L’IRRIGAZIONE ALIMENTARE NEL LAZIO SECONDO I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DELLA SOSTENIBIITA’ AMBIENTALE

L’IRRIGAZIONE ALIMENTARE NEL LAZIO SECONDO I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE E DELLA SOSTENIBIITA’ AMBIENTALE

L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una tendenza, fortemente avvertita a livello internazionale, europeo e nazionale, all’adozione di una politica idrica di tipo sostenibile. In particolare, in riferimento alla risorsa acqua, si è andato sempre più affermando il concetto di sostenibilità intesa da diversi punti di vista:
– ecologico, considerando l’acqua come capitale naturale di cui vanno conservate le funzioni ambientali insostituibili;
– economico, partendo dal principio che l’acqua è una risorsa scarsa avente un valore economico e da gestire secondo principi di efficienza;
– strettamente finanziario, in base al quale l’acqua rappresenta un servizio infrastrutturale del quale va assicurata la solidità finanziaria;
– etico, considerando l’acqua e i servizi idrici come beni essenziali di cui va garantita l’accessibilità in condizioni eque, non discriminatorie e democraticamente accettate.
Se si guarda poi, al rapporto tra risorse idriche e agricoltura, questo presenta diverse sfaccettature in termini di politiche, pianificazione e programmazione, nonché di analisi e ricerca, particolarmente complessi da gestire. Questo perché, l’acqua non è un fattore produttivo solo per l’agricoltura e ciò implica una certa dose di competizione con altri usi, e non è solo un fattore produttivo, in quanto alla base dello sviluppo sociale e civile della società e risorsa naturale e pubblica da salvaguardare. Di conseguenza, le politiche di settore risultano strettamente connesse non solo ad altre politiche del settore primario, quali la politica agricola comunitaria e le politiche di sviluppo rurale, ma anche alle politiche di sostenibilità ambientali, energetiche, di sviluppo del territorio.
Sotto tale profilo, si intende evidenziare quanto sia strategico dal punto di vista dell’efficienza dei costi operativi e della sostenibilità ambientale l’uso dell’acqua per l’irrigazione agroalimentare.

Nella Regione Lazio, in particolare, questo deve rispondere ad esigenze di complessità e specificità del territorio che possono incidere sulla qualità dell’acqua; allo studio e all’ammissibilità di progetti legati all’uso dei fondi stanziati con il PNRR, al riutilizzo della risorsa idrica secondo i principi dell’economia circolare. A conclusione si rappresenta la proposta di un modello di irrigazione applicabile nell’area agro-alimentare che si ispira all’esperienza maturata dai produttori e aziende leader di canapa indoor.

Le specificità del territorio della regione Lazio e la qualità idrologica.

Il territorio della regione Lazio risulta suddiviso in cinque aree di competenza coincidenti con le cinque Autorità di bacino (ATO)1: Tevere, Liri-Garigliano, Fiora, Tronto e l’Autorità regionale le quali governano tutti gli aspetti pianificatori e programmatori attinenti alla difesa del suolo.
Secondo l’analisi svolta dall’APAT il livello di qualità dei corpi idrici superficiali del Lazio risulta abbastanza preoccupante. I valori dell’indice SECA del 2003 (Stato ecologico dei corsi d’acqua), determinato dall’incrocio tra l’IBE26 (Indice biotico esteso) e il LIM27 (Livello d’inquinamento da macro descrittori), evidenziano numerose situazioni di criticità e poche aree in cui lo stato ecologico risulta ‘buono’. L’attribuzione della classe di qualità è quasi sempre determinata dall’IBE, che misura l’impatto antropico sulle comunità animali presenti nei corsi d’acqua, mediamente, e che nel Lazio presenta valori peggiori rispetto al LIM.

In linea generale, si può affermare che, a parte poche eccezioni, nelle province di Rieti e Viterbo la qualità delle acque superficiali e dei corpi idrici è riconducibile alle classi di qualità che vanno da ‘buono’ a ‘sufficiente’, presentando, quindi, uno stato di salute abbastanza soddisfacente; in questo contesto anche il Tevere risulta di qualità ‘sufficiente’.

