AFFERMARE ‘PER IL BENE DELL’ITALIA’ NON SIA UN PRETESTO PER SOTTRARSI ALLE PROPRIE RESPONSABILITA’ – COMUNICATO 09.02.21

AFFERMARE ‘PER IL BENE DELL’ITALIA’ NON SIA UN PRETESTO PER SOTTRARSI ALLE PROPRIE RESPONSABILITA’ – COMUNICATO 09.02.21

Gli interventi operati in fase emergenziale si sono rivelati non completamente adeguati a dare supporto ad un tessuto economico e sociale ormai scomposto. Debolezze già in essere si sono acuite e nuove fragilità sono venute all’evidenza.

La crisi ha avuto un impatto disastroso soprattutto sul mercato del lavoro, con ovvi riflessi nel sociale.
Che il rischio occupazionale si sia amplificato in occasione dell’emergenza pandemica è fatto noto. Noto è che il maggiore problema resti l’occupazione femminile, che negli ultimi mesi segna una preoccupante battuta d’arresto. Conclamato, a questo proposito, è anche il divario a livello territoriale: l’impegno delle donne precipita al 33% nel meridione (a fronte di un tasso d’occupazione del 60% al nord). Non trascurabile il problema delle condizioni lavorative delle donne straniere, con accesso a stipendi inferiori alla media nazionale.

Eppure, per quanto la gravità della questione sia pacifica e continuo oggetto dei proclami di una perenne propaganda elettorale, non è ancora definito un adeguato piano di interventi.
Nonostante il blocco dei licenziamenti, più di 440.000 posti di lavoro sono già andati persi. È che la tensione del momento ha favorito il ricorso a contratti a tempo determinato, a scapito della stabilità.

In risposta, la legge di bilancio prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro per la stabilizzazione di 500.000 precari e l’assunzione di 11.600 lavoratori.

Meritocrazia Italia insiste nell’opportunità di adottare misure di struttura, poco utili sussidi finanziari a pioggia.
Più importante è operare una seria revisione del sistema degli ammortizzatori sociali e attivare politiche del lavoro realmente incisive.
Occorrono misure in grado di dar bilanciamento alle esigenze dei lavoratori, che invocano stabilità, e a quelle delle imprese, che dovrebbero essere messe nelle condizioni di adattare le proprie capacità organizzative in relazione ai rapidi mutamenti dello scenario (anche) internazionale. Serve assicurare flessibilità e sicurezza al mercato del lavoro.

In questa direzione, Meritocrazia reputa fondamentale:

– riformare il sistema reddito di cittadinanza in reddito di inclusione o reddito di sostegno, a supporto e integrazione di minimi salariali stabiliti per legge, e come incentivo alla richiesta lavoro;

– predisporre sistemi di premialità a favore delle imprese in grado di mantenere o incrementare il livello di occupazione in essere, misura più adatta a garantire un contemperamento di interessi di lavoratori e imprese rispetto a quella del blocco dei licenziamenti;

– correggere le politiche del lavoro nel senso di assicurare una più equa distribuzione delle opportunità, contro ingiustificate distinzioni di genere, verso una reale inclusione e a beneficio della ripresa del Paese (le statistiche dello European Institute for Gender Equality riferiscono di un potenziale aumento del Pil pro capite dal 6,1% al 9,6%);

– predisporre un Testo Unico Fiscale che contenga sgravi fiscali e chiusura tombale dei debiti verso lo Stato, a saldo e stralcio, per consentire il mantenimento occupazionale;

– promuovere il risanamento del comparto turistico e la maggior tutela dei lavoratori del settore, con la sospensione del pagamento di tasse e tributi almeno fino al 31 dicembre 2021, la previsione di maggiori investimenti per la digitalizzazione dei contenuti, la predisposizione di un fondo destinato alla formazione di nuove figure professionali in relazione alle nascenti esigenze del mercato, l’accesso al credito a tasso zero per la riqualificazione dell’offerta ricettiva, secondo parametri di sostenibilità integrata, e l’aumento del fondo turismo e cultura presso il Mibact da 400 a 800 miliori di euro;

