DIGITAL DIVIDE: ORIGINI E FUTURO

DIGITAL DIVIDE: ORIGINI E FUTURO

Nel panorama mondiale, l’origine del termine ‘digital divide‘ risale ai primi anni ‘90 e si riporta agli Stati Uniti, dove la possibilità di utilizzare il computer era riservata solo ad alcuni gruppi etnici. Il concetto di divario digitale divenne di uso comune successivamente, quando l’allora Presidente Clinton sottolineò la necessità di colmare la disparità di accesso alle fonti telematiche tra la popolazione del Paese.
Nel corso degli anni l’accesso a internet ha subito una pressante evoluzione, dai circa 2 milioni di utenti (internauti) nel 1993 ai quasi 580 milioni nel decennio successivo.
La rapida impennata è dipesa soprattutto dal fatto che i Paesi di tutto il mondo, e le maggiori organizzazioni, si sono mobilitati sin da subito perché hanno avvertito la necessità di spingere in una direzione che avrebbe cambiato le sorti economiche di qualsiasi ente, organizzazione e Stato.

Col tempo è cambiato il significato originario dell’espressione ‘digital divide‘: se, inizialmente, il riferimento era alla difficoltà di accesso al network da parte degli utenti, oggi si intendono ’emarginati digitali’ non solo coloro che non possono accedere per mancanza di infrastrutture, ma anche coloro che hanno difficoltà nel gestire le proprie attività digitali e non possiedono le conoscenze culturali e le abilità necessarie per poter vivere nel migliore dei modi l’esperienza digitale .

L’eliminazione del digital divide è considerata a livello europeo uno dei pilastri di tutti i recenti piani per lo sviluppo della Società dell’Informazione.

Nel caso specifico dell’Italia, nei primi anni 2000, il digital divide fu particolarmente avvertito per via della complessa configurazione geografica e morfologica della Penisola. Limitò lo sviluppo di enormi fette del territorio, ponendo il Paese in un inaccettabile svantaggio competitivo rispetto agli altri Stati europei.
Oggigiorno, sul piano nazionale, l’obiettivo è dotare entro il 2026 il 70% della popolazione di competenze digitali.

A livello locale, la Basilicata, attraverso il Programma Operativo Regionale 2007/2013, si è posta l’obiettivo di sviluppare la conoscenza, il potenziamento della ricerca, innovazioni e sviluppo delle reti.
Con il ‘Piano No Digital Divide’, attuato dalla Regione, si è avviata una definizione territoriale improntata a superare il gap preesistente sul territorio lucano. Il Piano aveva infatti l’obiettivo di superare il problema non solo a vantaggio dei cittadini, ma anche e soprattutto per permetterne la fruizione a imprese e pubblica amministrazione.
Tra gli scopi:
– il superamento del digital divide attraverso l’estensione della banda larga tramite tecnologie ADSL e/o tecnologie alternative (wireless, satellitari, mobili);
– l’estensione delle reti ad alta capacità (maggiore capillarità della fibra ottica) per garantire la migrazione verso i servizi di connettività basati sulle reti di nuova generazione;
– l’incentivazione e lo sviluppo della domanda di servizi a banda larga al fine di sostenere gli investimenti autonomi degli operatori di telecomunicazioni nelle aree in digital divide.

E’ storia recente anche la sfida lanciata nel 2016, per lo sviluppo attraverso un roadshow in 5 tappe con protagonista la città di Matera, mediante la realizzazione di un’infrastruttura di reta a Banda Ultralarga(BUL).
Una sfida ambiziosa, che permetterà di lanciare nello spazio virtuale l’intera Regione attraverso un accesso diffuso a servizi di connettività rapidi ed efficienti.
Tale progetto vede protagonisti la p.a. e gli operatori privati chiamati a realizzare le infrastrutture necessarie in un territorio alquanto difficile ed impervio.

Ad oggi la Basilicata si pone al secondo posto per l’attuazione del piano BUL. La città di Matera ha già concluso i lavori.

Tuttavia occorre fare ancora molto, a partire dal divario digitale tra alcuni territori e tra individui dello stesso ambito, per evitare di creare sacche di disuguaglianza sociale.
Il divario digitale è divario sociale.

Maggiore attenzione andrebbe rivolta alle zone rurali e alle c.dd. aree bianche, quelle zone meno densamente popolate e, dunque, a ‘fallimento di mercato’ perché dotate, attualmente, solo di servizi ADSL, al fine di azzerare il digital divide tra le città capoluogo e il tessuto dei piccoli paesi mediante una rete wifi di comunità che garantisca anche un basso impatto ambientale.

Utile potrebbe essere anche l’organizzazione di una seria campagna informativa sulle potenzialità delle nuove tecnologie e sui possibili utilizzi, a beneficio di privati e di aziende.

 

 

 

 

Fonte:

ibasilicata.it,
www.basilicata.camcom.it
www.regionebasilicata.it
www.quifinanza.it



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