INTERCETTAZIONI TELEFONICHE SIANO UNO STRUMENTO DI RICERCA DELLA PROVA E NON DI RICERCA DEL REATO – COMUNICATO 08.01.21

INTERCETTAZIONI TELEFONICHE SIANO UNO STRUMENTO DI RICERCA DELLA PROVA E NON DI RICERCA DEL REATO – COMUNICATO 08.01.21

Le intercettazioni telefoniche rappresentano un vulnus della vita sociale essendo svilito il loro importante ruolo all’interno della fase di indagini per lasciare posto ad una spettacolarizzazione giornalistica ed una modalità di attacco del “nemico” politico o di chi ricopre ruoli istituzionali.
Non cè nessuna figura che sfugge alla “tagliola” delle intercettazioni, ancor di più nell’era del Trojan Virus, gli stessi magistrati non ne sono esenti.
Quindi parlare delle stesse non deve e non può rappresentare una lotta tra poteri dello Stato ma solo la ricerca del miglior contemperamento tra legittime ed indispensabili esigenze di indagini e la tutela della persona, nei suoi diritti fondamentali.
Ad esempio è necessario pubblicare le intercettazioni telefoniche senza considerare che il processo non è ancora iniziato e che dietro la persona ci sono rapporti famigliari, minori e attività lavorativa ?
E’ normale condannare il soggetto indagato in maniera pubblica senza avere più interesse al processo, che è l’anima della verità sostanziale?
Sembra di rilevare l’ovvio ribadendo che la difesa è diritto inviolabile in ogni fase e grado del procedimento. E che ogni violazione del principio mette in forse l’essenza stessa dello Stato di diritto. Lo racconta la Carta costituzionale. Lo confermano i Codici di rito.
Eppure le vicende di cronaca consegnano una realtà non sempre coerente con un quadro valoriale e normativo inequivoco. Il reiterato oltraggio alle garanzie processuali si fa sintomo di una grave deriva nell’amministrazione della Giustizia, con conseguente gravissimo allarme sociale.

Non isolati, i recenti fatti di Genova mostrano l’ennesima violazione della riservatezza del colloquio tra difensore e assistito, oggetto di intercettazione, trascrizione e utilizzo da parte della Procura della Repubblica senza adeguata giustificazione.
La circostanza si ripropone in spregio alla previsione costituzionale secondo la quale «la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge» (art. 15 cost.). In disparte ogni ovvio rilievo sul dovuto rispetto per la libertà personale e di domicilio, l’effettività del diritto di difesa ne risulta compromessa, perché toglie il velo da ogni strategia difensiva e mortifica il senso del segreto professionale.

Le garanzie costituzionali – che trovano espressione anche nella regola che espressamente vieta «l’intercettazione relativa a conversazioni o comunicazioni dei difensori» nonché «quelle tra i medesimi e le persone da loro assistite», prevedendo, in caso di violazione, l’inutilizzabilità della conversazione intercettata (art. 103, comma 5, c.p.p.) e con possibilità, per il legale, di opporre il segreto professionale se chiamato a deporre su fatti conosciuti nell’esercizio del ruolo defensionale – sono poste a presidio della purezza della funzione giudiziaria, proprio perché l’esercizio della stessa non diventi strumento di iniqua sopraffazione.

Nonostante il chiarissimo impianto normativo, le forme d’indagine oggi adottate dalla Procura di Genova continuano a colorare le prime pagine dei quotidiani.

In continuità con il dettaglio tecnico delle proposte formulate con il ‘nuovo Progetto Italia’, Meritocrazia Italia oppone fermo biasimo alla condotta attuata e invoca assoluto rigore nel rispetto delle garanzie processuali e, in particolare, delle disposizioni che sovraintendono all’utilizzo dello strumento delle intercettazioni.
Auspica altresì l’introduzione di norme che vietino agli inquirenti, oltre alle intercettazioni telefoniche e/o ambientali relative a conversazioni o comunicazioni riservate tra difensori e con le persone assistite, la trascrizione dell’esito delle stesse nei provvedimenti giudiziari, affinché non residui spazio alcuno ad elusioni, ancorché frutto di (comunque ingiustificabili) errori, in violazione dei principi posti a presidio dei diritti superiori dell’Uomo.

Meritocrazia Italia auspica provvedimenti legislativi che disciplinino in maniera rigorosa:
a) la pubblicazione delle intercettazioni da disporre con provvedimento dello stesso GIP, che ne deve stabilire i criteri e limitazioni;
b) come svolgere la conferenza stampa della Procura della Repubblica;
c) la modalità di informare i cittadini obbligando a dare medesima evidenza sia alla misura cautelare che alla evoluzione processuale.



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