IL ‘REDDITO DI CITTADINANZA’ DIVENTI ‘REDDITO DI INCLUSIONE’ – COMUNICATO 14.10.21

IL ‘REDDITO DI CITTADINANZA’ DIVENTI ‘REDDITO DI INCLUSIONE’ – COMUNICATO 14.10.21

Le dinamiche occupazionali hanno subito un profondo mutamento rispetto al tempo in cui alla maggiore età si accompagnava a una elevata probabilità di ingresso nel mondo del lavoro, con impieghi a tempo pieno e un sistema di garanzie sociali, il Welfare state.
Oggi la crisi della società del lavoro porta il focus sulle assunte utilità del reddito di cittadinanza, verso il duplice obiettivo del superamento della ‘società salariale’ e del ‘superamento dello stato assistenziale’.

A più di due anni dell’introduzione della misura, è tempo di tirare le somme.
I nuclei familiari percettori sono circa 1,3 milioni, con una spesa media complessiva di 7,2 miliardi l’anno, ma in media solo il 14% degli stessi instaura un rapporto di lavoro in seguito alla presentazione della domanda.

In una valutazione dei pro e dei contro, v’è che, per un verso, il reddito di cittadinanza dovrebbe rappresentare un freno ai processi di esclusione e di emarginazione sociale, contribuendo altresì ad affrancare le figure ai margini del mercato e della competitività del lavoro; per l’altro, tuttavia, introdurre un reddito sganciato dal lavoro salariato porta con sé una diminuzione dell’offerta di lavoro, specie di quelli più duri e dequalificanti. Con detrimento dei livelli di produzione richiesti per il mantenimento (o meglio per la riconquista) del benessere sociale.

In linea con la posizione già espressa negli scorsi mesi, Meritocrazia Italia sollecita profondi interventi di revisione della normativa, introducendo:
– un controllo preventivo di legittimità sulla spettanza, attraverso l’incrocio di dati con l’Agenzia delle Entrate, indispensabile al fine di evitare il versamento e la successiva interruzione (come avviene oggi) impedendo allo Stato di avere la ripetizione di denari impropriamente attribuiti (dei c.dd. ‘furbetti’).
– la riparametrazione degli importi in base al diverso costo della vita tra Nord e Sud e al numero dei componenti del nucleo familiare al quale viene erogato, evitando di penalizzare le famiglie numerose;
– la riorganizzazione dei Centri per l’impiego, rivelatisi inefficienti per insufficienza di organico nel ricollocamento dei percettori di reddito di cittadinanza;
– l’inserimento del contratto a tempo determinato tra le offerte di lavoro ritenute ‘congrue’ dallo Stato, la cui accettazione interrompe l’erogazione dell’assegno;
– la revisione degli incentivi previsti per chi assume percettori di reddito di cittadinanza: più semplificazione nell’applicazione e risparmio effettivo per le aziende.

L’obiettivo deve essere quello della trasformazione dello strumento del reddito di cittadinanza in sistema di ‘reddito di inserimento’ in funzione di recupero di una concreta politica e attività di avviamento al lavoro e con previsione di durata non superiore ai 18 mesi, anche mediante la creazione di un sistema informatizzato nazionale di matching domanda/offerta, snellendo altresì la burocratizzazione della c.d. economia on demand.



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