L’IMMIGRAZIONE SIA PRIORITA’ DEL GOVERNO – COMUNICATO 03.11.21

L’IMMIGRAZIONE SIA PRIORITA’ DEL GOVERNO – COMUNICATO 03.11.21

Il tema dell’immigrazione è uno di quelli più in discussione, oggi immiserito alla sterile polemica su ‘porti chiusi o porti aperti’ e artatamente asservito a ragioni di raccolta di consenso democratico.
Se da un lato il nostro Paese non può essere morbido con un’accoglienza senza limiti dall’altro dovrebbe realizzare un piano di integrazione completa per i flussi che si riescono ad ospitare.
MI davvero non comprende le politiche di chi con il semplice “apriamo i porti” si sentono appagati della loro generosità senza invece guardare un attimo dopo a persone ammassate in lager di accoglienza o che vivacchiano nella illegalità nelle periferie e nelle stazioni delle grandi città.
MI non comprende neanche chi indica la strada delle “chiusura dei porti” senza poi soffermarsi sulla necessità di interi reparti imprenditoriali che dall’agro-alimentare, alle fonderie fino alla edilizia si alimentano SOLO di persone che sono extra-comunitarie.
Ed allora è semplice valutare come in altri Paesi europei più decisi nelle scelta e nella gestione appaiono migliori le politiche di supporto, anche economico, e di inserimento. Maggiori le opportunità, anche lavorative.
L’Italia ha tanto da dare e tanto potrebbe ricavare in termini di arricchimento culturale da adeguate politiche di inclusione.
Il vero problema, infatti, non è quello dell’immigrazione in sé, fenomeno antico che ha forgia da sempre la cultura dei Popoli, ma quello dell’integrazione, che costituirebbe un’innegabile opportunità per l’Italia, sotto il profilo della crescita culturale, della forza lavoro, e dello sviluppo economico.

Non è civiltà quella che costruisce ghetti e baraccopoli né accogliere nelle stazioni centrali delle grandi città.

Per fare fronte alle emergenze connesse al flusso straordinario di migranti nel Paese e consapevole della forte esigenza di un ragionevole bilanciamento tra quel dovere dell’accoglienza che è nella tradizione identitaria nazionale da sempre e il legittimo diritto alla sicurezza interna, è necessaria un’opera sinergica e di leale cooperazione internazionale.
Nel rispetto dei diritti fondamentali che spettano all’Uomo in quanto tale, e non in quanto cittadino, le braccia dell’accoglienza siano le braccia dell’Europa intera, che si attivi finalmente come Comunità dei Popoli.

Meritocrazia Italia chiede di riqualificare l’approccio alla problematica secondo obiettivi di sviluppo strategici e sostenibili, attraverso una concreta individuazione delle potenzialità di inserimento in termini di domanda e offerta di lavoro, predisponendo percorsi di inserimento e formazione anche alle collettività agevolanti, che consentano di raggiungere una piena e fruttuosa integrazione che garantisca i diritti di tutti.
Invoca un impegno serio in termini di gestione condivisa della fase di transito verso altri Paesi, sia in termini di miglioramento della capacità ricettiva e di integrazione da parte di ciascuno Stato.

Utile sarebbe:
– ottimizzare il sistema di accoglienza e integrazione, tenendo conto della popolazione residente e con una mappatura di tutte le strutture di accoglienza (se tutti i Comuni aderissero allo SPRAR – Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, sarebbe possibile una migliore distribuzione dei migranti nel sistema garantendo loro un accompagnamento di qualità per l’integrazione e l’inclusione sociale ed economica, e prevenendo molte situazioni di conflitto con la popolazione locale);
– accogliere SOLO il numero di persone a cui sia garantita un’opportunità di lavoro ed una effettiva integrazione;
– creare un’Agenzia europea per l’immigrazione e accogliere le domande di protezione e asilo dei profughi nei consolati e ambasciate europee sull’altra riva del Mediterraneo e nei paesi di transito;
– creare un Centro di accoglienza europeo in Sicilia che semplifichi il ricongiungimento familiare e la ricollocazione per quote nei Paesi UE, superando le ristrettezze della Convenzione di Dublino e introducendo il principio della reciprocità per permettere mobilità direzionale tra alcuni Paesi europei;
– chiudere i Centri straordinari di accoglienza che dal c.d. secreto sicurezza n. 1181/2018, modelli di ghettizzazione, e avviare la redistribuzione nei territori, evitando il sovraffollamento;
– investire in programmi statali proiettati non al mero assistenzialismo, ma all’elaborazione di piani di formazione, monitorati, che consentano di raggiungere una piena integrazione degli immigrati regolari e sviluppare un livello uniforme di diritti e doveri quale base per una vera cittadinanza;
– procedere a una semplificazione amministrativa in ambito di richiesta e rinnovo dei documenti, anche prevedendo procedure automatiche in presenza di determinate condizioni;
– definire regole certe e di effettiva applicazione, anche riguardo al sistema sanzionatorio e al rafforzamento delle misure volte al contrasto dell’immigrazione irregolare e di tutte le inaccettabili derive connesse alla tratta di esseri umani ed al contrabbando;
– attuare politiche di integrazione e sostegno dei cittadini italiani emigrati all’estero per lavoro o altri motivi, favorendo i legami con il Paese di origine anche attraverso gli investimenti nelle scuole o istituti di lingue e cultura italiana all’estero;
– promuovere attività sociali ricreative, culturali, sportive che favoriscano l’integrazione tra diverse etnie in chiave di condivisione, con un importante interrelazione con i piani evolutivi del settore dell’impiego e scolastico;
– predisporre programmi mirati all’accoglienza e all’integrazione scolastica degli alunni stranieri, con la definizione di fattive metodologie e strategie di accoglienza (i.e., progetti basati su pedagogia interculturale, laboratori mirati alla costruzione del dialogo e della condivisione delle esperienze, laboratori linguistici, formazione dei docenti sui problemi connessi ai diversi flussi migratori, affiancamento di mediatori linguistici nella prima fase dell’accoglienza, etc.) e il potenziamento della figura del mediatore culturale.



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