– investire nella digitalizzazione del settore agricolo, d’allevamenti e agroalimentare, anche per agevolare l’impiego femminile;

– nel settore sanitario, i) allargare la pianta organica di medici e operatori sanitari, soprattutto all’interno dei reparti ospedalieri, per l’inadeguatezza, dopo anni di blocco del turn-over, a garantire utili livelli qualitativi e quantitativi di assistenza; ii) aumentare le borse di studio per la partecipazione a corsi di studio specialistici in medicina generale e specializzazioni, per il superamento dell’annoso problema dell’imbuto formativo; iii) rendere possibile l’assunzione di personale infermieristico e di studio per tutti i medici di famiglia, per creare micro-team sul territorio;

– favorire l’occupazione delle persone diversamente abili, anche a supporto dei servizi sociali e nell’assistenza di anziani e per lavori di pubblica utilità;

– promuovere la partecipazione universitaria femminile nei settori a carattere più ‘tecnico’, a maggiore frequenza maschile;

– con riferimento al settore moda, particolarmente afflitto dall’emergenza pandemica, i) sospendere i debiti erariali fino al 31 dicembre 2021; ii) calcolare il credito d’imposta fino all’80% sulle giacenze di magazzino riportate in bilancio 2020; iii) defiscalizzare il costo lavoro del 50% per il rientro in attività degli addetti ai lavori; iv) favorire la valorizzazione del Made in Italy, mediante il ricorso ai canali istituzionali di ICE sui territori internazionali, con referenti provenienti dai vari settori della filiera della moda; v) creare un sistema virtuoso di aree interne alle aziende italiane che operano sui mercati internazionali, che fungano da Zone Franche Temporanee per evitare l’aggravio dei costi; vi) prevedere finanziamenti a fondo perduto fino al 25% del fatturato 2020 per nuovi investimenti in formazione, digitalizzazione e internazionalizzazione; vii) prevedere un sistema di incentivo fiscale (cancellazione dell’Irap) per le aziende che basano la politica commerciale su prodotti Bio Organic e Rigenerati, con certificazione Made in Italy;

– assicurare la ripresa del settore dello sport, con immediata riapertura delle strutture al chiuso con ingresso contingentato e sistema di contact tracing collegato con le strutture sanitarie del territorio, concessione a titolo gratuito di aree verdi urbane alle ads e ssd dell’area per lo svolgimento di attività all’aperto, e finanziamento a fondo perduto fino al 25% per le strutture con almeno 10 collaboratori sportivi;

promuovere politiche di conciliazione e welfare anche nelle professioni, con interventi strutturali e non occasionali che consentano soprattutto alle donne iscritte agli albi di conciliare i ruoli ricoperti, a favore della maternità, e mediante il finanziamento degli oneri di sostituzione delle professioniste in caso di assenza per maternità;

– consentire l’accesso al credito a tasso zero per la riqualificazione delle imprese secondo parametri di sostenibilità integrata con cancellazione della CRIF e far diventare requisito per i finanziamenti la rendicontazione in chiave BES dei progetti di sviluppo locale;

stabilizzare i precari del sistema scolastico;

rivedere il sistema pensionistico;

– insistere nelle utilità delle ZES, sicuro volano per gli investimenti e per la costruzione di un ecosistema industriale in grado di sostenere l’economia del Paese e far ripartire l’occupazione, con valorizzazione del Made in Italy e dell’innovazione, colmando la lacuna del PNRR; necessario è non soltanto dare piena e immediata operatività alle Zes già istituite, ma anche celermente procedere all’attivazione di nuove (soprattutto nel Meridione insulare), congiuntamente all’applicazione di misure atte a valorizzare le specificità dei territori, come ad es. le zone franche nelle loro varie declinazioni;

– assicurare adeguati livelli di giustizia, riformando il CSM e annullando il correntismo per le vie di una riforma strutturale dei processi nel senso dello snellimento (anche con miglioramento della digitalizzazione) e dell’economicità, e dell’aumento della dotazione organica del personale amministrativo e togato.



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