INVESTITORI STRANIERI DEL NUOVO BOND IN DOLLARI USA A 5 ANNI RISCHIOSI PER L’AUTONOMIA POLITICA NAZIONALE – COMUNICATO 20/11/20

INVESTITORI STRANIERI DEL NUOVO BOND IN DOLLARI USA A 5 ANNI RISCHIOSI PER L’AUTONOMIA POLITICA NAZIONALE – COMUNICATO 20/11/20

Si parla sempre più spesso di una fragilità del nostro Paese, sia in termini di quadro istituzionale e sia in termini di quadro economico. Eppure, ogni qualvolta collochiamo sul mercato Titoli di Stato registriamo l’immediata adesione degli investitori.

Sintomo chiaro della robustezza storica, culturale ed ambientale del nostro BEL Paese che dovrebbe indurre il Governo ad essere più cauto nella collocazione a privati e sconosciuti investitori esteri, che, oramai in modo non più oscuro, possono controllare le decisioni politiche attraverso lo stress test dei mercati finanziari.

Ciò induce MI ad una riflessione visto che dopo aver completato la scorsa settimana il collocamento della seconda tranche del BTP Futura, Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha portato a termine una nuova emissione obbligazionaria in dollari Usa, con scadenza a 5 anni, ovvero al 17 febbraio 2026.

Lo strumento non è una novità nel mercato italiano; ricordiamo, infatti, che lo stesso era già stato utilizzato nel corso del 2019, con ottimi risultati in termini di asta a causa dei maggiori rendimenti.

Il nuovo bond rappresenta un programma di finanziamento preventivamente autorizzato dall’autorità di vigilanza del mercato statunitense ed ha subito registrato importanti richieste da parte di investitori privati  (americani e non), in quanto prevede un rendimento lordo all’emissione del 1,322% in dollari USA, oltre ai costi per l’eventuale sottoscrizione dei contratti derivati utilizzati a protezione delle casse italiane dal rischio di cambio.

Diversamente, la seconda emissione del titolo di Stato Futura, di circa 5,7 miliardi di euro e con scadenza novembre 2028, destinata al pubblico di investitori individuali (dove il 90% è rappresentato da investitori domestici), prevede diversi tassi di rendimento annuali pari allo 0,35% per i primi tre anni, allo 0,6% per i successivi tre anni ed all’1% per i restanti due.

Palese ed innegabile appare, dunque, il diverso peso degli oneri finanziari.

In tale contesto, Meritocrazia Italia non può non evidenziare come il lancio di un sistema finanziario allargato extraeuropeo potrebbe non essere in linea con i programmi della BCE, visti gli effetti creati dal Quantitative Easing e questo sarebbe un problema per l’Italia in un momento delicato, come quello attuale, in cui il Governo sta chiedendo importanti modifiche dei trattati europei per accedere ai finanziamenti europei (MES e RECOVERY FUND) di cui ha bisogno per uscire dalla crisi economica e sociale causata dalla Pandemia del Covid-19.

Inoltre l’emissione da parte del Tesoro italiano di titoli di Stato in dollari USA, non è immune dal rischio di conseguenze dannose in termini politici, economici e sociali per il nostro Paese, essendo rivolta anche a creditori privati i quali potrebbero condizionare le scelte politiche dello Stato stesso con manovre finanziarie speculative in quanto mossi dall’unico obiettivo di massimizzare i profitti.

Meritocrazia Italia, dunque, auspica che le future operazioni di finanziamento del debito pubblico a mezzo BTP continuino ad essere poste in euro, piuttosto che in più onerosi dollari USA, e vengano rivolti in primis agli investitori istituzionali italiani ed europei, avendo a cuore, prima di ogni altra cosa, la salvaguardia dell’autonomia ed indipendenza politico economica del nostro Paese.



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