La politica reale sia obiettivo del nuovo Parlamento

La politica reale sia obiettivo del nuovo Parlamento

L’Italia è un Paese abituato ad affrontare crisi di Governo. Lo è a tal punto che, quasi quasi, le altre Nazioni restano sorprese di fronte ad una apparente stabilità da pentapartito.
Eppure nel bel mezzo di una crisi internazionale, tra Ucraina, siccità, ecobonus, reddito di cittadinanza, green deal, PNRR, sbarchi continuativi ed emergenza energetica il “famoso” Popolo, tirato in ballo a piacimento dalle forze politiche, assiste a guerre che hanno il sapore di egocentrismo e onnipotenza.

C’è da chiedersi se la corsa alle elezioni abbia colto o stia considerando la disfatta della partecipazione, in un contesto sociale e culturale fragile, di matrice assistenziale, siamo dinanzi alla caporetto di un sistema leaderistico che ha travolto gli stessi attori.
Di fronte a una ‘crisi di governo’ che è emblema dello stato di decozione dell’attuale assetto politico, i cittadini restano, quindi, a guardare, impotenti e attoniti, ai margini del campo di una battaglia senza regole del tutti contro tutti.
Perdono ogni speranza nella possibilità di vero cambiamento.

In questi giorni, Meritocrazia Italia invocava stabilità, comunanza di impegno, visione condivisa e leale collaborazione, oltre anacronistici retaggi ideologici e colore politico, perché oggi più di ieri servirebbe fare fronte comune alle enormi problematiche comuni, confidando nel senso di responsabilità di tutte le forze parlamentari e di governo.
Purtroppo gli auspici sono rimasti disattesi e il disagio gestionale mostra già un drammatico impatto sui mercati, con innalzamento dello spread. La situazione non giova neppure all’immagine a livello internazionale, specie considerati i precari equilibri e i riassetti geopolitici mondiali in corso.
In un effetto domino prevedibile e difficilmente arrestabile.

Allora, senza fasciarsi la testa, si guardi subito al dopo, perché è evidente la difficoltà dell’autunno alle porte, con la preannunciata risalita dei contagi, l’austerity imposta della crisi energetica, la crescita dell’inflazione che annienterà il potere di acquisto e di risparmio, e lo stallo nel processo di approvazione degli atti necessari a conseguire le riforme e i progetti avviati per la ripresa del Paese.
Bisognerà puntare sulla partecipazione del popolo per far rispondere tutti alla chiamata alle urne. Stante il quadro politico attuale e la composizione di una legge elettorale della quale da sempre si chiede la riforma, garantire rappresentatività e stabilità sarà molto difficile.
L’unico auspicio che resta è quello che si faccia presto, perché le esigenze di intervento concreto e reale sono tante e a fare le spese di stalli e ritardi non potranno che essere, come al solito, cittadini, famiglie e imprese, oramai stretti nella morsa di una crisi economica, energetica, sanitaria, geopolitica, ambientale e speculativa.

Il Paese deve trovare il coraggio di cambiare rotta, riscoprire il senso di responsabilità e stracciare quel velo di torpore e rassegnazione che sino a oggi ha frenato ogni moto di rivoluzione, riscoprendo il valore della cittadinanza attiva.
Per farlo bisogna abdicare dal cavallo dell’io e iniziare un percorso che valorizzi anche la sconfitta.
In effetti, laddove un partito perda ma a vincere è lo Stato, allora si realizzerà il sogno di ogni uomo liberale che intravede nel benessere comune l’unica opzione di una vita che ha assunto la connotazione di una eterna competizione.
Per tornare a sperare in quel riscatto collettivo che non può prescindere da un nuovo corso, fatto di visione e di nuove motivazioni.

Stop war



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