ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: BASTA A RIFORME FRAMMENTARIE E DISORGANICHE – COMUNICATO 05.01.22

ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: BASTA A RIFORME FRAMMENTARIE E DISORGANICHE – COMUNICATO 05.01.22

Ancora fresco il ricordo dello sconfortante spettacolo delle recenti elezioni del Presidente della Repubblica, si ritorna a discutere della proposta di legge costituzionale c. 716, presentata nel 2018.

Il disegno prevede, tra l’altro,
– il suffragio universale e diretto per l’elezione del Presidente della Repubblica, a mandato ridotto da 7 a 5 anni;
– l’affidamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri al Presidente della Repubblica, con possibilità di delega della funzione;
– la riduzione a 40 anni dell’età minima per l’eleggibilità alla carica presidenziale;
– la modifica delle regole sul semestre bianco, ponendo il veto al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere anche se la loro scadenza cade nell’ultimo semestre del mandato presidenziale, con conseguente proroga della durata delle Camere e divieto di scioglimento esteso anche al primo anno di legislatura delle nuove Camere.
Resterebbe escluso l’obbligo di dimissioni del Governo in caso di voto contrario di una o di entrambe le Camere su una proposta dell’esecutivo e ciascuna Camera potrebbe votare la sfiducia al Governo solo a condizione che questa sia motivata e sia indicata la persona alla quale il Presidente della Repubblica conferisce l’incarico di Primo ministro.

Per come congegnata, la riforma apre a forti perplessità, specie con riferimento alla conservazione del ruolo del Capo dello Stato quale garante dell’unità nazionale e degli equilibri politici e alla possibile contaminazione con associazioni a maggioranze occasionali e specifiche legislature.
Rischiosa sembra anche l’introduzione di una sfiducia costruttiva, con la quale un Governo potrebbe restare a lungo in carica ma sarebbe impossibilitato a operare in modo efficiente fino all’intervento di spinte esogene al sistema istituzionale.

La stabilità va ricercata e ottenuta per altre vie. Attraverso il recupero delle identità partitiche, la migliore leale collaborazione tra le forze di Governo e l’adozione di un sistema elettorale adeguato.

La verità è che si tenta, ancora una volta, di aggirare l’ostacolo, ignorando che il vero problema è restituire al Parlamento la rappresentatività, e quindi la funzione, che dovrebbe avere.

In un momento storico di massima incertezza e a fronte della prolungata, e ormai quasi fisiologica, instabilità di governo e della scarsa rappresentatività che mina le basi della democrazia, Meritocrazia Italia invita alla prudenza nella costruzione delle nuove riforme.
Si provveda piuttosto a completare il quadro della ristrutturazione del Parlamento, maldestramente avviata con il taglio del numero parlamentari, al quale non può non seguire un serio impegno nella revisione della legge elettorale.

La fiducia va riconquistata, per convertire in cittadinanza attiva la disaffezione di chi dismette il diritto al voto e accetta passivamente un sistema non rappresentativo.



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