Con la riforma dell’assistenza territoriale, si scongiuri il rischio di una ‘prossimità lontana’

Con la riforma dell’assistenza territoriale, si scongiuri il rischio di una ‘prossimità lontana’

È nei progetti fin dalla passata legislatura la definizione di una nuova architettura per l’assistenza territoriale, con la realizzazione di case della salute, ospedali di comunità e modalità erogative di servizi legate a strutture più o meno grandi da individuare e spesso costruire sul territorio.
Poco, delle risorse del PNRR, sembra essere destinato al personale medico-sanitario.

Per la verità, sono già tanti, su tutto il territorio nazionale, i presidi che potrebbero essere utilizzati per garantire maggiore assistenza alla popolazione: tra i più grandi, distretti sanitari ed ex ospedali, e, tra i più piccoli, studi dei medici di medicina generale e farmacie convenzionate.
Nei grandi centri urbani, con densità abitativa elevata, la nuova architettura disegnata per la medicina territoriale sembrerebbe in grado di garantire la giusta assistenza ai cittadini.
L’Italia però è disseminata anche di Comuni al di sotto di 1.000 abitanti, con una densità abitativa particolarmente bassa.

Si paventa allora una sorta di ‘prossimità lontana’, con strutture territoriali che dovrebbero garantire a tutti l’assistenza di prossimità ma ben lontane dai centri minori.

È fondamentale strutturare con attenzione i presidi spoke, che dovrebbero fungere da satelliti rispetto agli hub costituiti dalle case si comunità, in quanto unici veramente vicini alle residenze e ai bisogni dei cittadini.

Alla luce di queste considerazioni, Meritocrazia Italia torna a invocare:
– il reclutamento di personale amministrativo e infermieristico per tutti i medici di famiglia e pediatri di libera scelta (c.dd. micro team);
– la possibilità di aumentare il massimale in tutti gli ambiti territoriali in cui vi siano carenze andate deserte e i cittadini rischino di restare senza medico;
– l’introduzione dello ‘psicologo di famiglia’, al fine di tutelare meglio anche la salute mentale dei cittadini;
– la rivisitazione della geografia delle case della salute, utilizzando le strutture esistenti per quanto possibile al fine di non sprecare importanti risorse economiche e non contribuire ulteriormente alla cementificazione delle nostre città.

Stop war.



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