Dalla Sanità alla Giustizia, la manovra finanziaria non trascuri l’essenziale
La manovra finanziaria, approvata lo scorso ottobre, si pone l’obiettivo di sostenere famiglie e imprese in un contesto economico caratterizzato da inflazione, aumento dei costi energetici e incertezza globale.
Tante i passaggi chiave, dal taglio del cuneo fiscale (per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 35.000 euro, l’aliquota marginale IRPEF scenderà dal 27% al 25%; per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 40.000 euro, l’aliquota marginale IRPEF scenderà dal 38% al 35%); la riforma Irpef (la nuova scala di aliquote Irpef sarà composta da tre scaglioni, con aliquote che vanno dal 23% al 43%), alle detrazioni alle imprese che assumono, a tempo indeterminato, giovani under 35; agli investimenti in sanità (3 miliardi di euro in più per il Fondo Sanitario Nazionale, per finanziare investimenti in infrastrutture, personale e tecnologie); alle misure a favore della famiglia (1,5 miliardi di euro per l’assegno unico e universale per i figli minori, 300 milioni di euro per il bonus asilo nido, 50 milioni di euro per il bonus baby sitter). Si posticipa all’1 luglio 2024 l’applicazione dell’imposta sul consumo di manufatti monouso e delle bevande analcoliche; si riduce l’aliquota Iva sul latte in polvere o liquido per l’alimentazione dei lattanti e altri prodotti alimentari per bambini; si introduce una nuova aliquota ridotta dell’Iva per i prodotti assorbenti e tamponi destinati all’igiene femminile; e si incentivano gli investimenti per gli investitori privati, con conferma delle garanzie pubbliche, a supporto di progetti di natura sociale e soprattutto nei settori capaci di generare valore aggiunto, come ad esempio i progetti nelle infrastrutture strategiche, nell’ecologia e transizione tecnologica.
Meritocrazia Italia ha già fatto pervenire alle Istituzioni, con i precedenti comunicati, le proprie impressioni e numerose proposte integrative e modificative (v. comunicati del 16 ottobre, 4 novembre, 16 novembre 2023).
Nell’ambito del mercato delle locazioni, in linea con le richieste di maggiore attenzione per la legalità e di equa distribuzione della tassazione, oggi mostra il proprio apprezzamento per la c.d. legge Airbnb, su affitti brevi e turistici, per i quali è oggi possibile optare per la cedolare secca (che passerà dal 21 al 26%). Un modo per dare tutela ad alberghi e strutture professionali che operano nel settore dell’accoglienza e rendere più competitivo locare alle famiglie.
Per altro verso, meriterebbe un ripensamento la scelta di puntare sull’aumento Iva per i prodotti per l’igiene femminile e per alcuni dei prodotti per l’infanzia, che non saranno più soggetti all’Iva al 5%, ma assoggettati a un’aliquota del 10% trattandosi di prodotti necessari il cui acquisto impatta sul bilancio familiare.
Pure non condivisibile risulta che il diritto alla detrazione per le imprese e professionisti di fatture ricevute datate dicembre e registrate nel mese di gennaio 2024 debbano continuare confluire nella prima liquidazione Iva utile del 2024. In tale situazione, attualmente non è possibile portare in detrazione l’Iva assolta sull’acquisto nella liquidazione di dicembre che causa in molti casi un pregiudizio finanziario alle aziende e professionisti, costretti a indebitarsi o applicare al tributo sanzioni e interessi per regolarizzare il tardivo pagamento. Si è persa l’occasione di anticipare quanto già previsto nella legge delega per la Riforma fiscale che comporterà un periodo più ampio per la sua attuazione.
Si comprendono le difficoltà di gestione della spesa pubblica, specie considerata la necessità di rispettare i limiti di bilancio imposti dalla Commissione europea, ma alcune delle misure adottate dovrebbero essere comunque riviste alla luce di una revisione complessiva della spesa pubblica, partendo anzitutto dal settore della sanità, dove è necessario un’opera di analisi e revisione della spesa complessiva.
Senza un adeguato aumento delle retribuzioni del personale sanitario, si acuirà la carenza di professionisti con incentivo all’abbandono del SSN, o, peggio, alla fuga all’estero. Urge una programmazione sanitaria che contenga previsioni demografiche e di domanda, anche perché oggi, vengono richiesti più medici e mancano gli infermieri.
Meritocrazia ritiene poi essenziale puntare su un’equa e paritaria possibilità di accesso al sistema di Giustizia, con una riforma mirata alla tutela dell’effettività dei diritti dei cittadini non alla soluzione di un problema tributaria dello Stato. In uno Stato realmente democratico e civile, non possono ricadere sui cittadini i costi della Giustizia, che non deve essere un affare per ricchi. Più volte è stata sollecitata l’eliminazione o l’abbassamento delle barriere economiche all’accesso alla giustizia, mediante la riduzione del contributo unificato e la soppressione, in ambito penale, dell’anticipo delle spese di giustizia per l’accesso al fascicolo. L’accesso alla Giustizia è un diritto fondamentale che non può essere condizionato da un interesse puramente economico; non sia la manovra di aumento dei costi di accesso al contenzioso, giustificato dalla migliore scelta di una soluzione immediata alternativa, la copertura di un’ulteriore compressione del diritto alla difesa che ciascun cittadino ha e deve vedere mantenuto e garantito.
Non restino fuori dal piano, poi, adeguati investimenti rivolti
– alla riqualificazione urbana, con particolare attenzione per le periferie;
– al monitoraggio delle reti autostradali per la riduzione dei disservizi, che sono ormai all’ordine del giorno;
– all’istituzione di un commissariato straordinario per la regolamentazione degli sviluppi dell’intelligenza artificiale.
Stop war.