Giornata mondiale della diversità culturale: l’inclusione non sia una concessione, ma un investimento per il benessere condiviso

Giornata mondiale della diversità culturale: l’inclusione non sia una concessione, ma un investimento per il benessere condiviso

Il 21 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Diversità Culturale, istituita per volontà dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2002 per celebrare la ricchezza delle culture del mondo e promuovere il dialogo interculturale come strumento essenziale per raggiungere la pace e lo sviluppo sostenibile.

Sul piano internazionale, Meritocrazia Italia ritiene che la risposta da fornire ai numerosi conflitti mondiali in corso, molti dei quali insorti proprio per ragioni culturali, sia quella di investire nel dialogo, nella valorizzazione delle differenze culturali, nella necessità di superare i pregiudizi e le discriminazioni. Per tale ragione, invita a promuovere un confronto rispettoso e inclusivo tra le diverse culture, nell’ottica di costruire un futuro in cui le persone possano vivere in armonia, reciproco rispetto e in pace duratura.
Sul piano nazionale, Meritocrazia rinnova il proprio impegno per una visione fondata su equità, responsabilità e coesione sociale, valorizzando la pluralità culturale come risorsa strategica e non come criticità da gestire.

La diversità, se accompagnata a consapevolezza e politiche strutturate, può rappresentare un’opportunità concreta di rigenerazione sociale, economica e demografica. L’inclusione non può essere un atto di concessione, ma sempre investimento produttivo, capace di generare benessere condiviso, capitale umano e partecipazione attiva.

Oggi, con il superamento del Reddito di Cittadinanza e l’introduzione di strumenti come l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro, si apre uno spazio prezioso per ripensare il concetto di assistenza come mezzo per costruire percorsi di autonomia e cittadinanza consapevole.

Meritocrazia Italia propone un approccio organico e responsabile, articolato su quattro direttrici principali:
1. sportelli unici per l’integrazione, che garantiscano accesso coordinato e personalizzato ai servizi di accoglienza, formazione, inserimento abitativo e lavorativo. Dovrebbe trattarsi di luoghi di prossimità, capaci di sostenere il percorso individuale di ciascuno, con attenzione e competenza;
2. tracciabilità dell’impatto sociale degli investimenti, affinché ogni intervento pubblico sia misurabile in termini di ritorno in produttività, coesione, legalità e partecipazione civica. Investire in integrazione significa costruire futuro;
3. valorizzazione delle imprese che promuovono inclusione, tramite incentivi mirati a progetti virtuosi di integrazione professionale e culturale;
4. progetti di quartiere e cittadinanza attiva, per rafforzare il legame tra comunità italiane e straniere attraverso iniziative di cura condivisa degli spazi pubblici, laboratori educativi e attività civiche. È nei luoghi del quotidiano che si crea l’integrazione autentica.

L’Italia ha tutte le potenzialità per diventare un laboratorio virtuoso di inclusione intelligente, dove l’impegno, la responsabilità e il merito siano i veri criteri di appartenenza. Serve una politica che sappia guardare oltre l’oggi, che scelga di investire nel capitale umano come motore di sviluppo e coesione.

Stop war.



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