Essere italiani è un grande orgoglio
Ricordiamo con emozione la data in cui si tenne il referendum istituzionale del 1946 con il quale gli italiani vennero chiamati alle urne per decidere quale forma di stato – monarchia o repubblica – dare al Paese.
Una data importante per la storia e l’identità dell’Italia e non soltanto perché, in questo giorno, gli italiani votarono, per la prima volta, a suffragio universale e scelsero la forma repubblicana di governo, ponendo fine alla monarchia, ma anche perché celebra l’unità nazionale, uno dei valori fondamentali della nostra Costituzione, ma che affonda le sue radici nella storia.
L’Italia è nata come un’idea di libertà e di indipendenza, che ha animato il Risorgimento e le lotte per l’unificazione del paese.
L’unità nazionale è stata poi rafforzata dalla resistenza al nazifascismo e dalla partecipazione alla costruzione dell’Europa unita. Oggi, l’unità nazionale è una sfida da rinnovare ogni giorno, per affrontare insieme le difficoltà e le opportunità del presente e del futuro.
I votanti furono quasi 25 milioni, circa l’89% degli aventi diritto al voto, ed i risultati ufficiali videro vincere la Repubblica con circa il 54,27% dei voti sulla monarchia con circa il 45,73%. Con la votazione del 2 giugno 1946 venne sancita una scelta che fu assunzione di responsabilità e progettualità da parte dei nostri nonni che decisero, liberamente e consapevolmente, di affidare al Popolo il governo del Paese.
Oggi, a distanza di quasi ottanta anni, abbiamo il dovere di portare avanti il progetto di tanti uomini coraggiosi dimostrando loro di meritare i diritti che hanno voluto donarci.
Meritocrazia Italia, nel fare i suoi più sinceri auguri di “buon compleanno” alla Repubblica Italiana, vuole ricordare, per la loro attualità, alcuni passaggi del discorso tenuto il 15 luglio 1946 dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, all’Assemblea Costituente:
«Giuro davanti al popolo italiano, per mezzo della Assemblea Costituente, che ne è la diretta e legittima rappresentanza, di compiere la mia breve, ma intensa missione di Capo provvisorio dello Stato inspirandomi ad un solo ideale: di servire con fedeltà e con lealtà il mio Paese. Per l’Italia si inizia un nuovo periodo storico di decisiva importanza. All’opera immane di ricostruzione politica e sociale dovranno concorrere, con spirito di disciplina e di abnegazione, tutte le energie vive della Nazione, non esclusi coloro i quali si siano purificati da fatali errori e da antiche colpe. Dobbiamo avere la coscienza dell’unica forza di cui disponiamo: della nostra infrangibile unione. Con essa potremo superare le gigantesche difficoltà che s’ergono dinanzi a noi; senza di essa precipiteremo nell’abisso per non risollevarci mai più. I partiti – che sono la necessaria condizione di vita dei governi parlamentari – dovranno procedere, nelle lotte per il fine comune del pubblico bene, secondo il monito di un grande stratega: Marciare divisi per combattere uniti. La grandezza morale di un popolo si misura dal coraggio con cui esso subisce le avversità della sorte, sopporta le sventure, affronta i pericoli, trasforma gli ostacoli in alimento di propositi e di azione, va incontro al suo incerto avvenire. La nostra volontà gareggerà con la nostra fede. E l’Italia – rigenerata dai dolori e fortificata dai sacrifici – riprenderà il suo cammino di ordinato progresso nel mondo, perché il suo genio è immortale. […] Accingiamoci, adunque, alla nostra opera senza temerarie esaltazioni e senza sterili scoramenti, col grido che erompe dai nostri cuori pervasi dalla tristezza dell’ora ma ardenti sempre di speranza e di amore per la Patria: Che Iddio acceleri e protegga la resurrezione d’Italia!»
MI augura a tutte le istituzioni italiane di interpretare ogni giorno la miglior azione pubblica
MI augura agli italiani di dedicarsi anche alla cittadinanza attiva.