Giornata mondiale delle bambine

Giornata mondiale delle bambine

«Dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi»
De André

Oggi si celebra la Giornata mondiale delle bambine, istituita nel 2012 dall’Onu per ricordare le giovani vittime di violenze.

Dopo 11 anni, il rapporto del servizio di analisi criminale sui minorenni vittime di abusi rivela che, nel 2022, in Italia si è verificata, rispetto al medesimo periodo del 2021, una sensibile diminuzione di tutti i reati in esame, tranne che per le fattispecie di abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, violenza sessuale e violenza sessuale aggravata perché commessa presso istituti di istruzione, che, al contrario fanno registrare un aumento.

Le vittime sono prevalentemente le bambine in più dell’80% dei casi di violenza legati alla sfera sessuale.
Una forma di violenza che determina non solo sofferenza fisica, ma anche gravi conseguenze psicologiche destinate a durare nel tempo. Si tratta, inoltre, di un abuso particolarmente insidioso poiché si concretizza in una pluralità di condotte che non prevedono necessariamente il ricorso alla violenza in senso stretto, soprattutto quando l’adulto esercita la propria azione attraverso un naturale ascendente nei confronti del minore profittando della fiducia, nella circostanza evidentemente malriposta, che spesso esiste tra vittima e carnefice.

Dalla disamina dei dati emerge, poi, che sono soprattutto i giovanissimi infraquattordicenni a correre i maggiori rischi, con devastanti conseguenze per il loro sviluppo psico-fisico: se gli indicatori di abuso (fisici, psicologici e/o sessuali) non vengono colti dal mondo degli adulti e non si crea intorno al minore un sistema alternativo, che offra dei modelli affettivi diversi da quelli violenti, è molto probabile che la persona offesa non sarà in grado di elaborare correttamente il suo vissuto.

Non si dimentichi poi ciò che accade nel “mondo virtuale”, in costante e crescente espansione, anche, e soprattutto, per i giovani.
Pensiamo ai social network e a come abbiano, nel tempo, modificato i comportamenti e il modo di comunicare con i giovani, che utilizzano la rete anche per esprimere forme di aggressività, di sfida, di provocazione e di prevaricazione.
In questo ambito il numero dei reati complessivamente commessi è in evidente crescita, ma, al di là del mero dato statistico, è necessario riconoscere che nei luoghi virtuali stanno emergendo ulteriori fenomeni nuovi e preoccupanti, quali l’adescamento online, il cyberbullismo, la sextortion, il sexting.
Inesperienza, curiosità sessuale e malriposta fiducia nell’anonimato porta bambine e adolescenti a essere più esposte a quelle situazioni di pericolo. La paura e la vergogna di essere derisi, sminuiti, violati nella propria privacy ed intimità, additati e riconosciuti attraverso immagini rese pubbliche, hanno poi l’effetti di preferire il silenzio, che, purtroppo, a volte sfocia nell’autolesionismo, alla denuncia.

A ciò deve aggiungersi l’imperversare una “cultura” che segrega l’universo femminile a ruoli subordinati, costruendo per loro percorsi differenziati privi di sbocchi, o che, proprio sul corpo delle donne, consuma in misura crescente violenze e abusi, come dimostrano anche i dati sui reati a danno delle minori in Italia, mai così alti come nell’anno passato.

Pur non mancando dati ed esempi forti e positivi, c’è ancora tantissima strada da fare, soprattutto a livello culturale.

Cosa possiamo fare?

Dobbiamo di certo puntare all’istruzione, per sconfiggere la learning poverty e il fenomeno dell’abbandono scolastico.
Dobbiamo combattere la pratica dei matrimoni forzati (1 su 3 è con una minore ed il fenomeno è presente anche nel nostro paese).
Dobbiamo lavorare per evitare gravidanze precoci, per diffondere una maggiore alfabetizzazione finanziaria e contrastare ogni forma di discriminazione basata sul genere, ma bobbiamo, soprattutto, proteggerle dalla violenza.

Di certo non possiamo più far finta di nulla, ma occorre iniziare ad agire come cittadini, come amministratori e come persone di buona volontà perché non bastano le leggi se continua a crescere il numero oscuro dei casi non denunciati.

Che questa giornata continui a essere fonte di sensibilizzazione e che costringa, in questi giorni difficili, a mettere da parte la paura, l’egoismo, la rabbia per puntare a una società davvero accogliente e capace di proteggere tutti, ma proprio tutti.



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