In provincia di Roma lo stato di salute dei corpi idrici è fortemente eterogeneo. Il Tevere e i suoi affluenti mostrano, in corrispondenza delle aree a maggiore antropizzazione e a valle delle zone più urbanizzate, ossia nel basso bacino del Tevere dopo Roma, condizioni di forte inquinamento. La situazione risulta migliore per i corpi idrici localizzati nelle zone a minore presenza antropica, come, ad esempio, l’alto corso dell’Aniene in cui sono localizzate le uniche due stazioni del Lazio cui, nel 2003, è stata attribuita la I classe di qualità (Subiaco S. Francesco e Ponte di Anticoli).
Nelle province di Latina e Frosinone la qualità è generalmente ‘scadente’ o ‘pessima’ a causa della pressione esercitata da insediamenti industriali e, soprattutto nella zona pontina, dalle intense attività agricole. In provincia di Frosinone le situazioni più compromesse sono state riscontrate nella Valle del Sacco; la qualità è ‘buona’ nel Capo fiume e ‘sufficiente’ sul Gari, sul Fibreno e lungo un tratto del Liri, dove le alterazioni sono determinate, in larga misura, dall’intensa attività agricola praticata nei territori circostanti. In provincia di Latina, ad eccezione del tratto di Ninfa Sisto, che scorre all’interno dell’Oasi di Ninfa, la qualità biologica dei corsi d’acqua relativamente ai bacini Rio Martino, Moscarello e Astura risulta più compromessa. Complessivamente, il 29% dei principali corsi d’acqua del Lazio presenta un indice SECA ‘pessimo’ e il 32% ‘mediocre’.

L’indice LIM, che dà una valutazione della qualità chimico-fisica delle acque superficiali, conferma la discreta condizione dei corpi idrici siti nei territori di Rieti e Viterbo, in particolar modo del Fiora e del Mignone. Quasi tutte le stazioni campionate rientrano nelle classi di qualità ‘buona’ e ‘sufficiente’. Peggiore la situazione dei corsi d’acqua delle altre province. Numerose stazioni ricadono nella IV classe di qualità (‘scarso’) e non mancano i casi di tratti fluviali in cui la qualità è considerata ‘pessima’. I parametri necessari per il calcolo del LIM28 sono essenzialmente indicativi di inquinamento di tipo civile e agricolo: ciò giustifica gli elevati valori dell’indice nelle stazioni dell’Agro Pontino e in zone della provincia di Frosinone, caratterizzate dalla presenza di nume- rosi scarichi civili non adeguatamente trattati. Meno importante per le acque regionali superficiali l’inquinamento del settore industriale
In realtà questa regione si trova ad affrontare da una parte i problemi del dissesto idrologico dovuto principalmente ai processi di alterazione delle proprietà fisiche e biologiche del suolo che sono, generalmente, riconducibili a: erosione, salinizzazione, sodicizzazione, compattamento, perdita di sostanza organica e desertificazione. I due terzi dei suoli italiani presentano preoccupanti problemi di degradazione ed il Lazio non si discosta da questa tendenza. Dall’altra, il processo di modernizzazione dell’agricoltura, fondamentale dal punto di vista produttivo, ma che trova impedimento in una pianificazione urbanistica scarsamente propensa alla valutazione delle problematiche dei suoli, che hanno portato al verificarsi di fenomeni degradativi, in alcuni casi anche molto accentuati. Nell’ambito degli interventi di difesa del suolo bisogna ricordare il Piano regionale di bonifica approvato e successive modifiche recante «Norme in materia di bonifica e di Consorzi di bonifica», ha permesso di avviare interventi di bonifica idraulica e di sistemazione idrogeologica e forestale delle aree montane e collinari idraulicamente connesse, nonché di sviluppo dell’irrigazione.
A tal proposito non bisogna dimenticare che, il settore delle bonifiche rappresenta un’attività che mira l’interesse di organizzazioni criminali in quanto comparto che utilizza al massimo risorse pubbliche.

