
Porte girevoli
Nei confronti della politica e delle persone che fanno politica si nutre, in generale, una certa sfiducia.
Questa valutazione negativa è il risultato di anni di delusioni, di aspettative disattese, di proclami e false ideologie.
Qualche tempo fa, il giornalista Scalfari chiese a Berlinguer quale fosse la sua posizione sulla questione morale. Lui diede una risposta che, riletta oggi, fa capire bene quanto il potere sia condizionante sulle scelte individuali. Raccontò di aver evitato, in una certa fase, di assumere qualsiasi incarico, di essere coinvolto in qualsiasi modo in enti e organizzazioni statali, perché queste cose possono spesso male influenzare l’operato e la moralità di chi chiede ogni giorno la fiducia dei cittadini e combatte davvero la battaglia per l’eguaglianza e per una società solidale, capace di spinte forti da basso
Questa considerazione richiama anche quanto scritto nell’opera enciclica Rerum novarum di Papa Leone XIII, citata tante volte in questi giorni. L’enciclica affida centralità alla questione operaia, ma la affronta in maniera diversa da socialismo e comunismo, sull’idea che la proprietà privata possa essere una virtù, una libera scelta da parte del cittadino lavoratore, che voglia realizzare qualcosa anche a beneficio dei propri successori. Questa libertà non si concretizza in una lotta a testa bassa contro un nemico comune, il ricco, il potente. Si realizza piuttosto tramite la cooperazione tra classi sociali. È contestata, per questo, l’azione politica fatta di guerra e di contrapposizioni.
Capita di frequente che persone che ricoprono importanti ruoli istituzionali poi si lascino coinvolgere in attività lucrative che sottendono relazioni con Stati ostili. Per dettato costituzionale l’Italia ripudia la guerra in ogni sua forma, eppure si lavora ad accordi per la fornitura di armi da fuoco con Paesi certamente non noti per la garanzia dei diritti civili alla propria popolazione.
È venuto fuori di recente che un gruppo di ex parlamentari, il cui manifesto era un importante proclama a favore dei cittadini, ha costituito una società che intende affiancarsi alle Istituzioni per agevolare, in maniera lobbistica, la costruzione di armi e la cessione a terzi di tecnologie belliche. Chi ha rivestito ruoli istituzionali dopo non può coprire le proprie attività dicendo di essere tornato normale cittadino, perché non si può non tener conto dei benefici accumulati grazie alla politica in termini di visibilità e conoscenze.
Si aggiungono imbarazzanti scambi di poltrone.
Porte girevoli.
‘Il potere logora chi non lo ha’, diceva Andreotti.
Gestire il potere è molto, molto complicato.
Anche le migliori intenzioni si dissolvono nello scintillio delle sale di palazzo. Il denaro acceca e porta a calpestare gli ideali, e, peggio, la fiducia mostrata dai cittadini, che si fanno convincere dagli slogan. Credono nella verità di propositi irraggiungibili.
Meritocrazia Italia punta sulla cittadinanza attiva per fare una politica credibile, lontana dagli interessi personali.
Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo anzitutto imparare a gestire bene i rapporti interni, a controllare le passioni, a vivere i ruoli nella consapevolezza che si vince solo con il gioco di squadra.
Sarebbe bellissimo riuscire a creare la Rerum novarum della politica italiana grazie all’apporto di persone che, con costanza e impegno, hanno imparato a esercitare il potere, piccolo o grande, con umiltà e garbo, senza mai attaccare nessuno e ricercando sempre la soluzione migliore nell’interesse di tutti.
Solo così la politica terrà fede alla propria missione, che è quella di assicurare che nessuno resti indietro, che nessuno soffra, che i pregiudizi non abbiano mai la meglio.
La corruttibilità è propria dell’uomo. Insieme alla voglia di potere, di apparire e primeggiare.
Proprio su questa consapevolezza, la nostra missione non deve essere quella di diventare qualcuno di importante, ma di costruire qualcosa di grande a vantaggio di tutti.