tutto iniziasse e finisse con la propria nomina, travolgendo il vero sacrificio di chi ha combattuto per la costruzione dell’Europa. Si dimentica che l’obiettivo primo deve essere quello di contribuire alla costruzione di un mondo migliore, per tutti.

Riprendendo dalla Storia, mi vengono in mente le vicende di Maria Stuarda, regina che fece molto parlare di sé, dall’indole molto forte e determinata a stravolgere le consuetudini della monarchia dell’epoca. Era una stratega, sapeva giocare molto bene a scacchi, e conosceva quale differenza corre tra una partita individuale e la battaglia per risultati più grandi. Non ha a caso è a lei che si deve la pace del 1556, instaurata con la tregua di Vaucelles. Carlo V accettò gli esiti della guerra tra la Francia e l’Impero perché desiderava soltanto ritirarsi e trasferire i propri vasti domini al figlio Filippo.

Questo per dire che i tempi passano, ma il desiderio di primeggiare e di sentirsi padroni delle sorti di intere popolazioni, facendo la guerra o perseguendo la pace, è sempre lo stesso.
Dovremmo lavorare per interrompere la catena. Nell’azione di tutti i giorni, dovremmo far cadere quel velo di ipocrisia con il quale giustifichiamo scelte contraddittorie. Con il quale in molti professano la pace e invocano la corsa agli armamenti.
La vera battaglia per la pace si fa nella pace. E non si può partire da nuovi investimenti militari. Non è la giusta premessa.
È un po’ come insegnare ai propri figli a non attaccar briga con gli altri ragazzi e poi addestrarli alla lotta. Verrà sempre, a un certo punto, la voglia di mettersi alla prova, di misurarsi e di far vedere la propria forza.

La corsa agli armamenti deve finire.
Si ha solo l’illusione di rendersi più forti, ma in realtà ci si indebolisce socialmente.

A un mese dalle elezioni, quando ancora non erano ancora stati condivisi neppure i nomi dei candidati, Meritocrazia ha pubblicato un comunicato mettendo a disposizione le proprie idee e chiedendo che, per la vera democrazia, finalmente si iniziasse a parlare dei programmi. Così si cambiano le cose.
Le guerre, che in tanti ancora sostengono, hanno sempre lo scopo, davvero malcelato, di guadagnare in termini di posizionamento internazionale. Interessi economici connessi all’approvvigionamento energetico e all’occupazione di suolo. È sempre solo questo.

Sia il momento della serietà.
Sia il momento di guardarsi negli occhi e reagire. Noi lo stiamo facendo, a modo nostro.
Sono progetti come quello di Meritocrazia a costruire i ponti necessari a svilire l’ipocrisia di coloro che, nonostante il dramma di devastazione che ogni giorno macchia la cronaca mondiale, ancora non hanno compreso cosa sia la guerra.

Continuiamo indifferenti nelle nostre vite. Come se nulla fosse.
Non si fanno così le rivoluzioni. Non è così che si combatte il male che affligge il mondo. Non è così che si trasforma la cultura.
Nonostante la disillusione dilagante, per queste elezioni europee, esercitiamo il nostro diritto di voto. Facciamolo con consapevolezza, scegliendo chi davvero rifiuta la guerra. Facciamo valere così la cittadinanza attiva.
Perché la libertà è partecipazione.



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