Le risorse idriche nei progetti all’attenzione della Commissione Europea – L’uso dei fondi stanziati con il PNRR – I progetti ammissibili della Regione Lazio

Quanto sin qui detto fornisce una dimensione, a livello nazionale, dell’importanza che hanno le risorse idriche e di come rappresentino un bene primario per il Paese. Discende da ciò la necessità e il bisogno di valorizzarle e tutelarle adeguatamente attraverso una serie di interventi che potenzino l’intera rete idrica nazionale, ormai desueta, evitando le continue ed inutili perdite di questa immensa e preziosa risorsa.

Trattandosi di un bene primario, l’obiettivo del miglioramento della rete idrica non poteva non rientrare tra le misure oggetto di interesse del PNRR, a conferma del valore che le risorse irrigue hanno a livello mondiale e della necessità di sensibilizzare tutti i paesi ad attuare forme di tutela di questo bene.
Per quanto concerne l’Italia, allo stato si rileva che è stata approvata la prima lista di progetti ammissibili sui fondi del PNRR. 1.6 miliardi di euro di investimenti ed è stato approvato il primo elenco di progetti strategici nel settore delle infrastrutture irrigue ammissibili a finanziamento con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il provvedimento, d.m. n. 490962 del 30 settembre 2021 – Decreto di approvazione degli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili a finanziamento con fondi afferenti al PNRR, adottato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, si inquadra nella Missione 2 Componente 4 (M2C4) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), denominata «Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche».

Nel dettaglio, come si rileva da dati riportati nel provvedimento, risultano ammissibili a finanziamento 149 progetti, di livello esecutivo, presentati da Consorzi di Bonifica ed Enti irrigui, per un importo complessivo di investimenti pari a 1,6 miliardi di euro.
Accanto a questi progetti, sono stati considerati ammissibili 10 ulteriori progetti, di livello definitivo, per un importo di circa 89 milioni di euro.
L’elaborazione della lista dei progetti ammissibili rappresenta la sintesi di un lavoro di analisi e valutazione estremamente selettivo, ed è stato possibile giungere a tale risultato grazie all’uso di un’apposita piattaforma informatica gestita dal Ministero attraverso il CREA, che ha coinvolto gli Enti proponenti, le Autorità di Distretto, le Regioni e Province autonome.

Il lavoro, tuttavia, non finisce qui, in quanto i progetti a oggi selezionati saranno sottoposti a controllo da parte del Ministero per la verifica delle condizioni di finanziabilità ai termini di legge. Questa prima iniziativa del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è certamente l’inizio di un cambiamento radicale del sistema che, mediante l’adozione di un piano di investimenti di grande portata, affronta in maniera strutturale il problema delle diverse emergenze in agricoltura connesse ai cambiamenti climatici e contribuisce al rilancio dell’economia del Paese.
Il tema dell’innovazione delle infrastrutture irrigue, come è stato opportunamente sottolineato, è infatti la chiave di volta per coniugare tutela ambientale e competitività del settore agroalimentare su di un mercato sempre più globalizzato.
La Componente 4, indicata in oggetto alla delibera, interessa la mitigazione dei rischi idrogeologici (con interventi di prevenzione e di ripristino), la salvaguardia delle aree verde e della biodiversità (es. con interventi di forestazione urbana, digitalizzazione dei parchi, rinaturificazione del Po), l’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno, e la disponibilità di risorse idriche (es. infrastrutture idriche primarie, agrosistema irriguo, fognature e depurazione).

Tra i progetti ammissibili a finanziamento ed indicati nell’allegato 1 del presente Decreto ve ne sono tre attinenti alla Regione Lazio.

