PERSA LA RAGIONE, È PERSA LA SPERANZA – 26 DICEMBRE 2021

PERSA LA RAGIONE, È PERSA LA SPERANZA – 26 DICEMBRE 2021

Nelle parole di Kant, l’illuminismo ha sancito l’uscita dell’Uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. E minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro.

Nel corso dei millenni l’Uomo ha lavorato sui propri limiti, dando valore a tutto quello che lo circondava. Di recente, invece, ha scelto di affidare il progresso alla tecnologia, trascurando la propria crescita culturale e personale.
Ripercorrendo il sentiero evolutivo delle Civiltà, già a partire dalla preistoria l’homo sapiens si è ingegnato per riuscire a soddisfare al meglio i propri bisogni partendo dalle risorse a disposizione. Molto più tardi, è riuscito a sfruttare terre come quelle della Mesopotamia, rese ricche e fertili dalla presenza di importanti corsi d’acqua, trasformandole da zone di caccia, stanziali, in importanti centri rurali produttivi. L’impegno, inizialmente dedicato alla mera sopravvivenza, è stato ben presto rivolto alla programmazione e la produzione è stata calibrata non soltanto sul consumo, ma anche sull’accumulo per la conservazione. Dal ragionamento organizzato alla scrittura, alla Scuola. Verso progetti di sempre maggiore stabilità. Dal sacrificio individuale al lavoro condiviso. Dall’individualismo alla sinergia.

Così l’Uomo ha iniziato a generare Cultura.

La Cultura avrebbe dovuto renderlo più forte, proteggerlo da litigiosità e disarmonia e sollecitarlo al pacifico rispetto delle regole.
Fatto è che la crescita dei Popoli è dovuta sempre alla creatività. Oggi continua a essere essenziale che l’Uomo sappia puntare su se stesso.

Circa tremila anni fa, dopo le rivoluzionarie invenzioni in ambito agricolo e l’introduzione della scrittura, Aristotele si convinceva che non ci fosse più nulla da inventare per il benessere materiale dell’umanità. E invece tanto altro avrebbe poi ideato e realizzato.

A un certo punto, però, qualcosa è cambiato. L’Uomo è stato distratto da un falso ideale di felicità. Ha preso a inseguire il capitale. Ha scelto di fare un passo indietro e di tornare all’isolamento, nella moderna veste della virtualità delle relazioni. Sono stati costituiti nuovi equilibri, retti dalla distanza.
Un nuovo illuminismo contemporaneo, che potrebbe portare utilità, con uno sfruttamento razionale e ragionevole dell’innovazione tecnologica.

Ci sono isole ormai del tutto sommerse a causa dell’innalzamento del livello del mare. Un segno, tra i tanti, della deriva portata da una creatività tutta economica e non umanistica, che, puntando alla moneta, calpesta e distrugge.

Ora, tornare indietro è difficile.
È difficile rinunciare all’agio e all’utilità dei beni materiali che ci piace accumulare.
Ma la Rivoluzione non è cosa impossibile.

A questo serve il movimento di persone che ancora ci credono, che riescono a guardare alla verità del benessere condiviso e che si pongono l’ambizioso obiettivo di riportare il sole e aiutare tutti a parlare la stessa lingua del cambiamento. Questa è la missione di pochi coraggiosi che seguono l’esempio degli antichi, di quando, nel XII sec. d.C., sentirono il bisogno di perfezionare strumenti essenziali come il metro, gli occhiali, il microscopio, il termometro o l’orologio.

Occorre riavvicinarsi. Tornare a dialogare e collaborare. Serve riallineare il pensiero.

Accade che potenti nascosti nell’ombra, bramosi di guadagno e di ancora maggior forza economica, pilotino il desiderio del Popolo e contribuiscano a generare nuovi bisogni. Ma le necessità dei singoli così procurate non sono più congeniali alla tenuta dell’habitat.
È necessario riprendere consapevolezza che il vero potere è nelle nostre mani. Ciascuno di noi ha la facoltà di decidere per sé, di non seguire l’indirizzo delle lobby e di prendere le distanze dalla finzione dei social.

Il bene più prezioso per tutti è la mente umana, che può far re il suddito e suddito il re. Spenta la ragione, si spegne ogni speranza per un futuro migliore.
Un mondo senza Cultura è un mondo destinato all’autodistruzione.

Meritocrazia si propone di fare del proprio mondo una nuova Mesopotamia, una terra da curare e coltivare, per raccogliere i frutti della salvezza dell’umanità.



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