E-COMMERCE E NUOVI SISTEMI DI CONSUMO

E-COMMERCE E NUOVI SISTEMI DI CONSUMO

L’utilità dei modelli aggregativi

La multa recentemente comminata dall’Autorità Antitrust ad Amazon è l’ennesima conferma che il colosso americano ha pressoché monopolizzato il settore dell’e-commerce a livello globale.
Pare anche che, di riflesso e nel verso di garantire equità di trattamento, l’Unione europea stia lavorando a un meccanismo di imposizione e riscossione di imposizioni tributarie a carico di Amazon nei Paesi nei quali opera.

Nello studio del fenomeno, vale concentrarsi sul modello organizzativo di un’impresa che ha saputo allargare il proprio business in relazione alle esigenze dell’utenza. Da mera piattaforma per la vendita telematiche, Amazon ha diversificato la propria attività coprendo settori differenti, dalla logistica, all’editoria, alla comunicazione.

La demonizzazione del colosso, operata da più parti in reazione allo strapotere economico conquistato negli ultimi anni, non basta a metterne in ombra le innegabili utilità.
Nel periodo dell’inatteso lockdown totale, ha consentito a molti consumatori di effettuare acquisti necessari e, nello stesso tempo, ha consentito di prender fiato a molti piccoli commercianti altrimenti destinati alla chiusura definitiva. Ciò si rileva per quanto l’incremento dei traffici registrato da Amazon durante l’emergenza sanitaria non abbia modificato le abitudini degli imprenditori italiani di più ridotte dimensioni, molti dei quali vedono ancora con diffidenza la presenza online.
Vero anche che Amazon ha contribuito a orientare sempre più i consumatori verso un tipo di acquisto compulsivo, grazie alla varietà di articoli messi in vendita, alla possibilità di accedere a prodotti difficili da reperire a prezzi contenuti nel mercato reale e alla velocità di consegna.

Ma questo è l’unico modello organizzativo possibile oppure si può immaginare altro?

Partendo da questa esperienza e con ingegno di fantasia, è possibile pensare anche a modelli aggregativi utili a favorire ancor di più lo sviluppo delle PMI e, di conseguenza, di territori anche periferici.
Rotte le diffidenze, l’innovazione tecnologia in senso ampio deve rappresentare una priorità per tutto il sistema delle imprese, perché potrebbe favorirne una rapida crescita e uno sviluppo duraturo.
Non a caso, a incentivo dei progetti connessi alla digitalizzazione e alla realizzazione di piattaforme e-commerce sono stati stanziati, alla fine dello scorso mese di ottobre, notevoli risorse a valere sui fondi del PNRR. Non è chiaro se queste somme verranno impiegate solo dalle grandi imprese, ma è certo che realizzare aggregazioni di piccoli commercianti, di piccoli artigiani o di microimprese uniti in un progetto comune di presenza online possa dare una spinta a tanti piccoli esercenti chiamati a confrontarsi con le nuove esigenze di acquisto.
E allora, piuttosto che accedere singolarmente alle risorse previste dal PNRR, sarebbe utile un maggiore impegno nella promozione di iniziative di aggregazione, a beneficio di quelle imprese che non sono adeguatamente strutturate a presentare progetti di digitalizzazione delle attività e, ancor meno, a gestire un’attività di vendita online, che, questo è vero, presuppone una serie di requisiti non propriamente alla portata di tutti.
L’esperienza di Amazon dimostra, ad esempio, quanto sia essenziale garantire consegne veloci.

Per altro verso, non tutte le nuove abitudini di consumo meritano di essere assecondate.
È il momento di puntare davvero sulla qualità e sull’eccellenza del Made in Italy, più che sulla possibilità che il bene o il servizio possano essere fruibili in tempi rapidissimi. È necessario educare a un consumo paziente, non compulsivo, riflessivo e più consapevole.



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