La delega sul salario minimo sia strumento di condivisione

La delega sul salario minimo sia strumento di condivisione

La proposta di legge dell’opposizione sull’introduzione, nel nostro ordinamento, del salario minimo legale del valore di 9 euro lordi orari è stata cancellata dalla maggioranza che, in commissione Lavoro alla Camera, ha invece votato un disegno di legge sui “trattamenti retributivi giusti ed equi” contenente due deleghe al governo, da esercitare entro sei mesi dall’approvazione della legge ed aventi ad oggetto la previsione di un’equa retribuzione ed i controlli contro i contratti pirata.
Il primo obiettivo è quello di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”, mediante il rafforzamento della contrattazione collettiva e l’opzione estensiva del trattamento economico complessivo (Tec) minimo del contratto più applicato a tutti i lavoratori che nella stessa categoria non sono raggiunti dalla contrattazione collettiva.
Al contempo, si vuole favorire lo sviluppo progressivo della contrattazione di secondo livello per fare fronte alle diversificate necessità correlate all’incremento del costo della vita e alle differenze dei costi su base territoriale, agendo in simultanea per la incrementazione della trasparenza nelle dinamiche contrattuali e per il contrasto al dumping contrattuale, a fenomeni di concorrenza sleale, alla evasione fiscale e contributiva ed al ricorso a forme di lavoro nero o irregolare in danno dei lavoratori e delle lavoratrici.
Sullo sfondo, viene rimarcata la centralità del ruolo del Ministero del lavoro, chiamato ad intervenire in modo diretto nei casi di contratto scaduto e non rinnovato entro i termini previsti dalle parti sociali o comunque entro congrui termini, nonché per i settori nei quali manca una contrattazione di riferimento, mediante l’adozione delle misure necessarie a valere sui soli trattamenti economici minimi complessivi.
Meritocrazia Italia già da tempo (nei comunicati del 22/03/2023, del 07/06/2023, del 14/06/2023 e del 17/08/2023) e da ultimo nel Congresso Nazionale del 28 ottobre 2023, si è espressa in senso contrario alla introduzione per legge di un salario minimo fisso ed unitario, auspicando, al contrario, il potenziamento del ruolo della Contrattazione Collettiva ed evidenziando come la previsione legislativa unitaria ed indistinta non fosse probabilmente lo strumento migliore, in considerazione: 1) della robustezza del nostro sistema di contrattazione collettiva, determinativa dell’esclusione del nostro Paese dalla sfera di operatività dei dettami della stessa DIRETTIVA EUROPEA (UE) 2022/2041; 2) della mancata analisi dell’impatto di una eventuale legge in materia di salario minimo sul sistema economico e produttivo, sulla stessa finanza pubblica (con riferimento al problema delle esternalizzazioni e degli appalti di servizi nelle pubbliche amministrazioni) e sulle dinamiche complessive del mercato del lavoro (in termini di disoccupazione, tassi di occupazione regolare, ecc.); 3) sul fatto che la media della paga fissata per i dipendenti sottoposti alla contrattazione collettiva maggiormente rappresentativa sarebbe al momento attorno agli 11,29 euro l’ora, considerando altresì come l’individuazione ex lege di un salario minimo, non sembra tener conto delle peculiarità dei CCNL, dove i minimi retributivi non sono costituiti solo ed esclusivamente dai c.d. “minimi tabellari”, ma anche dalla incidenza delle mensilità aggiuntive, da cui il possibile paradosso della determinazione di un salario minimo legale di gran lunga inferiore rispetto ai minimi retributivi stabiliti dalla contrattazione collettiva; 4) sul fatto che l’incremento del salario minimo incide in maniera meno che proporzionale in termini di retribuzione netta del lavoratore e sul drivato potere di acquisto finale, rispetto a quanto accade, invece, in sede di detassazione (misura certamente da foraggiare ed implementare).
Con il consueto spirito di servizio e di cooperazione costruttiva, che da sempre caratterizza la propria azione di cittadinanza attiva, Meritocrazia Italia offre la propria disinteressata collaborazione alle forze di governo e politiche, affinchè la delega conferita venga esercitata nel migliore dei modi ed in maniera condivisa con la cittadinanza, così da poter riportare le istanze della base del Paese all’interno del processo decisionale ed esitare un intervento di disciplina del settore che possa essere condiviso e funzionale alle effettive esigenze del mondo del lavoro.



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