Immigrazione clandestina e nuovo reato universale: la repressione non basta

Immigrazione clandestina e nuovo reato universale: la repressione non basta

Con l’approvazione della l. n. 50 del 2023 entra definitivamente in vigore la nuova fattispecie di reato di morte e lesione come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina.

Si tratta di un’ipotesi di reato c.d. comune con sanzioni particolarmente severe a carico degli scafisti e di coloro che organizzano in maniera clandestina il trasporto di migranti, che purtroppo porta spesso al naufragio di sogni e speranza di tanti, finendo nelle tragedie tanto note alla cronaca.
Un reato detto ‘universale’, perseguibile anche quando commesso ‘in terra di nessuno’, quando l’imbarcazione sia diretta verso il territorio nazionale, derogando il principio contenuto nell’art. 3 c.p. La nuova norma rende perseguibili anche fatti “extraterritoriali”, per eventi di danno verificatisi oltre le dodici miglia marittime, misurate a partire da una linea di base che costituisca il limite interno entro nel quale si radica la sovranità dello Stato.
Per vero, il traffico di migranti verso l’Italia è in sé già considerato reato grave ai sensi degli artt. 3, 6 e 15 della Convenzione Onu di Palermo sul contrasto alla criminalità organizzata transnazionale.

La punibilità incondizionata del reato commesso fuori dal territorio nazionale, quando la condotta ha come scopo quello di provocare l’ingresso illegale, si pone in continuità con gli accordi internazionali in materia e offre una chiarificazione in ordine alla questione della giurisdizione sui reati di omicidio e lesioni personali in danno di migranti clandestini, commessi fuori dal territorio dello stato.

Meritocrazia Italia propone da sempre nuove strategie a livello nazionale ed europeo per dare risposta a una delle questioni più serie del momento. Quella dell’immigrazione clandestina non è un’emergenza, ma un problema strutturale, che necessita di visione programmatica con riguardo alle partenze e agli arrivi dei migranti, con pianificazione di azioni sinergiche di prevenzione.
La seria repressione di condotte illegali dà per certo un segnale importante di attenzione e può spiegare un’utile funzione deterrente. Ma non basta. Accoglienza e sicurezza sono i profili sui quali occorre ancora insistere molto, e su questo Meritocrazia ha già avanzato proposte puntuali e di immediata fattibilità (v. comunicato del 4 maggio 2023 e, prima, del 29 dicembre 2022).
Serve un maggiore impegno, ma da soli non ce la si può fare. Si attende ancora con ansia che l’Europa intera faccia la propria parte, a presidio della sicurezza collettiva e soprattutto della dignità umana, e che operi finalmente come Comunità dei Popoli, nel rispetto dei diritti fondamentali che spettano a ogni essere umano, in quanto tale e non in quanto cittadino.

Stop war.



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