
Iniziativa “Strade in gioco”: sia il primo passo per restituire spazio ai bambini e costruire vera socialità
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza lancia l’iniziativa “Strade in gioco”, con l’ambizione di trasformare strade, piazze e parcheggi in luoghi sicuri e liberi dal traffico, dove i bambini possano giocare, crescere e incontrarsi.
Con un budget di 450.000 euro e la selezione di soli quindici progetti pilota, il bando punta a interventi semplici ma simbolici: arredi urbani, murales, panchine, biblioteche di strada. Un segnale importante che restituisce centralità al diritto al gioco, ma che rischia di rimanere limitato e frammentario se non sostenuto da una visione più ampia e sistemica.
La fotografia della situazione italiana conferma quanto questa azione sia necessaria.
Solo una parte del verde urbano censito è davvero fruibile dai bambini, con forti disparità territoriali: aree ben servite in alcune città del Nord, scarsità e carenze strutturali in molte realtà del Sud e nelle periferie urbane. Quartieri interi crescono senza parchi di prossimità o con aree gioco poco curate e poco sicure. Esistono norme tecniche per la progettazione e Piani nazionali dedicati all’infanzia, ma la loro applicazione è disomogenea e spesso frenata dalla mancanza di risorse e di coordinamento istituzionale. Alcune città hanno già sperimentato pedonalizzazioni temporanee e micro-progetti di rigenerazione urbana con risultati incoraggianti, ma la realtà generale è fatta di troppe disparità e di una fragilità strutturale che non può essere risolta con azioni isolate.
Meritocrazia Italia sostiene con convinzione lo spirito del bando “Strade in gioco”, ma chiede che esso diventi l’occasione per avviare una politica più solida e diffusa, capace di restituire davvero le città ai bambini e alle comunità. Non basta chiudere una strada per qualche ora: occorre trasformarla in un laboratorio permanente di socialità, di educazione civica e di sostenibilità. Per questo si propone di:
– prevedere la progettazione partecipata, con scuole, famiglie e terzo settore al centro del processo;
– introdurre sistemi di monitoraggio e valutazione, così da misurare davvero l’impatto sulla salute, sulla socialità e sulla qualità urbana;
– integrare queste azioni con i Piani nazionali per l’infanzia, le strategie di mobilità sostenibile e le politiche ambientali;
– estendere il coinvolgimento anche ai piccoli Comuni e alle aree periferiche, dove i bisogni sono spesso più urgenti;
– ricercare forme di finanziamento complementari al contributo pubblico, come partenariati pubblico-privati con aziende e fondazioni, utilizzo di fondi europei e PNRR, bilanci partecipativi comunali, crowdfunding civico e convenzioni con associazioni del terzo settore per sostenere la gestione e la vitalità degli spazi.
– assicurare manutenzione e cura nel tempo, evitando che i luoghi creati diventino spazi abbandonati.
Restituire spazi ai bambini significa restituire senso alle nostre città. Significa contrastare l’isolamento digitale con socialità vera, ridurre traffico e inquinamento, generare sicurezza e inclusione. Ma significa soprattutto seminare bellezza, e la bellezza è il seme che educa al rispetto, alla comunità, alla speranza.
Stop war.