Il successo del ‘Made in Italy’

Il successo del ‘Made in Italy’

Curiosità per il nuovo e amore per l’antico

Gli italiani preferiscono i prodotti con marchio nazionale.

Questo è quanto riportano alcuni studi realizzati su un campione della popolazione con età compresa tra 18 e 74 anni, che ha dimostrato come l’origine italiana della merce rappresenti, per gli italiani, un fattore di preferenza: non importa se costa di più, l’importante è che sia “Made in Italy”.

Sorprenderà, forse, che tale meccanismo di acquisto sia in voga soprattutto tra i ragazzi: la fascia di età tra 18 e 24 anni, infatti, risulta quella maggiormente disponibile a spendere oltre il 50% in più per un articolo di origine italiana.
Ciò è provato dall’ampia commercializzazione di prodotti Made in Italy per la cura del corpo e il make up (indicati dal 20,4% degli intervistati fino a 24 anni di età), nella la ristorazione (17,3%), nel settore dei prodotti alimentari (16,4%), dei servizi turistici (14,5%) e della moda/abbigliamento (13,3%). Il criterio di selezione si concentra, essenzialmente, sull’importanza che, al momento dell’acquisto, viene attribuita alla produzione nazionale, che fa del Made in Italy un brand ‘tradizionalmente forte’.

Si deve, però, riconoscere che negli ultimi anni la ricerca di questi prodotti diventa sempre più difficile, e ciò favorisce una continua importazione, a vantaggio di colossi europei che si arricchiscono senza farsi garanti della qualità.

La rivoluzione tecnologica ha giocato un ruolo fondamentale in questo strano processo, facendo scomparire quasi del tutto alcuni “vecchi lavori”, essenziali per l’economia del Paese ma “poco all’avanguardia”.

Al momento, infatti, l’Italia sta attraversando un periodo di grave carenza organica non solo nei servizi pubblici essenziali (carenza di medici e infermieri tanto per fare un esempio), ma anche e soprattutto nel settore tessile, agricolo e, più in generale, artigianale e manufatturiero. Aggiungasi l’errata concezione che un lavoro dignitoso e stabile possa conseguirsi solo al termine di un ciclo di studi.

Ma è proprio in questo importante divario che si innesta la dicotomia del sistema: l’irresistibile curiosità per il nuovo e l’eterno amore per l’antico.
Nonostante i progressi tecnologici, i “mestieri” del Made In Italy, fondati sul lavoro artigianale sono tra i più richiesti e apprezzati dalle aziende.
In considerazione di una domanda così consistente sarebbe opportuno investire su di una formazione di alto livello fondata sulla pratica e sull’apprendimento sul campo, che sia rivolta soprattutto alla ricerca di un equilibrio sostanziale tra giovani e lavoro, allo stato assolutamente precario.

È fondamentale promuovere una stretta collaborazione e un forte supporto degli Enti locali mediante l’organizzazione di corsi di formazione nei vari settori dell’industria e dell’artigianato, al fine non solo di creare spazi in cui i giovani possano imparare un’arte, ma anche al fine di contribuire a quel progresso materiale della società che non può non passare attraverso l’energia nuova e la passione delle giovani generazioni.

Forse bisogna tornare alle origini per creare un solido futuro.



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