Vicini, nell’immensità dell’Universo

Vicini, nell’immensità dell’Universo

Ci sentiamo piccoli pensando alla grandezza dell’universo, lasciandosi andare alla contemplazione del cielo e immaginando tutto quello che non si può vedere a occhio nudo, pensando all’infinito che ci circonda. Così quei problemi del quotidiano che sembrano insormontabili sono poca cosa dinanzi alla drammaticità di tante questioni sociali.
È un fatto di prospettiva.

Dallo studio dell’immensità dello spazio sono nate le tante teorie sulle costellazioni e sulle galassie. Affascinano ancora oggi, a distanza di secoli, le scoperte Galileo Galilei, o la teoria del Big Bang, che riporta la complessità di stelle, pianeti e sistemi solari a un’incredibile improvvisa esplosione. Tanto ancora non si conosce e tanto c’è da scoprire.
Il timore per l’ignoto e il rispetto per l’infinito hanno portato alla nascita di tanti diversi credi religiosi, alla ricerca di una ragione al tutto, che altro non è che ricerca della speranza. Si affidano le origini della nostra esistenza a un’entità superiore, responsabilità di ciò che è e capace di reggere ciò che sarà.
Come. E perché.

Dall’universo impariamo tantissimo. Trasmette desiderio di libertà. E riunisce tutti attorno a un’origine e un destino comuni. Spinge a sentirsi più solidali. Nell’immensità, avvicina.
È stato proprio questo a spingere la civiltà romana, ad esempio, a creare dal diverso l’uguale, a fare sintesi di civiltà, facendo leva sulla capacità di scambio, d’integrazione. A trovare il principio della vera globalizzazione.
Un processo che si arresta dinanzi alla perdita dei valori.
Se si perde il senso dell’unità e vince la brama di autoaffermazione, in un conflitto costante con ciò che è altro da sé, nessuna forma di aggregazione, anche a livello internazionale, può davvero riuscire. Nessuna coesione si può reggere sui giochi di potere.
Su queste basi si costruiscono solo guerre. Su queste basi, solo distruzione.
I drammatici noti fatti dell’11 settembre dimostrarono prima d’altro di quale divisione sia caratterizzato il mondo. Segno tangibile di una continua lotta al predominio.

Serve tornare all’essenziale. A riscoprire la priorità dei buoni sentimenti.
Per natura, l’uomo nasce dall’oscurità cercando la luce e il nutrimento.
Questo bisogna tornare a fare.

Meritocrazia mette passione e volontà nella costruzione del giusto piano delle priorità, in coraggiosa reazione, senza lasciarsi distrarre dalla tanto diffusa tendenza all’odio. Per costruire, senza distruggere.
L’ignavia, che porta isolamento e guerra, è l’unico nemico da abbattere. Contro l’ignavia vale la pena di lottare.
E questo sentimento deve riuscire a vivere fuori di noi, nell’opera di tutti i giorni, Va messo in condivisione, innescando un contagio di passione e giusti valori.
Il successo non è mai questione individuale. È sempre conquista collettiva.
Il successo di Meritocrazia è il successo di tutti coloro che hanno compreso di poter essere, insieme, motore del cambiamento.



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