Il primo progetto è del Consorzio Bonifica dell’Agro Pontino – trattasi di progetto relativo all’«Adeguamento e miglioramento funzionale del comprensorio irriguo dell’Agro Pontino – I Lotto funzionale Distretto irriguo Centrale Sisto nei Comuni di Sabaudia, San Felice Circeo e Terracina», per un importo complessivo di € 4.729.088,73.
Il secondo progetto, sempre presentato dal Consorzio Bonifica dell’Agro Pontino, ha ad oggetto «Adeguamento e miglioramento funzionale del comprensorio irriguo dell’Agro Pontino – III Lotto funzionale I Stralcio: Distretto irriguo Centrale Piegale nei Comuni di Cisterna di Latina, Latina e Sermoneta», con importo complessivo di € 3.050.965,86 26.
Il terzo progetto ammissibile è stato presentato dal Consorzio di Bonifica Tevere-Nera (Lazio) ed ha ad oggetto «Ammodernamento impianti di irrigazione nel Distretto Lazio nel Comprensorio di irrigazione in dx del Fiume Tevere nei comuni di Castiglione in Teverina e Civitella d’Agliano in provincia di Viterbo», con un importo definito in € 5.294.999,71.

I primi due progetti hanno entrambi riportato, in graduatoria, un punteggio pari a 26, al terzo sono stati assegnati 20 punti.
Si tratta certamente di iniziative di grande spessore, considerato anche l’ammontare della spesa ed il tipo di opere da realizzare.

Il riutilizzo delle acque secondo i principi dell’economia circolare

Il Regolamento 2020/741/EU prevede che si promuova il riutilizzo delle acque reflue urbane depurate in condizioni sicure al fine di aumentare l’approvvigionamento idrico, alleviare la pressione su risorse idriche troppo sfruttate e consentire il riciclo di elementi nutrienti in sostituzione dei concimi chimici. Il Regolamento, che diverrà applicativo a 3 anni dalla sua approvazione, stabilisce le prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua ai fini irrigui in agricoltura, definendo una nuova filiera di gestione delle acque urbane depurate ed individuando gli attori coinvolti e le responsabilità al fine di garantire un utilizzo sicuro della risorsa.
La scarsità d’acqua costituisce già oggi un problema grave per alcuni Stati dell’Unione Europea e ad incidere pesantemente sulla disponibilità dell’acqua saranno poi i cambiamenti climatici

La gestione delle acque in ottica circolare si concretizza nel riutilizzo dell’acqua depurata, prevalentemente in agricoltura, e nel recupero sostenibile delle risorse materiali ed energetiche contenute nelle acque reflue, trasformando così i depuratori in impianti di bio-raffinazione che convertono sostanze di scarto in prodotti utili, quali biogas e biometano, fertilizzanti (azoto, fosforo), sostanze organiche (cellulosa, poliidrossialcanoati usati nella produzione di bioplastiche). Di sicuro, il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, cioè il settore che in Italia utilizza attualmente il 51% delle risorse idriche prelevate, rappresenta una delle maggiori sfide. Per il Lazio si ritiene utile la possibilità di recuperare energia e materiali presenti nelle acque reflue urbane, quali nutrienti come il fosforo e prodotti chimici come biopolimeri o cellulosa, riutilizzabili nell’industria o nell’agricoltura e, quindi, sollecitare le Istituzioni di ricerca presenti sul territorio a dare una risposta in merito ed indicazioni operative laddove possibile.

Una proposta di irrigazione agro-alimentare su modello dell’esperienza di produttori di canapa indoor in America e Canada

I produttori di canapa indoor (americani e canadesi) sono stati i primi ad affrontare il problema della efficienza idrica considerando il caldo generato dalla crescente siccità globale. D’altronde è ben noto a tutti che la siccità ha ormai portato importanti restrizioni idriche in tutto l’Occidente, colpendo cittadini, amministrazioni, industrie e aziende agricole, tra cui i produttori di canapa. Per risolvere questa problematica non di poco conto, molti produttori di cannabis indoor stanno utilizzando tecnologie mirate all’efficientamento idrico al fine di conservare l’acqua necessaria alla stagione di crescita, evitando così inutili sprechi.
Al riguardo, esistono già delle best practices attuate nella coltivazione di prodotti orticoli in serra, che garantiscono che le acque sotterranee restino di qualità, potendo essere pulite e riciclate e riutilizzate, con il vantaggio di
– estendere le risorse idriche;
– ridurre gli effetti negativi sull’ambiente;
– catturare l’acqua piovana;
– ridurre la dipendenza dalle acque superficiali e sotterranee;
– mitigare i contaminanti nell’acqua prima dello scarico.

