Sempre in bilico

Sempre in bilico

Siamo sempre un po’ in bilico, da quando nasciamo. Dai primi passi alla scuola, ai primi obiettivi da raggiungere, alla scelta del percorso di studi da seguire, agli impegni professionali. Non ci accontentiamo mai, e non troviamo mai stabilità definitiva. Forse non siamo neppure capaci di goderci il presente, e quello che abbiamo e che ci circonda.

Ho riletto di recente La coscienza di Zeno, una inquietante rappresentazione del dispendio di energie senza prospettive.
Siamo costantemente in attesa, e in attesa nell’attesa, tanto da vivere più l’emozione per quello che verrà che per quello che sta già accadendo.
La coscienza di Zeno insegna che le strade obbligate, quelle nelle quali a volte ci forziamo, portano solo a una vita piatta, al desiderio di qualcosa di diverso. Lo si capisce leggendo bene tra le righe della ricerca delle forze giuste per eliminare il fumo dalla propria esistenza, un piccolo piacere ma anche un pericolo, senza riuscirci.

C’è sempre qualcosa che ci è vicino e ci danneggia. A volte senza che ci sia dato accorgercene. In ogni contesto, familiare, lavorativo. La politica sembra vicina alla popolazione, eppure aggrava una situazione già difficile, non la migliora.

In questi giorni si stanno svolgendo i tour della campagna elettorale nella regione delle Marche. Tutti i leader partecipano per sostenere il candidato della propria coalizione, da destra a sinistra. Non ho ascoltato molto di politica vera nei diversi interventi. Solo difese dalle contestazioni avversarie. Nulla sulla condizione delle strade, sulle carenze infrastrutturali, sulla scuola, sulla sanità. Si torna sempre sui soliti temi divisivi: reddito di cittadinanza, guerre nel mondo. Questioni importanti ma lontane dai bisogni del contesto territoriale.
Dobbiamo smetterla di applaudire alle persone, con tifo da stadio, e cominciare ad applaudire alle idee.

Da cittadini, siamo in bilico, perennemente.
Oggi partecipare alla costruzione di idee è un dovere. Dovremmo essere meno indulgenti con noi stessi quando non troviamo il tempo per dire e per fare. Meno scuse e più responsabilità. Perché è colpa di ciascuno di noi per ogni cosa che non va, per ogni stortura, per ogni disagio.
Siamo come le onde, e abbiamo bisogno di espanderci, di farci sentire vivi. Non esiste società felice nella stasi e nell’ignavia.
Alla fine della giornata, si sente il bisogno di sapere che si è fatto qualcosa. Che si sono raggiunti degli obiettivi, anche piccoli. O almeno che ci si è avvicinati un po’.

Noi vogliamo essere diversi da chi si lamenta soltanto. Non vogliamo essere come Zeno. Vogliamo trovare la soluzione, e la vogliamo trovare nell’azione. Vogliamo imparare a camminare, per non essere più in bilico.
Qualcuno pensa che Israele nasca come insediamento nella Mesopotamia, a discapito dei palestinesi. Si dimentica la storia. Il primo insediamento della comunità ebraica risale al 777 a.C. Un popolo che, nei secoli, ha accumulato vessazioni e rabbia.
Allora qual è l’utilità della politica?
La politica non dovrebbe essere fatta di alleanze tra singoli o tra Paesi, dovrebbe essere fatta di idee. Forse sarebbe tutto più facile se qualcuno mostrasse di comprendere le frustrazioni delle genti e le aiutasse a risolvere problemi. Siamo ancora troppo condizionati dall’emotività nelle valutazioni e non capiamo che non sempre è possibile distinguere nettamente tra buoni e cattivi, ma sempre è possibile cogliere disagio e sofferenza. Se solo si impara a guardare con attenzione e lucidità.
È fondamentale portare al Governo persone che abbiano visione e siano in grado di dare una scossa alle coscienze e di portare idee. Sono le idee la goccia che scava la roccia.
Non serve a nulla far sedere tutti i leader attorno a uno stesso tavolo se non c’è davvero la predisposizione al dialogo e ad abbandonare il clima d’odio reciproco.

Si torni a credere nel valore della Cultura, che unisce e aiuta a trovare le giuste soluzioni condivise.



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