LA REALTA’ DEI TRIBUNALI MINORI

LA REALTA’ DEI TRIBUNALI MINORI

Non può esserci democrazia né vera libertà senza legalità. E non può esserci legalità senza presidi sul territorio che garantiscano la regolare applicazione della legge.

L’ordinamento giudiziario è regolato dal r.d. 30 gennaio 1941, n. 12, oggetto di frammentarie modifiche nel corso degli anni. Tanti sono stati anche i nuovi Tribunali istituiti nel secolo scorso, specie nelle Regioni a elevato tasso di presenza mafiosa, ma è a partire dal 2012 (con i d.lgg. 7 settembre 2012, nn. 155 e 156 e con il successivo d.lg. correttivo del 19 febbraio 2014 n. 14) che la geografia giudiziaria italiana ha subito radicali trasformazioni.

In Abruzzo, molto si è detto circa la chiusura dei c.dd. tribunali minori, legati alla tragedia del terremoto dell’Aquila del 2009/2012.
Si è già discusso in altra occasione del loro ruolo in relazione alla tutela della sicurezza e della legalità sui territori, della impressionante mole di lavoro, delle ricadute socio-economiche sulla popolazione e dell’impatto negativo della loro chiusura.
Nell seduta del 30 luglio scorso, la Camera dei Deputati ha stralciato l’ordine del giorno contro la chiusura dei tribunali minori abruzzesi e a oggi – nonostante i vari tentativi di scongiurane la definitiva estinzione anche attraverso l’opera interlocutoria portata avanti da tutti gli schieramenti politici abruzzesi nelle sedi competenti – la problematica è ancora pericolosamente aperta.

La chiusura di un Tribunale, presidio di legalità su un vasto territorio come quelli coperti dai quattro tribunali minori abruzzesi, potrebbe portare con sé ridotta sicurezza per i cittadini, allontanamento del cittadino dai servizi che dovrebbero porsi a sua primaria tutela, e incertezze nella gestione dei contenziosi in ogni aspetto anche per i professionisti e gli operatori.
Il cittadino vive la vicenda come un progressivo allontanamento delle Istituzioni dai suoi bisogni. Perde importanti punti di riferimento per la tutela dei diritti. Crescono sfiducia e diffidenza.
Dall’altro lato, lavoratori e operatori si troveranno costretti a spostarsi altrove e saranno chiamati a ridefinire l’organizzazione delle loro attività, con il rischio di perdere motivazione. Il tutto a scapito dell’efficienza e della qualità del servizio.
Sul piano economico, i costi del personale, restano i medesimi; gli spostamenti di utenti e operatori verso i Tribunali destinati ad assorbire quelli in chiusura moltiplicheranno i costi con il reale rischio di rendere l’accesso alla giustizia ancor più per ‘pochi fortunati’ e non per tutti. I risparmi sul mantenimento degli edifici giudiziari, invece, sono ampiamente vanificati dall’aumento dei costi di trasferta del personale di altre amministrazioni pubbliche.

Ma il problema maggiore, oggi, sembra essere quello connesso alla mancanza di un’oculata programmazione, con effetti devastanti da un punto di vista organizzativo.

A una sommaria ricognizione.
I Tribunali di Chieti e l’Aquila lamentano anche gravi carenze logistiche, difficilmente in grado di accogliere una mole di lavoro che sarebbe quasi raddoppiata, con conseguente bisogno di strutture, parcheggi e servizi accessori, utopisticamente da realizzare in oramai meno di un anno. Il Tribunale di Avezzano presenta un elevato numero di procedimenti civili e penali e copre un territorio molto vasto, con un buon tasso di efficienza nonostante i tagli di personale subiti. Il Tribunale di Sulmona è peculiare, perché copre un territorio montano con difficoltà negli spostamenti per operatori e utenti. Il Tribunale di Vasto funge da cerniera tra l’Abruzzo e le infiltrazioni criminali provenienti dalle regioni meridionali ed è estremamente funzionale in termini di risultati. Il Tribunale di Lanciano ha un funzionamento estremamente efficiente per i tempi in relazione alla mole di lavoro ed è situato in una zona ad alta concentrazione industriale con alto numero di contenziosi.

Secondo la stessa ANM, il numero minimo necessario per assicurare il buon funzionamento di un ufficio giudiziario è di 20 magistrati. E invece in Italia ben 59 tribunali hanno un organico inferiore, e tra essi ve ne sono addirittura due che coincidono con capoluoghi di Corte d’Appello (L’Aquila ad esempio) e ben quindici che hanno un organico inferiore alle 10 unità, come Lanciano, Vasto e Sulmona (e Avezzano, poco superiore alle 10 unità).

Va evidenziato e riconosciuto l’impegno e il merito degli operatori (magistrati, cancellieri e ausiliari) dei Tribunali c.dd. minori, che, da quasi dieci anni, nonostante il costante taglio di risorse umane ed economiche hanno con dedizione e spirito di abnegazione fornito alle rispettive comunità di competenza un ‘servizio giustizia’ efficiente e efficace.
I tribunali minori danno risposte di giustizia ai cittadini in tempi rapidi, smaltiscono in modo efficiente il lavoro e costano molto meno di quanto non costerebbe un riassetto organizzativo sul medio e lungo termine.

Qualora il provvedimento di accorpamento non potesse subite ulteriori proroghe, sarebbe opportuno e necessario
– assicurare la possibilità della permanenza dei presidi territoriali almeno quali sedi distaccate, con un adeguato riparto di competenze e carico di lavoro, per eliminare i disagi conseguenti ad uno spostamento di sede;
– procedere a una attenta valutazione degli ambienti da dedicare al potenziamento dei Tribunali di Chieti e L’Aquila, nonché a un piano traffico e parcheggi adeguati ad accogliere il flusso di lavoratori e operatori che quotidianamente si riverseranno nelle rispettive città;

Perché il principio di legalità può attuarsi soltanto attraverso una razionale ed efficiente copertura di tutto il territorio.



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