Il Made in Italy nell’agroalimentare

Il Made in Italy nell’agroalimentare

Problemi e soluzioni 
Il settore agroalimentare, oltre ad essere traino dell’economia italiana è senza dubbio una eccellenza nel mondo, registrando una crescita costante nell’export nazionale dell’ultimo decennio.

La filiera del Made in Italy agroalimentare ha raggiunto, per il 2023, il traguardo storico di 60 miliardi di euro, ed è in continuo miglioramento.
Nel decennio 2013-2022, nell’ambito delle esportazioni dell’Unione verso Paesi terzi, l’Italia ha porttato un incremento costante della quota export dal 9,5% (anno 2013) fino all’11,3% (2022). Il tasso di crescita si conferma addirittura maggiore di quello mondiale.

La forza dell’agroalimentare italiano va attribuita al lungo e diversificato elenco di prodotti e alle relative certificazioni con marchi che tutelano qualità e l’integrità delle proprietà organolettiche.
I marchi DOP e IGP garantiscono al consumatore un prodotto proviene da un’area geografica specifica, e che il processo produttivo sia stato eseguito in accordo alle modalità legate alla tipicità del territorio, nel rispetto di un rigido protocollo disciplinare.

Oggi, l’agroalimentare rappresenta il 25% del Pil, è la prima ricchezza del Paese e la filiera occupa circa 4 milioni di persone.

C’è, quindi, un urgente bisogno di misure costruite sulle specifiche esigenze del settore per tutelare la tenuta reddituale e produttiva delle aziende e dei lavoratori, misure che oramai sono indispensabili considerando il drammatico aumento dei costi di produzione, avutosi negli ultimi due anni, e che ha raggiunto punte del +250%.

Il punto è anche che l’agroalimentare è il settore del “Made in Italy” più ‘falsificato’ dalle aziende estere. Il ‘falso’, in termini economici, ha un valore di circa 120 miliardi di euro e chepertanto, va combattuto con ogni mezzo.

L’Europa ha detto un categorico ‘no’ al Nutriscore e ai sistemi di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando. Gli stessi sono fuorvianti, discriminatori e incompleti e finiscono per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali a favore di prodotti artificiali dei quali non è neppure sempre nota la composizione.
Al contrario, è fondamentale introdurre l’obbligo di indicare l’origine del prodotto in etichetta per garantire massima trasparenza ai consumatori.

Una minaccia seria per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori viene anche dal cibo sintetico e artefatto. Su questo dovrebbe battersi l’Europa, visto che il sistema normativo italiano sul punto è già pressoché completo.

Un attacco all’intero Made in Italy a tavola proviene poi dalle multinazionali del food che, con slogan come “salviamo il pianeta”, sostengono produzioni alimentari che intendono progressivamente eliminare pascoli di animali e campi coltivati. Non si possono aprire le porte a prodotti che utilizzano oltre 200 tipi di pesticidi non autorizzati in Italia, all’aumento della deforestazione e a un maggiore inquinamento, per di più mettendo in ginocchio le imprese agricole del Paese.

Si trovi il coraggio di promuovere in Europa una reale transizione ecologica, che favorisca politiche concrete di sostenibilità per rendere l’agroalimentare più competitivo e per preservare, in tale settore, l’eccellenza del Made in Italy.



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