SUL CAMPO DI BATTAGLIA DELLA CONCRETEZZA – 29 NOVEMBRE 2020

SUL CAMPO DI BATTAGLIA DELLA CONCRETEZZA – 29 NOVEMBRE 2020

La grande depressione del XIX secolo è sintomo del ciclico avvicendarsi nei secoli di crisi economiche e sociali, talora circoscritte in delimitate aree territoriali, talaltra estese a tutti i popoli per un ineluttabile effetto domino.

Il disagio continua a riproporsi, in contesti diversi e in forme diverse, talora con parvenza di irreversibilità, ma sempre finisce per evidenziare le già macroscopiche differenze tra classi sociali, che lo avvertono in misura più o meno amplificata in relazione al potere di incidenza sulle scelte politiche.

Non a caso, i resoconti di fine ‘800 e, tra gli altri, gli affreschi di verità di Emile Zola insistono sulle diversità di vita di ricchi e poveri e sul divario delle opportunità.

Ciò che a molti sfugge, però, è la reale direzione del rapporto di causalità degli eventi. Le crisi (economiche, sociali, politiche che siano), all’apparenza originare da conflitti tra classi sociali, non fanno altro, in vero, che amplificare quella iniquità sociale nella quale trovano le proprie stesse radici. Va da sé che la strada per anticipare il disagio passa per la rimozione degli ostacoli alle pari opportunità e per la riconquista dell’effettività del principio di eguaglianza sociale.

In nome dell’uguaglianza sono state combattute battaglie sanguinose. All’uguaglianza sono state dedicate le più eclatanti rivoluzioni. L’intolleranza nei confronti delle disparità è emersa in forme dirompenti in più occasioni, con scioperi o più irruente sommosse.

Riportare il sentimento comune alla pari dignità delle genti e sollecitare le emozionalità è importante. Lo è sempre stato. Ma ancor più utile, per la concretezza del risultato, sono programmazione e progettualità. Soltanto lo studio della natura delle differenze sociali può portare a disegnare misure davvero utili a colmare un divario sociale che dipende, fisiologicamente, dalla disparità delle condizioni di partenza, dall’estrazione economica di provenienza come dalle opportunità d’istruzione.

Risolvere il problema vuol dire conoscerne i contorni espressivi.

Per programmare occorre analizzare il piano sul quale intervenire, canalizzare preliminarmente le energie nell’indagine dei risvolti del disagio e nella scoperta delle debolezze, nuove e stratificate nel tempo.

L’uguaglianza, in astratto già conquistata da tutti i popoli, deve trovare realizzazione in tutti gli ambiti, in maniera adeguata al tipo di istanze.
Uno fra i tanti, nel principio la Giustizia non fa distinzioni tra ricco e povero, «tutti sono uguali davanti alla legge». Eppure la realtà racconta una storia diversa. Chi decide conserva rapporti con il potere pubblico che talora finiscono per condizionare la decisione, con sommersa confusione dei ruoli e sviamento della forza delle istituzioni da fini di tutela degli interessi dei rappresentati a beneficio esclusivo di istanze individuali dei rappresentanti.
Parimenti, la difesa è diritto fondamentale di tutti, ma i costi di accesso alla giustizia sono preclusivi per chi è in condizioni economiche svantaggiate. Senza contare le maggiori opportunità di riuscita di chi può permettersi di pagare per un difensore più capace o più influente.
Ancora, forza lavoro e capitale saranno sempre fattori indissolubilmente connessi, ma i termini del rapporto meritano di essere ripensati, perché il lavoro – non calibrato sul parametro quantitativo delle ore impegnate ma organizzato su obiettivi – sia per tutti non strumento di sopravvivenza e momento di erosione della propria serenità, ma strumento di alta auto-realizzazione di sé e delle proprie aspirazioni.

Fino a quando la battaglia per l’eguaglianza resterà confinata sul campo dell’ideologia, il problema sarà destinato a restare insoluto. E il disagio a crescere.

Serve dare concretezza agli ideali, non livellando acriticamente, ma accettando e valorizzando le diversità e incastrando i pezzi del puzzle sociale nel modo più adeguato a render merito alle competenze e utilità ai bisogni. Le diversità sono soltanto il presupposto della complementarietà.

In un contesto in continuo mutamento, segnato dall’evoluzione tecnologica e dall’avanzante multiculturalismo, la riflessione cambia, ma l’obiettivo è sempre quello di garantire la libertà partecipativa a una società fatta d’esistenze libere e dignitose.

Questa la direzione del viaggio di Meritocrazia Italia, impegnata a comprendere i fenomeni attuali, per conoscere anche quelli passati e trarne insegnamento per il futuro

Questa la direzione del viaggio di Meritocrazia Italia, impegnata a comprendere i fenomeni attuali, per conoscere anche quelli passati e trarne insegnamento per il futuro.

 



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