LA FORZA DELLA COESIONE – 11 OTTOBRE 2020

LA FORZA DELLA COESIONE – 11 OTTOBRE 2020

«Nessuno domina a sé solo, e a pena un solo ad un altro solo signoreggia. Il dominio dunque richiede unita di molti insieme, che si dice Comunità» [Tommaso Campanella]

Meritocrazia Italia ha fatto della costruzione altruistica il proprio ambizioso obiettivo.

Ma il gruppo è fatto di persone. E, sui larghi numeri, può accadere che il desiderio di perseguire interessi non egoistici ma collettivi stia solo nel dichiarato; che, cioè, nei fatti qualcuno cada nella tentazione di strumentalizzare il gruppo per l’esaltazione di sé o di credere di essere indispensabile per la realizzazione di un progetto che, invece, è retto dalla forza della cooperazione.

Presone atto, restare fedeli alla propria missione vuol dire essere chiamati a compiere delle scelte, per affidare più spazio a chi ha la capacità di anteporre il logo al proprio ego.

È una situazione che si ripropone fisiologicamente. La storia delle comunità ne è segnata.

Allargando la prospettiva e ritornando indietro nel tempo, la Firenze degli inizi del 1400, ‘nuova Atene’, si faceva fucina di esperimenti politico-sociali, nell’ambizione di reprimere contrasti tra fazioni, lotte clandestine e accordi tra Famiglie. Puntando su programmazione e capacità di visione.

I concetti di aristocrazia e di democrazia rinviano per natura all’idea di potere, attribuito a pochi nel primo caso e (fintamente) attribuito a tanti nel secondo. Ma lo strumento di realizzazione della vera democrazia non è nella gestione diretta del potere, quanto nella scelta consapevole della guida del gruppo e nel responsabile esercizio dei diritti e adempimento dei doveri.

Da sempre, il Popolo avverte il bisogno di affidare le responsabilità del proprio benessere ad altri, pronto a mutare la fiducia in odio e biasimo se il compito non è condotto con successo e se la malagestione della cosa pubblica è causa di disagio collettivo.

In momenti storicamente differenti, Tommaso Campanella, nell’immaginare la sua Città del sole, e Platone, nella costruzione di Kallipolis, richiamano l’eventualità del sorteggio come strumento di selezione dei governanti. Il metodo affiderebbe alla sorte, in ultima analisi, lo star bene dei cittadini.

Ma il Popolo non può permettersi di rimettere la qualità della propria vita al caso.
Non è questo la democrazia conquistata nei secoli con il coraggio delle Rivoluzioni.

La democrazia è fatta di abilità di decisione e di capacità di governo delle conseguenze, positive o negative, delle quali rispondere sempre. È fatta di competenza.
La democrazia è una scienza pratica. Si costruisce su sogni e desideri, ma impone sacrificio, sofferenza e scelte difficili da assumere e far comprendere. È mettersi al servizio degli altri, compiendo attività sempre soggette a critica e valutazione.

Le determinazioni rimesse al caso, invece, sottraggono ai cittadini ogni possibilità di giudizio e contestazione.

In un mondo fatto di clientelismo, raccomandazioni e concorsi pubblici truccati, che alterano l’equa distribuzione delle opportunità e mortificano il valore della competenza, reinnestare l’agognata democrazia, nell’accezione più pura del termine, è impresa ardua. Serve penetrare le coscienze per sradicare quell’impianto culturale incompatibile con un sistema realmente democratico e convincere che dare effettività a un principio conquistato sulla carta è possibile.

Meritocrazia è forte dei suoi intenti. Ed è determinata a respingere personalismi e surrettizie strumentalizzazioni e a dar valore a confronto e diversità.

L’ambizione individuale di chi antepone l’io al Noi rende incerto il progetto e ne decreta la breve durata. Distrae dal fine del bene comune e finisce per procurare l’implosione del gruppo. Le vicende che hanno segnato la vita di tanti partiti ne sono segno tangibile.

Per dare un contributo di vera utilità, occorre dismettere le proprie rigidità caratteriali e le proprie granitiche convinzioni. Soltanto così è possibile leggere i bisogni altrui, ai quali dare risposta.

a missione è uscire dal proprio, per guardare oltre.
La vera ricchezza è vivere in armonia con l’altro.



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