Tali pratiche, tra l’altro, sono risolutive rispetto anche al problema del divieto per le aziende di raccogliere le acque piovane, in vigore in alcuni stati americani. Qui, gioca un ruolo rilevante la sperimentazione da parte di taluni coltivatori di nuove forme di approvvigionamento idrico, passando dal concetto di ‘bacino di ritenzione’ a quello di ‘bacino di detenzione’.
Al riguardo, si riporta l’esempio di alcune aziende leader nel settore cannabico che hanno incominciato a pompare l’acqua dalla falda acquifera verso un proprio bacino ‘laghetto di detenzione’ per integrare la propria riserva idrica. Il laghetto di detenzione è diverso dallo stagno di ritenzione, perché quest’ultimo trattiene l’acqua solo per un breve periodo di tempo, al contrario il bacino di detenzione aiuta anche a ridurre il rischio di inondazione e previene il deflusso. Inoltre l’acqua viene deviata in una serie di camere di cemento, accuratamente sanificate, che aiutano a riciclare e riutilizzare la risorsa idrica. Questo innovativo sistema consente di ridurre del 30% il consumo idrico. Tra l’altro si ricorda che, ormai sul mercato esistono sistemi di riciclo del deflusso, che prevedono meccanismi di filtrazione dell’acqua e dei fertilizzanti che puliscono l’acqua e riducono gli agenti patogeni, permettendo di riutilizzare l’acqua, che altrimenti verrebbe sprecata e recuperando i fertilizzanti presenti, in modo tale da poter riutilizzare anch’essi.

Talune aziende (americane e canadesi) si sono spinte oltre, sperimentando una nuova tecnologia in grado di aumentare significativamente l’efficienza idrica dei propri impianti, creando circuiti chiusi in grado di catturare la condensa dai deumidificatori presenti nelle serre agricole.
La sommatoria delle due tecnologie, porta ad ottenere tra l’80% e il 90% di riutilizzo dell’acqua. È bene evidenziare che, quando le piante vengono irrigate, il sistema suindicato trattiene il 30% del deflusso che fuoriesce dalle piante, mentre le predette tecnologie consentirebbero di trattenere l’umidità che traspira da esse.
Le aziende agricole cannabiche si sono spinte fino ad utilizzare anche dei sensori in grado di comprendere quando le piantagioni hanno bisogno di acqua ed in che quantità. Ciò permetterebbe di utilizzare la stessa quantità di acqua che si utilizzerebbe normalmente, ma in un modo estremamente più efficiente, migliorando al contempo la produzione.
L’utilizzo della risorsa idrica da parte delle aziende cannabiche evidenzia l’assoluta attenzione al rispetto dell’ambiente e alla sua conservazione. Un valido esempio di irrigazione agro-alimentare che può essere prospettato e proposto nel territorio laziale con gli obiettivi di: efficientamento dei costi operativi e sostenibilità ambientale. Obiettivi tra l’altro affermati nelle linee guida dell’Authority ARERA nell’aggiornamento del tariffario MIT -3, la cui attuazione ricade nella responsabilità degli enti gestori della Regione.

 

 

 

FONTI
Acqualatina S.p.A., Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, 20 luglio 2021
Inea, rapporto sullo stato dell’irrigazione nel Lazio, a cura di Raffaella Zuccaro e Cristina Nencioni, Roma, Luglio 2007
Autorità di bacino Distrettuale dell’Appenninico Centrale, osservatorio permanente per gli utilizzi idrici, Roma 25 giugno 2021
Arpa Lazio, Gestione sostenibile delle risorse idriche, Giorgio Catenacci, Cristiana Barrella
https://www.arera.it/it/index.htm



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