Decreto Siccità: oltre misure-tampone, l’urgenza è anche nella programmazione

Decreto Siccità: oltre misure-tampone, l’urgenza è anche nella programmazione

Da Nord a Sud la siccità sta mettendo in ginocchio l’Italia.
Una crisi la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso.

L’azione politica è ormai da tempo calibrata sull’emergenze e anche la soluzione a questo problema è affidata a un decreto, il c.d. decreto Siccità, relativo a un pacchetto di interventi destinati a entrare in vigore entro al fine del mese di giugno.
Nel provvedimento dovrebbero essere comprese le prime misure per ridurre gli sprechi d’acqua. Tra le ipotesi, anche lo stop alla distribuzione in orario notturno, e la priorità ai bisogni primari (ad esempio, con divieto di riempire le piscine).
L’ultima parola spetterà alle Regioni, che sceglieranno, con apposite ordinanze e in coordinamento con la protezione civile, come affrontare l’emergenza. Alcune hanno già razionato il consumo di acqua e dichiarato lo stato di calamità naturale. Tutte hanno avanzato richiesta di fruire dei fondi del PNRR per combattere la crisi.

Fatto è, però, che un’eventuale dichiarazione di stato di emergenza, comunque ineludibile, non servirà a introdurre gli interventi strutturali invocati da anni. Servirà, al più, a favorire l’erogazione di più ristori a favore delle aziende agricole che rischiano di perdere una parte importante del raccolto e a mettere a disposizione le risorse necessarie per l’eventuale intervento di autobotti.

Soliti interventi a tampone, dunque, lontani da una logica programmatoria di riforme di sistema volte a risolvere davvero il problema.

Meritocrazia Italia, che già da oltre un anno lancia l’allarme, torna a riportare l’attenzione sulla necessità di riconoscere, assieme al bisogno di misure immediate intese a garantire l’approvvigionamento idrico, l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi e ragionare su interventi di medio-lungo periodo, come:
– efficientamento della rete infrastrutturale idrica nazionale, che attualmente sconta le gravissime carenze che comportano una perdita media del 50% delle acque;
– recupero degli invasi per la raccolta delle acque piovane nei periodi invernali;
– bacinizzazione delle risorse idriche e desalinizzazione delle acque marine.
Sono soltanto alcuni dei possibili interventi da attuare nel futuro. Tante le proposte già avanzate con i precedenti comunicati.

Prioritario è poi, oggi più di ieri, intervenire sui cambiamenti climatici.
La progressiva desertificazione non sta soltanto stravolgendo interi ecosistemi e cambiando il volto dei paesaggi terrestri, ma, senza le giuste misure di contenimento, le conseguenze saranno catastrofiche anche per biodiversità e salute delle persone, con grave impatto anche su benessere mentale, aumento dei conflitti, migrazioni forzate. Il problema non sono soltanto agricoltura e industria, pure in estrema difficoltà.
Urgono politiche di adattamento che vadano di pari passo con quelle tese ad abbattere le emissioni climalteranti per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, come previsto dall’Accordo di Parigi, abbandonando i combustibili fossili e puntando su fonti rinnovabili, risparmio/efficienza energetica e decarbonizzazione in tutti settori.

Stop war.



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