GIORNATA MONDIALE DELL’ARTE TEATRALE, MEDICINA PER L’ANIMA

GIORNATA MONDIALE DELL’ARTE TEATRALE, MEDICINA PER L’ANIMA

Una ricorrenza dal sapore amaro.

Sembra del tutto dimenticata, purtroppo non da oggi, la centralità dei teatri nel piano di quella crescita culturale che è fondamentale per la cura della Civiltà e, nel particolare momento storico, per la ripartenza del Paese.
La recente emergenza ha soltanto tolto il velo da un disagio che ha radici molto più lontane nel tempo, in politiche indecise e inadeguate. Da ultimo, ha compromesso un comparto già in serio affanno e oggi reputato ‘non essenziale’, lasciato privo di supporto e irragionevolmente discriminato rispetto ad attività commerciali e altri diversi settori.

Teatri: i primi a chiudere; gli ultimi a riaprire.

Un mondo alla rovescia, nel quale le centinaia di migliaia di lavoratori (tra tecnici, artisti, artigiani) vivono in situazioni di inaccettabile precarietà, e nel quale le fragilità sono amplificate dalla iniqua distribuzione delle risorse e delle opportunità. L’inadeguata regolazione favorisce un sommerso tale da non consentire stime credibili. Dai dati a disposizione, sarebbero coinvolti circa 327.000 operatori dello spettacolo, ma i numeri raddoppierebbero se portati allo scoperto.

Il disagio non soltanto porta difficoltà individuali e crisi familiari, ma affatica la creatività e mortifica l’immaginazione.

Nella ferma convinzione che, per il risanamento del tessuto economico e sociale lacerato, non siano sufficienti misure di stretta contingenza, e pur tornando a insistere sulla necessità di una immediata riapertura dei luoghi di aggregazione culturale, con previsione di stringenti regole di sicurezza per il contenimento del rischio di contagio, occorre pensare fin da ora a interventi di sostegno a vocazione di durata.

I primi passi dovrebbero risiedere

– in una più accorta gestione del Fondo Unico per lo Spettacolo, con redistribuzione di piccole somme a beneficio delle compagnie e messe in rete nei teatri comunali e privati regionali: questo consentirebbe di attivare un circolo virtuoso utile a far emergere dal sommerso centinaia di migliaia di lavoratori dello spettacolo;

– nella valorizzazione della ricchezza della piccola impresa culturale, fatta di quell’artigianalità che è vanto dell’identità economica nazionale, da sostenere e incoraggiare;

– nella composizione di albi professionali degli operatori dello spettacolo;

– in agevolazioni fiscali parametrate a quelle già concesse in tutti i settori considerati a interesse pubblico.

Diversamente, il triste destino della lenta scomparsa dell’arte teatrale sarebbe segnato. Con perdite non soltanto per gli appassionati operatori del settore, ma soprattutto per le più alte opportunità di Rivoluzione culturale.

«Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco» (Victor Hugo).



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