Grandi opere tra TAV Torino-Lione e Ponte sullo Stretto: un bilancio delle utilità

Grandi opere tra TAV Torino-Lione e Ponte sullo Stretto: un bilancio delle utilità

Negli ultimi anni due grandi opere pubbliche italiane sono diventate oggetto di intenso dibattito: la TAV Torino-Lione e il Ponte sullo Stretto di Messina. Entrambe sono state presentate come infrastrutture strategiche per il futuro del Paese, ma al tempo stesso hanno sollevato forti critiche da parte di esperti, attivisti e cittadini.
Sono davvero utili per il Paese?

La TAV Torino-Lione è un progetto ferroviario che dovrebbe migliorare il collegamento tra Italia e Francia.
Tuttavia, i dati attuali mostrano che il traffico merci sulla tratta è in calo e che la linea ferroviaria esistente è ampiamente sottoutilizzata. Inoltre i costi sono altissimi, l’impatto ambientale sulla Val di Susa è molto rilevante, e i benefici concreti per la popolazione locale sono quasi inesistenti. Molti studiosi e tecnici hanno evidenziato che i tempi di percorrenza non migliorerebbero in modo significativo, mentre i lavori di scavo e tunnelaggio dureranno decenni e comportano rischi ambientali (come la dispersione di materiali nocivi nel sottosuolo).
In sostanza, la TAV sembra essere più una grande opera pensata per soddisfare logiche geopolitiche europee che i bisogni concreti del territorio italiano. Dal punto di vista geopolitico ed economico, però, il suo obiettivo dichiarato sarebbe rafforzare il ruolo del Nord Italia come snodo commerciale europeo, in particolare agganciando maggiormente il Piemonte e l’asse Torino-Milano-Lione alla Francia e al corridoio ferroviario europeo. Questo significherebbe potenziare l’integrazione economica del Nord con i mercati dell’Europa occidentale, consolidando un’area già forte e competitiva.

Il Ponte sullo Stretto, invece, mira a risolvere una discontinuità fisica e simbolica tra il Sud e il resto d’Italia. Collegherebbe Sicilia e Calabria in modo diretto, superando l’attuale dipendenza dai traghetti e riducendo i tempi di attraversamento.
La sua utilità reale dipende, però, da un fattore cruciale: il contesto infrastrutturale. Senza investimenti nelle reti ferroviarie e stradali di Sicilia e Calabria, il ponte rischia di essere una cattedrale nel deserto, scollegata da un sistema efficiente di trasporti. Vanno anche considerati i problemi tecnici, sismici e ambientali legati alla costruzione in una zona ad alto rischio, nonché i costi di monitoraggio e prevenzione rischi, fondamentali per evitare tragedie e la chiusura preventiva del ponte in caso di calamità naturali.
Dal punto di vista geopolitico ed economico, la realizzazione del ponte potrebbe segnare l’inizio di una nuova centralità strategica per il Sud Italia. La Sicilia, proiettata al centro del Mediterraneo, potrebbe rafforzare il proprio ruolo come porta d’accesso per i traffici commerciali provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, diventando un nodo di primo piano nelle rotte marittime internazionali e aumentando il peso geopolitico italiano nello scenario mediterraneo.

Entrambe le opere presentano criticità strutturali e costi elevati, ma si differenziano per l’impatto potenziale: la TAV rafforzerebbe il Nord Italia, legandolo ancora di più ai mercati dell’Europa occidentale, in particolare alla Francia; il Ponte potrebbe diventare il primo passo verso un reale rilancio del Sud, valorizzandone la posizione strategica nel Mediterraneo e offrendo nuove prospettive economiche e commerciali.
A conti fatti, il Ponte sullo Stretto di Messina risulta potenzialmente più trasformativo della TAV Torino-Lione. Ma ciò vale solo a condizione che venga accompagnato da un serio piano di investimenti nelle infrastrutture locali, nella logistica portuale e nei servizi. Senza questo, anche il ponte rischia di rimanere un simbolo incompiuto.

Stop war.



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