Rivoluzionario è chi studia e si impegna
Rivoluzionario è colui che sa puntare sull’azione, che è consapevole che, per cambiare, qualcosa va fatto.
Rivoluzionario è chi non si lascia trasportare dalla corrente, ma cerca sempre di dare una direzione alla propria barca.
Rivoluzionario è chi studia il presente e si impegna per superare le difficoltà, per il bene proprio e degli altri.
La Storia è fatta di alti e bassi. Situazioni spiacevoli non sono mai mancate. Come non sono mai mancati i contrasti, anche ideologici. Da qui, i tentativi di sovvertire l’esistenza. Questo è stato possibile grazie alla forza delle idee, al valore dell’arte, non andando a testa bassa contro l’altro.
Meritocrazia è mossa da un forte desiderio di riscatto, in una rivoluzione umile e garbata, non fatta di odio ma di altruismo. La critica è importante, ma solo quando riguarda le cose, per migliorarle, non anche quando si trasforma in attacco alle persone.
La rivoluzione parte, anzitutto, dalla conoscenza delle sofferenze.
Siamo portati a vivere i dispiaceri con rassegnazione, sentendoci impotenti, trovando conforto nel benessere materiale e convincendoci che accumulare ricchezza sia il metodo migliore per costruire una vita perfetta.
Ci sbagliamo.
Alla crescita del benessere economico si è accompagnato, negli ultimi anni, un grave decadimento valoriale. La crisi della cultura si legge nella superficialità con la quale si cercano scorciatoie per raggiungere obiettivi importanti. Basti pensare a quanto si guadagni oggi mediante la condivisione su alcuni social di immagini intime o video che ritraggono in condizioni ridicole e non dignitose, anche da parte di giovanissimi. Nessun giudizio morale. Ma, eticamente, la facilità nell’arricchimento genera la convinzione che studiare non serva più, che non serva conoscere e approfondire.
Per altro verso, è un fatto che l’agio generi spesso depressione, con conseguente abuso di droghe e psicofarmaci. La disponibilità finanziaria non genera felicità. La felicità è qualcosa che si costruisce con gran fatica.
Quando a un noto politico, ex Presidente del Consiglio, in una storica intervista, un giornalista chiese perché preferisse il potere al denaro, quello rispose che il denaro è solo un mezzo per raggiungere obiettivo e neppure sempre utile. Specie quando non ci si sa dare l’obiettivo giusto. È frequente che si abbia più denaro che obiettivi. Il potere, invece, dà la possibilità di controllare le persone e di avere un riconoscimento sociale.
La vera rivoluzione sta nel lottare perché si tenga la rotta. È chiedersi dove stiamo andando.
Meritocrazia fa la sua rivoluzione creando occasioni di confronto, invitando forze politiche contrapposte allo stesso tavolo.
Dovremmo fermarci, per capire come ridisegnare la società. Per lavorare al decoro urbano, all’accoglienza, alla realizzazione di nuove abitazioni per gli indigenti, alla reale inclusione lavorativa, al welfare aziendale per i dipendenti. Per creare una comunità di cooperazione, che non sia né di destra né di sinistra, ma che sia semplicemente equa e meritocratica. Perché la soluzione più giusta è sempre nel mezzo.
Nel suo lungo percorso, Meritocrazia ha incontrato persone di elevato spessore umano, culturale e professionale, che possono fare la differenza con l’esempio del proprio impegno. Che possono fare, insomma, la vera rivoluzione.
Non a parole.
Ma con azioni concrete.
Anche nel corso dell’ultima direzione nazionale, Meritocrazia ha dimostrato che questo è possibile, avendo il coraggio di affrontare, seriamente, qualsiasi tema, parlando di religione, ambiente, intelligenza artificiale. In occasione della nomina della nuova governance, abbiamo discusso e abbiamo festeggiato insieme come squadra il nuovo traguardo del movimento, perché la rivoluzione vera è anzitutto quella della condivisione, dell’ottimismo e dei buoni sentimenti.