CRISI D’IMPRESA E VALORE DEL CAPITALE UMANO

CRISI D’IMPRESA E VALORE DEL CAPITALE UMANO

L’arma della spregiudicatezza creativa

La prevenzione della crisi d’impresa è una delle tematiche alle quali è stata prestata maggiore attenzione nell’ultimo biennio.
Numerosi gli interventi di carattere giuridico e tanti gli strumenti introdotti di prevenzione e sostegno all’economia italiana.

A voler ripercorrere velocemente il senso della riforma, l’imprenditore dovrebbe strutturare la propria attività attraverso assetti proporzionati e adeguati all’attività effettivamente svolta, con riferimento a struttura e sistema contabile, gestionale e di controllo (la riforma dello scorso dicembre ha reintrodotto la figura del sindaco unico per le società che raggiungano i limiti dimensionali previsti).
Un percorso volto a responsabilizzare l’imprenditore e renderlo consapevole del perimetro della propria attività prima del default, e a non indurre creditori ed enti di controllo a denunciare gli squilibri presenti consentendo l’accesso alle procedure imposte per la gestione della crisi.
Gli interventi successivi se, da una parte, hanno legittimato la denuncia da parte di terzi di eventuali situazioni di squilibrio sfuggite all’imprenditore (e le procedure d’allerta ad oggi non ancora in vigore), dall’altra hanno introdotto processi di intervento rivisti allo scopo di sfuggire lo stallo economico che ha seguito il primo lockdown.

Indici di crisi, misure di allerta, gestione della crisi da sovraindebitamento e la neo introdotta composizione negoziata della crisi di impresa non sono altro che protocolli informativi e di intervento alle situazioni economiche di squilibrio.

Ma, a poche settimane dall’entrata in vigore delle prime previsioni volte a imporre un’organizzazione imprenditoriale adeguata all’attività esercitata, è occorso un evento emergenziale senza precedenti di recente memoria, che ha inciso in maniera devastante sulla capacitò di gestione dell’impresa.
Il protrarsi della crisi ha scoraggiato le imprese di piccole e medie dimensioni, soffocate anche dall’aumento dei prezzi degli approvvigionamenti e dal rincaro dei consumi.
A tali criticità si sono aggiunte quelle indotte dalle limitazioni all’accesso ai luoghi di lavoro, dalla complicata gestione economica e organizzativa della vita familiare, dalle quarantene fiduciarie e imposte, dal problema sanitario e dall’impossibilità di progettare il futuro oltre il limite imposto dall’attualità.

Di fronte a questo quadro desolante, le misure si sono rivelate (utili, ma) insufficienti.

E allora, mentre molte aziende si sono arrese all’impossibilità di far fronte alla crisi, altre hanno saputo intravedere nella solidarietà aziendale un’opportunità di sostegno e confronto. Di fronte alle difficoltà, la soluzione non poteva che essere nella creatività e nel migliore investimento sulle persone.

Così, mentre l’ambiente esterno rivendica presenza e progettualità futura, gran parte dell’Italia riscopre il proprio essere, il proprio margine di investimento e la propria risorsa esterna: l’elemento umano. Non solo maggior conoscenza dell’altro, ma trasversalità del saper fare e gestire. Conoscenza voluta e cercata nel bisogno quale fonte di maggior progettualità futura, rispetto dell’essere e delle capacità altrui.

Alla severità degli standard imposti, la risposta più semplice: il prodotto interno umano, la capacità delle persone, l’investimento più sicuro del saper fare e del voler costruire. Perché, oltre numeri e proiezioni, ciò che oggi sembrerebbe aver finalmente raggiunto una soglia di rilievo anche nei processi di sostegno alla nostra economia è la fiducia nei confronti delle persone e il rispetto delle capacità imprenditoriali.
Mai come in questo momento nascono strutture di collaborazione imprenditoriale, attività giovanili di recupero dei mestieri dimenticati e delle forme aggregative qualificate. Si parla di rete imprenditoriale e di sostegno trasversale, si guarda al futuro con business plan finanziari e progetti di investimento e qualificazione umana.
Non solo.
Si investe nell’alimentare e nell’agricoltura dei prodotti dimenticati, nell’artigianalità di mestieri sconosciuti.
Ci si cura di più della qualità del tempo e del benessere.
Si riscoprono le potenzialità di un territorio resiliente.

La scala del Merito si rivela sempre l’investimento più adeguato, in quanto volto a una progettazione qualitativa eccellente. Puntare sul Prodotto Interno Umano è l’unica garanzia di adeguatezza gestionale di imprese che di poco superano il limite dimensionale di una famiglia.

Oggi la pandemia ha avuto l’utilità insperata, pur nelle note pieghe di tragicità, di far riscoprire al Paese quella spregiudicatezza creativa che è sempre stata il suo punto di forza.

Ma le imprese vanno incoraggiate, formate e supportate, anche attraverso incentivi fiscali ed economici, ad esempio con l’introduzione la valutazione del merito qualitativo del progetto da finanziare, affinché il rilancio economico si accompagni a un vero rilancio sociale, sempre più di valorizzazione e coinvolgimento della persona.



<p style="color:#fff; font-weight:normal; line-height:12px; margin-bottom:10px;">Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso consulta la nostra Privacy Policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.</p> Leggi la nostra cookie policy

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi