Contro il dramma sociale della violenza di genere, educare soprattutto all’utilizzo dei social

Contro il dramma sociale della violenza di genere, educare soprattutto all’utilizzo dei social

Il caso di Giulia Cecchettin riaccende i riflettori su un dramma moderno.
Giulia è stata la 105° vittima di femminicidio da inizio anno. Un primato tristissimo quello dell’Italia, tra i primi 5 Paesi in Europa per violenza di genere.

Tra le varie proposte, si torna a parlare di ‘educazione alle relazioni’ nelle scuole superiori.
L’iniziativa è allo stato embrionale, ma, secondo l’idea condivisa dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, si dovrebbe trattare di un’ora a settimana di educazione sentimentale nelle scuole superiori, e incontri per tre mesi all’anno, per un totale di 12 sessioni. Al proposito quello di promuovere il rispetto e la consapevolezza sulle conseguenze degli abusi, dovrebbero essere previsti l’intervento di specialisti e personaggi noti, capaci di meglio catturare l’attenzione dei giovani; e la guida di un docente, in qualità di moderatore, con il supporto occasionale di psicologi, avvocati, assistenti sociali e organizzazioni contro la violenza di genere.
Si preme molto anche sull’utilità del numero verde antiviolenza 1522.

Il progetto è motivato da obiettivi condivisibili, ma non può non rilevarsi, per un verso, che la formazione, specie su queste tematiche, dovrebbe partire fin dall’infanzia, e, per l’altro, che la soluzione al problema non può essere rimessa esclusivamente alle scuole. Non può trattarsi soltanto di attività didattica. Fondamentale è il coinvolgimento di ogni organizzazione sociale, di carattere sportivo o ricreativo. Perché ogni momento di socializzazione possa utilmente contribuire all’educazione al confronto e al rispetto.
Non va sottovalutato, poi, il peso del contesto familiare.

Scuola, famiglia, Istituzioni, strutture aggregative di ogni tipo dovrebbero essere messe in relazione per un lavoro sinergico di formazione che non riguarda soltanto i giovani. L’analfabetismo affettivo riguarda purtroppo, e prima di tutto, molti adulti.

Meritocrazia Italia, dunque, chiede al Governo di riportare il problema alla dimensione sistemica nella quale merita di essere affrontato.
Si dedichino delle ore di lezione all’educazione alla relazione, ma si provveda anche a
– introdurre lo psicologo come figura stabile presso ogni istituto scolastico, per fornire supporto ai giovani disorientati o in difficoltà e favorire la capacità di denunciare stalking, bullismo o abusi;
– puntare, nella programmazione televisiva, su contenuti maggiormente educativi;
– introdurre una nuova regolazione sull’uso dei social network, secondo le linee già condivise da Meritocrazia nei precedenti comunicati e nel verso di fissare dei limiti al tempo di utilizzo, per evitare che uno strumento utile per la crescita e la libertà di espressione possa interferire con la formazione dei giovani, manipolandone emozioni e sentimenti, alimentando odio e divisione, e portando al già dilagante isolamento sociale. L’educazione affettiva passa anzitutto per l’educazione digitale, a comportamenti responsabili.

Stop war.



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